“Gaetano, Favola anarchica” è il titolo del nuovo spettacolo in scena al Teatro Tram firmato da Riccardo Pisani.
Nello spettacolo assistiamo ad una fusione tra la storia storia, quella brutale e veritiera dell’assassinio di Umberto I per mano dell’anarchico Gaetano Bresci, e la fiaba di Gianni Rodari “A toccare il naso del re”.
Il rivoluzionario sarà interpretato da Nello Provenzano, il quale ci guiderà all’interno della “favola anarchica” di Gaetano attraverso un percorso lineare che va dalla sua infanzia fino all’animata partecipazione politica, portando avanti gli ideali in cui fermamente credeva. Gli elementi fiabeschi trovano loro collocazione nel “toccare il naso dei grandi prima, dei potenti poi”, che diventa il vero atto rivoluzionario attraverso il quale annullare ogni differenza di classe.
Gaetano è un rivoluzionario atipico che lotta con la tormentata necessità di conciliare politica e ideali personali; potremmo definirlo un moderno Icaro, consapevole e forte e in eterno dibattito con se’ stesso, alla ricerca di un’identità in bilico tra dogmatismo e amore per la vita.
Un’interpretazione che mette in luce questo forte dualismo, tra ideali politici osservati con gli occhi di un bambino (richiamo al favolistico di Rodari) che diventa un adulto non disincantato, che non esita a prendere una scelta per il suo futuro e quello delle generazioni future.
“L’ho fatto per te” è ciò che Bresci ripete ai popolani che lo disprezzano, gli sfuggono per il regicidio. Anche il giudice che conduce il processo dell’anarchico è interpretato da Provenzano, dimostrando la grande versatilità dell’attore, che coordina gesti e suoni per dar vita a questo giudice-maiale che soffoca nelle sue parole d’accusa e d’ignoranza.
Tra la scelta tra essere storia o essere polvere, spiega il regista Riccardo Pisani, Bresci sceglie senz’ombra di dubbio la prima: agisce facendosi carico delle sofferenze altrui e delle conseguenze del suo estremo gesto.
Tempo reale e favolistico sono scanditi dalle musiche di Lenny Pacelli che ci guida all’interno di una sospensione tra reale ed onirico, storico e immaginifico.
Un racconto politico che sembra sorvolare ogni tempo, date le sue forti correlazioni con l’attualità, ma che soprattutto funge da “inno” a tutti coloro che tramandano i valori di libertà e diritto, spesso sacrificandosi.
Sul palco, Gaetano si sacrifica per noi affinché possiamo avere il coraggio di riscattare la nostra libertà.
Il finale ci lascia sospesi in un dubbio bivalente: suicidio o omicidio? Morte o libertà? Una prigione che per gli operai dell’Italia del primo Novecento non è segnata da sbarre, ma dai turni in fabbrica massacranti, infanzia rubata e una sola alienante certezza: l’appartenenza ad un grande tessuto di filato, senza possibilità di andare via.
Gaetano è il nuovo Icaro, senza ali di cera, le sue sono fatte di idee, rivoluzione, sogni e valori, ed è certo che non si scioglieranno mai.