Da circa due anni, una nuova parola sta rivoluzionando il mondo dell’high-tech: si tratta del Metaverso. Attorno a questo concetto c’è ancora un’aura fantascientifica, che lo fa percepire come qualcosa di lontano e vagamente inutile per la vita di tutti i giorni. Non sarebbe la prima volta che si crea un hype (in inglese letteralmente “gonfiatura”) attorno ad un nuovo prodotto. È infatti capitato molte volte che gli esperti si aspettassero da alcune innovazioni tecnologiche un cambiamento repentino e piuttosto drastico della realtà che viviamo. Ad oggi il Metaverso è ancora distante da questo obiettivo, ma se ne sta facendo un nuovo uso piuttosto interessante: sta diventando sempre più popolare la formazione tramite realtà virtuale.
Qual è la differenza tra Metaverso e realtà virtuale?
La realtà virtuale (che sia essa mista o aumentata) è “la simulazione di una situazione reale con la quale il soggetto umano può interagire, a volte per mezzo di interfacce non convenzionali, estremamente sofisticate (guanti, caschi e visori)”. Il Metaverso, invece, è il contesto in cui l’utente, attraverso il proprio avatar, può avvalersi di un mix di possibilità tecnologiche che integrano le loro funzionalità, interagendo anche con altri utenti del mondo virtuale.
Le potenzialità didattiche: un uso sconfinato
Sul versante didattico, le potenzialità sono infinite. Nel corso dei due anni di pandemia, la scuola italiana, ancora fortemente incentrata sul rapporto docente-alunno, ha dovuto sviluppare nuove tecnologie. Oltre alla semplice DaD, cioè la trasposizione delle lezione su media digitali, si sta sempre di più diffondendo l’e-learning, ossia delle attività supportate da app e siti con cui interagire in modi diversi. Consegnare compiti, fare esercizi di ascolto o scrittura: sono queste alcune delle potenzialità. Il Metaverso sta lentamente entrando anche in quest’ambito, dato che il confine tra mondo virtuale e mondo fisico sta diventando sempre più labile anche a scuola. Non è difficile immaginare una scuola in cui visori e video renderanno più esperienziale l’apprendimento, modificando anche il rapporto tra gli alunni e creando un mondo in cui ci saranno a disposizione nuovi (e si spera più efficaci) strumenti didattici.
I poliziotti messicani, un caso di formazione virtuale sul lavoro
Ma la scuola non è l’unico ambito in cui la formazione tramite realtà virtuale sta venendo sfruttata dando buoni risultati. A Città del Messico, per esempio, i poliziotti sono addestrati a combattere il crimine della capitale tramite visori sofisticati al Virtual Reality Training Center, il più grande centro del genere dell’America Latina. Due sono i vantaggi che fanno preferire questo addestramento a quello sul campo. In primo luogo, i costi pro capite per l’addestramento si abbassano drasticamente, dato che il materiale risulta molto meno costoso delle prove sul campo.
Inoltre, si guadagna molto anche per quanto riguarda la sicurezza. Al riguardo l’istruttore Marco Antonio Garcia ha detto che si tratta di “un cambiamento radicale del modo in cui possiamo prepararci. In questo centro ora i poliziotti possono addestrarsi in un ambiente virtuale, totalmente immersivo. Gli stimoli portano all’alterazione del ritmo cardiaco e alla dilatazione delle pupille, ma in modo totalmente sicuro, al 100%”.
Tuttavia questi non rappresentano che i primi passi nella costruzione del Metaverso, le cui caratteristiche dipenderanno in larghissima parte anche dall’uso privato dei singoli utenti (così come è accaduto per Internet pochi decenni fa).