festival della cultura palestinese

Festival della cultura palestinese, l’evento culturale promosso dal Caffè Arabo

Sara Marseglia 03/06/2023
Updated 2023/06/03 at 3:44 PM
4 Minuti per la lettura

Nel mese di giugno il Caffè Arabo di piazza Bellini promuoverà per il primo anno un festival della cultura palestinese. Scrittori e scrittrici, teatranti e gastronomia saranno i protagonisti dell’evento. Ne abbiamo parlato con Omar, fondatore del caffè e del Ristorante Amir.

Parlami del ristorante Amir: da quanto tempo è aperto, come vi trovate, in cosa siete specializzati.

«Prima del Ristorante Amir esiste già il Caffè Arabo, dal 1991. Da 15 anni c’è il ristorante. Diciamo che sono due attività che non sono nate solo per poterci vivere, ma anche come centri culturali. Da più di trent’anni questi luoghi sono punti di riferimento per chi vuole conoscere la Palestina e il mondo arabo. Sono cresciute qui due generazioni di giovani napoletani.»

Perché siete a Napoli? Quanto è stata una scelta e quanto una casualità?

«Io sono a Napoli a studiare, oggi sono più di quarant’anni che sono qui. Nella Palestina occupata le occasioni di studio erano tanto rare quanto difficili. Quindi, su consiglio di un amico che studiava in Italia, sono arrivato anch’io. Bisognava presentare domanda al consolato e poi loro sceglievano in base a dove ci fosse la possibilità. A me è capitata Napoli. Non me ne rammarico, anzi. Come tutti i cittadini napoletani, ci sono delle fasi di odio e amore verso la città, con tutte le difficoltà che esistono. In questi anni ho costruito la mia vita, le mie amicizie, il mio lavoro. A differenza di altre città italiane, Napoli è molto accogliente per chi viene da fuori, probabilmente per cultura della città. È una città di porto in fondo. Il Mediterraneo, infatti, è un lago dove ci si è sempre scambiati merci, conoscenze, spezie.»

Il festival della cultura palestinese, Masarat Al-Fonun. sarà inaugurato con questa edizione: raccontami di come è nata l’idea e quali sono gli obiettivi che vi siete posti.

«Sono venti anni che ho deciso di puntare sulla cultura e sugli culturali, soprattutto per quanto riguarda la difficile situazione palestinese. Qui spesso anche i prodotti culturali vengono espropriati dagli occupanti. Quindi puntare sulla promozione culturale in questa situazione è molto importante, è un segno di resistenza a una macchina di guerra feroce. Quindi faccio divulgazione di libri, di film, di teatro: ho capito che queste cose rimangono nelle persone più di una conferenza storica. Quest’anno si è deciso di fare questa rassegna, strutturata nell’arco di una settimana, per permettere a chi vuole di andare a sentire e vedere. Ci sarà della musica, del teatro, della gastronomia: chiunque potrà trovare quello che cerca. È sicuramente molto dura in mancanza di fondi. Tuttavia questo non ci scoraggia: ci siamo auto-tassati nella comunità palestinese a Napoli e siamo decisi ad una buona riuscita.»

Qual è l’importanza della tradizione culinaria nel tentativo di trasmettere una cultura?

«È importantissima. Per qualunque persona che ha un minimo di apertura mentale, la gastronomia è un mezzo importante per capire la cultura degli altri. Da quello capisci la storia di quel paese, se è un paese contadino, se ci sono più verdure, più legumi. Sul Mediterraneo poi il discorso è ancora più interessante: mangiamo gli stessi ingredienti, cucinandoli in modo diverso.»

Tutte le informazioni per gli eventi del festival della cultura palestinese sono sulla pagina Instagram del Caffè Arabo.

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