Federico Flugi “Tueff”, il rapper della questione Meridionale

Redazione Informare 15/09/2017
Updated 2017/09/15 at 12:51 PM
6 Minuti per la lettura

Federico Flugi, in arte Tueff, uno dei rapper più talentuosi e originali della scena musicale napoletana di oggi, che traspone le sue idee in testi estremamente interessanti e innovativi per lo stile in cui si inquadrano. Un rapper che tratta la cosiddetta “questione meridionale” e che può vantare già numerose collaborazioni, nonché l’esser stato finalista al prestigioso Premio “Luigi Tenco” per la sezione “testi in dialetto”.

Tueff, per prima cosa puoi dirci perché hai scelto proprio il rap? Hai cominciato così o da un altro tipo di musica?
«Direi che il rap abbia scelto me. Ricordo quando, da bambino, guardavo film americani e vedevo i gruppi di ragazzi di colore che facevano il freestyle: ne ero affascinato. Non ho cominciato con altri tipi di musica, però ora strimpello la chitarra e prendo lezioni di piano, perché oltre a essere un rapper sono anche producer, ossia beat maker».

Parlaci del tuo album, “My Raplosophy”: perché questo titolo?
«Questo titolo fonde le parole ‘rap’ e ‘philosophy’. Quel ‘my’ non è casuale: è la mia filosofia di vita e di rap, se non l’avessi messo sarebbe stato presuntuoso come titolo. Si compone di 15 tracce, che hanno un filo conduttore: raccontare la strada, la vita reale. Facendo parte del progetto ‘Underground Science Naples’ col quale sono uscito con un altro disco, sentivo l’esigenza di fare un lavoro tutto mio».

Per quanto riguarda i testi quindi a cosa ti ispiri? E come mai tratti anche la ‘questione meridionale’?
«Racconto tutto quello che mi circonda. Trovo giusto raccontare la vera storia, come quest’Italia sia in realtà stata mal-unita, ricordare com’era Napoli durante il Regno delle due Sicilie, ma al contempo non vorrei che si ricadesse in discorsi nostalgici: è importante ricordare il passato, ma anche proiettarsi verso il futuro».

Invece del progetto cui hai accennato prima, ‘Underground Science Naples’, cosa ci dici?
«U.S.N. è un collettivo di persone, nato da me, da Sonakine e da Dope One. Poi si sono aggregati altri rapper napoletani. Parliamo della Napoli reale, ci consideriamo suoi osservatori e interpreti. Al concerto di Capodanno in Piazza del Plebisicito, sono salito sul palco con la maschera di Pulcinella per un brano: per Napoli è un simbolo e nessuno può permettersi di offenderla. Spesso noto una volontà offensiva verso Napoli. Io difenderò la mia terra e il mio popolo finché avrò voce».

Con quali artisti del panorama napoletano hai lavorato e qual è l’esperienza artistica che più ti è rimasta impressa?
«Non ce n’è una più significativa di un’altra. Ho condiviso il palco con James Senese; ho realizzato un brano con Enzo Gragnaniello e con Franco Del Prete, batterista degli Showmen: una grande soddisfazione per me. Loro sono il Neapolitan Power».

Continuando sul tema delle collaborazioni, ci puoi dire con quali altri artisti hai lavorato per il tuo album?
«Ho collaborato con l’ex Articolo 31 DJ Jad, sul pezzo “Fratelli d’Itaglia”, sulla questione meridionale. Poi con Valerio Jovine per “Comm’era” e poi con tanti altri tra cui Monica Sarnelli, Marco Zurzolo, Lino Pariota, Dope One, Ciccio Merolla».

Sappiamo che sei stato tra i finalisti del ‘Premio Tenco’ per la sezione ‘testi in dialetto’. Un’altra grande soddisfazione…
«Si. In finale con me c’erano anche Gragnaniello e Clementino. È stata una doppia soddisfazione perché io faccio parte di un’etichetta indipendente, che è “Suoni del Sud”, di Peppe Ponti. È gratificante quando 250 esperti dicono che il tuo disco è valido».

Cosa pensi invece del legame tra musica e napoletanità?
«Essere napoletani rappresenta una grande forza, un arricchimento sia a livello di sfumature linguistiche che di contenuti. Il nostro dialetto così musicale, con le sue tante parole tronche che finiscono in consonante, si avvicina non poco allo slang americano che ha dato i natali al rap».

Dei prossimi mesi e dei progetti futuri cosa ci dici?
«Il prossimo video che farò con Fred Castiglione, che cura i miei video, sarà quello con Monica Sarnelli per la canzone “Ce mette ammore”. Poi con Domenico Bore, altro video maker, girerò il nuovo video degli U.S.N. con Dope One e sarà “Scienz e cuscienz”, in italiano “Scienza e coscienza”. Inoltre sto preparando le musiche per un altro rapper».

Ultima curiosità: sappiamo che sul polpaccio hai tatuata la targa dell’auto di Giancarlo Siani. Cosa rappresenta per te?
«Per me dovremmo prendere esempio da ragazzi come Giancarlo Siani. Ho conosciuto suo fratello Paolo e per l’occasione ho riadattato un mio pezzo. In tal senso ho delle nuove ide. Il 2016 è iniziato bene, e spero che prosegua ancora meglio, magari ricevendo qualche attenzione in più da parte dell’amministrazione cittadina: un artista che con etichetta indipendente arriva alla finale del ‘Tenco’ non credo sia cosa da poco. Vorrei solo le giuste opportunità, che tutti dovremmo avere».

di Valeria Vitale
Foto di Gabriele Arenare

Tratto da Informare n° 154 Febbraio 2016

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