Da diverse settimane circola sui media e sui social la notizia che entro i prossimi anni – alcuni sostengono entro il 2028 – sarà necessario sostituire l’80% dei condizionatori attualmente installati in Italia nelle abitazioni, negli uffici e nei negozi. Questa notizia è stata diffusa in seguito a una comunicazione di Confindustria (anche se non ha fornito stime precise), ed è collegata alla discussione in corso a Bruxelles sulla riforma del regolamento sugli F-gas, i gas fluorurati.
Questi gas sono utilizzati nei sistemi di climatizzazione, ma non solo: la Commissione europea ha proposto di accelerarne la riduzione, già prevista nelle normative precedenti, poiché sono considerati tra le principali cause del riscaldamento globale. Oggi, per una buona parte dell’industria del settore, questa stretta potrebbe non solo comportare costi elevati per i consumatori, che si troverebbero a dover sostituire i loro impianti nei prossimi anni, ma potrebbe anche avere un impatto negativo sull’ambiente stesso.
Cosa sono gli F-gas?
Cominciamo con gli F-gas: da decenni gli scienziati hanno stabilito che questi gas rappresentano una seria minaccia per il pianeta. Il loro contributo all’effetto serra è considerato 24mila volte superiore alle emissioni di CO2, come riportato da Euractiv. Le prime leggi europee per ridurne l’uso risalgono agli anni 2000, e l’industria è da tempo consapevole che gli F-gas sarebbero stati progressivamente eliminati o ridotti al minimo. Non a caso, già da diversi anni sul mercato sono disponibili condizionatori che funzionano senza l’uso di questi gas.
Le ultime modifiche alle norme dell’UE sugli F-gas risalgono al 2014 e hanno consentito di ridurre le emissioni di questi gas del 37% in termini di tonnellate metriche e del 47% in termini di tonnellate di CO2 equivalente nei successivi cinque anni, secondo quanto dichiarato dalla stessa Commissione europea. Nel 2022, è stata presa la decisione di accelerare la riduzione: Bruxelles ha proposto che nel periodo 2024-2026 la quantità di gas fluorurati presenti sul mercato dell’UE dovrebbe essere pari al 23,5% del volume del 2015, per poi scendere drasticamente al 10% nel periodo 2027-2029. Al posto degli F-gas, la Commissione europea ha indicato una lista di alternative, tra cui i refrigeranti naturali.
Confindustria lancia l’allarme
Secondo Confindustria, questa stretta comporterebbe un significativo aggiornamento tecnologico per la maggior parte delle apparecchiature che utilizzano gli F-gas, con conseguente aumento dei costi di produzione (e dei prezzi per i consumatori) per prodotti come i condizionatori d’aria fissi per uso domestico e professionale, gli isolamenti termici e le apparecchiature di processo per il settore della ristorazione e dell’ospitalità. Confindustria sostiene che attualmente non non sono ancora disponibili tecnologie alternative accessibili in termini di costo, sicurezza ed efficienza energetica per tali prodotti. Inoltre, i divieti riguardanti i sistemi di climatizzazione per mezzi di trasporto e le unità refrigeranti per trasporti in temperatura controllata sarebbero insostenibili, in quanto richiederebbero modifiche ingegneristiche significative su tali veicoli.
Tuttavia, contrariamente a quanto riportato da alcuni media italiani, il nuovo regolamento non impone ai consumatori la sostituzione dei climatizzatori già in uso, i quali hanno un tempo di vita medio compreso tra 10 e 15 anni. La problematica potrebbe sorgere solo quando un condizionatore si guasta e richiede la rigassificazione dell’apparecchio. In tal caso, se si tratta di un vecchio modello che funziona solo con gli F-gas, sarà necessario sostituirlo. Sul mercato esistono già da tempo climatizzatori in cui è possibile sostituire i gas fluorurati con refrigeranti alternativi.
Il problema delle pompe di calore
È interessante notare che l’Epee, una potente lobby europea dei produttori di refrigeratori che comprende giganti extra-UE come Samsung, Daikin e Gree, adotta un tono meno allarmistico riguardo al futuro dei condizionatori. D’altra parte l’Epee solleva un’allerta in merito alle pompe di calore. Questi sistemi di riscaldamento sono considerati un’opportunità dalla stessa Commissione europea per ridurre le emissioni nell’edilizia, poiché funzionano principalmente con l’elettricità e non richiedono gas fossili. Bruxelles mira gradualmente a sostituire le caldaie attualmente in uso con questa tecnologia, con l’obiettivo di installare 10 milioni di pompe di calore nell’UE entro il 2027. Alcuni paesi europei, come la Germania, stanno già considerando il divieto di vendita delle caldaie a gas per favorire questa transizione.
Nelle sue ragioni, l’Epee spiega che la maggioranza delle pompe di calore attuali, in particolare quelle meno costose, sono progettate per utilizzare gli F-gas. Con l’introduzione di restrizioni più severe da parte della Commissione, esiste il rischio di compromettere il successo di mercato di questa tecnologia, ostacolando così la progressiva sostituzione delle caldaie a combustibili fossili.
In sostanza, secondo alcuni accelerare l’eliminazione degli F-gas al fine di ridurre l’effetto serra potrebbe portare a un aumento delle emissioni nocive e, di conseguenza, al riscaldamento globale. Questa tesi sembra aver trovato sostegno tra i governi dell’Unione Europea e nel Parlamento europeo, che hanno risposto alla proposta della Commissione proponendo una traiettoria meno rigorosa per gli F-gas e introducendo alcune esenzioni. Tali modifiche non hanno completamente soddisfatto l’Epee, che continua ad essere preoccupata per la situazione.
F-Gas e futuro dell’energia in Europa
Non tutti nel settore della refrigerazione, tuttavia, vedono la riforma del regolamento dell’UE in modo così negativo. Poiché gran parte degli F-gas e dei componenti che li contengono sono importati dall’estero, in particolare dalla Cina, dagli Stati Uniti e dal Giappone, le nuove norme potrebbero rappresentare un’opportunità per ridurre la dipendenza da questi mercati e favorire la produzione interna. L’eurodeputato olandese Bas Eickhout dei Verdi ha affermato che molte aziende europee sono già all’avanguardia in questo sviluppo e trarranno vantaggio da esso. Anche il centrodestra è d’accordo, con il parlamentare tedesco Peter Liese del PPE che cita aziende tedesche come Viessmann o Siemens Energy, le quali già offrono alternative prive di gas fluorurati per le pompe di calore.