C’è stato un momento storico del nostro territorio in cui si credeva fortemente che l’industrializzazione potesse rilanciarlo economicamente. Questo periodo coincideva esattamente con un boom di teorie architettoniche portatrici di una nuova linfa nel panorama novecentesco.
Così le fabbriche divennero stimolo per nuovi studi da parte degli architetti, che sempre più spesso venivano scelti per progettarle. Nell’Ager Campanus sono molteplici gli esempi di Architetture industriali con la A maiuscola: sicuramente tra le più brillanti troviamo proprio l’ExSIAG di Marcianise, ad opera dell’architetto milanese Angelo Mangiarotti – con la collaborazione dell’ing. Aldo Favini.
Siamo nel 1962, ed all’epoca le campagne erano fruttuose ma fetide, perché la coltivazione principale era la canapa, una pianta dalle mille proprietà: tra queste poteva essere impiegata nell’edilizia.

Infatti uno dei primi a farne questo uso fu proprio Mangiarotti, che vide nella canapa un materiale a chilometro zero da usare per la sua Architettura, una struttura prefabbricata modulare in cemento armato con tamponature a secco. Il canapulo, residuo della produzione agricola, fu così usato per la produzione in serie di pannelli truciolari: dalle loro dimensioni venne definita la modulazione della struttura in cemento.
Il sito era costituito da due padiglioni principali, uno per la produzione ed uno come magazzino ad unico piano, formati da un doppio modulo strutturale e prospicienti ad uno specchio d’acqua.
L’insediamento prevede anche la realizzazione di un gruppo di residenze, comprendenti l’alloggio per il custode, quelli per il personale, gli uffici e alcune aree a servizi.
Oggi, nonostante una recente bonifica, l’area appare come un sito di discarica, o comunque estremamente abbandonata. Molti dei pannelli originali sono stati sostituiti da lamiere, mentre la vegetazione che ha preso il sopravvento ha cancellato la sensazione di un’azienda felice “modello Olivetti”.
“Ricordo questa fabbrica fortemente violentata da rifiuti. Sembrava come se Marcianise fosse tornata indietro nel tempo, scovammo un habitat naturale di lagnetti con rane e girini, con quest’acqua limpidissima. Stiamo parlando di due anni fa, era una cosa bella: com’è possibile dopo tanta violenza trovarsi un habitat del genere? Vedi un po’ la natura cosa ti riserva.” (1)
Eh sì, la Natura, perché questa ci resta. La nostra salvezza, come specie e come abitanti. Per i nostri ripari abbiamo sempre imparato da Lei e se non vogliamo autoeliminarci dal processo di crescita di madre terra, dobbiamo ascoltarLa, proprio come ha fatto quell’architetto venuto da Milano, che del nostro territorio ha saputo sfruttare i suoi punti di forza.
(1) Estratto della Tesi di Laurea in Architettura di Francesco Cimmino “L’immagine pubblica della Conurbazione Casertana nella percezione dei suoi abitanti. Un’applicazione a partire dalle teorie di Kevin Lynch”, dall’intervista a Pierino G. di Marcianise.
di Francesco Cimmino
TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE N°197
SETTEMBRE 2019