Istituito nel 2012, il Premio “Giornalismo Giudiziario e di Inchiesta” è giunto alla sua quinta edizione. Nato con la volontà di attribuire riconoscimenti a quei giornalisti che rappresentano l’espressione del giornalismo Giudiziario ed Investigativo italiano ed Europeo, ha ritrovato nelle sale della Reggia di Caserta il palcoscenico ideale per l’edizione svoltasi nella serata di ieri.
I premiati e le sezioni
La squadra specializzata Backstair di Fanpage.it
Backstair è la squadra specializzata nel giornalismo di inchiesta di Fanpage.it, composta da Salvatore Garzillo e Luigi Scarano e coordinata da Sacha Biazzo. Un modello di lavoro che abbraccia gli ingredienti essenziali del giornalismo investigativo: l’immersione nella realtà, l’indagine sui meccanismi del potere, il lavoro di squadra e tutto il tempo necessario alla realizzazione di un’inchiesta.
Con la serie di video-inchieste “Lobby nera”, un lavoro di oltre due anni sotto copertura, Backstair si è infiltrato nella galassia neofascista milanese e ha raccontato i suoi rapporti con i partiti della destra istituzionale svelandone i metodi, i protagonisti, i linguaggi, gli obiettivi politici.
Una cronaca coraggiosa, uno spaccato culturale e politico del paese, una denuncia accurata e documentata che ha dato il via all’indagine della procura di Milano per riciclaggio e finanziamento illecito e fatto tremare i vertici della politica italiana. Con la sua squadra di giovani giornalisti, Backstair ha saputo coniugare sulla piattaforma web la novità del linguaggio, la qualità del prodotto, l’accuratezza del contenuto e il rigore dell’inchiesta, avvicinando un pubblico giovane e vasto alla complessità del giornalismo investigativo.
Il Premio europeo di giornalismo investigativo e giudiziario 2021 va a Sacha Biazzo, Salvatore Garzillo e Luigi Scarano, una squadra di professionisti che senza mediazione ha portato il pubblico nelle stanze del potere, accendendo la luce sui suoi lati più oscuri e denunciando un sistema che si è infiltrato nei partiti e nelle istituzioni.
Il premio a Backstair è il premio ad un giornalismo che non ha paura, che lavora in prima linea nell’interesse pubblico e alla ricerca della verità.
Stefania Maurizi, giornalista
Stefania Maurizi è giornalista d’inchiesta: dopo aver lavorato a lungo per La Repubblica e L’Espresso, attualmente scrive per Il Fatto Quotidiano. In collaborazione con un team di media internazionali, ho lavorato fin dal 2009 con Julian Assange e con la sua organizzazione, WikiLeaks, all’analisi e alla divulgazione di documenti coperti da segreto di Stato, militare, industriale e bancario. È infatti l’unica giornalista italiana a cui Assange ha consegnato tutti i documenti segreti di WikiLeaks.
Con il libro “Il potere segreto – Perché vogliono distruggere Julian Assange e WikiLeaks” ha ricostruito la storia “di un giornalista imprigionato e trattato con insostenibile crudeltà per aver rivelato crimini di guerra; della determinazione dei politici inglesi e americani di distruggerlo; e della quieta connivenza dei media in questa mostruosa ingiustizia”, come scrive Ken Loach nella prefazione.
L’European Award Investigative and Judicial Journalism 2021 le viene riconosciuto, oltre che per L’importanza e la serietà delle sue inchieste giornalistiche, per l’impegno in difesa di un giornalismo libero e indipendente.
Riconoscimento sezione: “Organi di Polizia Europei e salvaguardia del patrimonio culturale” (President of Prize 2021 special award adjudication)
Foggia, 18 GIU – Circa 782 reperti archeologici frutto di scavi clandestini in Puglia, esposti in importanti mostre anche a Parigi e Ginevra, sono stati recuperati dal Belgio e riportati in Italia. L’operazione è stata compiuta dai Carabinieri del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale, coordinati dalla Procura di Foggia e con il contributo di Eurojust. I reperti recuperati, risalenti a un periodo compreso tra il III e VI secolo avanti Cristo, erano in possesso di un collezionista belga.
Riconoscimento sezione: “Il coraggio di denunciare” – Salvatore Scarpa
Delegato dalla Prefettura di Caserta quale amministratore e gestore della Catena supermercati Jambo Uno Caserta – attività legata prima al clan camorristico di Michele Zagaria.
Riconoscimento sezione: “Stati impegnati per la tutela dell’Ecosistema e l’Ecosfera del pianeta terra” (President of Prize 2021 special award adjudication) – Giappone
Negli anni successivi all’incidente alla centrale, le aree dove è stato revocato l’ordine di evacuazione si stanno progressivamente allargando. Anche nelle aree originariamente designate come zone di difficile recupero subito dopo l’incidente, si osservano i primi segni di ricostruzione.
Gli sforzi delle persone delle aree colpite stanno iniziando a dare i loro frutti, poiché la quantità di esportazioni di prodotti agricoli di Fukushima nell’esercizio 2019 si è ripresa, raggiungendo livelli record e superando quella prima dell’incidente. D’altra parte, restano le conseguenze negative dei danni d’immagine che colpiscono soprattutto i settori dell’agricoltura, della selvicoltura, della pesca e del turismo.
Il governo del Giappone continuerà a farsi carico di dare priorità alla rivitalizzazione e alla ricostruzione dal disastro nucleare in modo costante e graduale. Al fine di ottenere sia la ricostruzione che lo smantellamento, la TEPCO ha compiuto continui sforzi di smantellamento sistematico per ridurre i rischi associati ai materiali radioattivi, per proteggere la gente del posto, i lavoratori e l’ambiente circostante.
Nel processo di disattivazione la TEPCO rispetta le leggi e i regolamenti correlati, la legge sulla regolamentazione dei reattori e adotta anche misure per ridurre i rischi associati al materiale radioattivo al minimo, in base al principio ALARA (principio del minimo rischio possibile) raccomandato dalla Commissione internazionale per la protezione radiologica (ICRP)”.
Riconoscimento speciale: “L’impegno per la pace, i diritti della persona e la cooperazione tra i popoli -territorio dell’Afghanistan – Aeroporto di Kabul Agosto 2021” (President of Prize 2021 special award adjudication) – Tuscania
Al 1º Reggimento Carabinieri paracadutisti “Tuscania” per la gestione delle criticità nelle operazioni di rientro dei connazionali ed altri, in territorio Afghanistan – Aeroporto di Kabul Agosto 2021. Afghanistan, i Carabinieri del “Tuscania” tra la folla dell’aeroporto di Kabul.
L’evacuazione della sede diplomatica, con i talebani già in città, è stata totalmente pianificata, organizzata e gestita dall’aliquota di Scorta del Contingente Carabinieri presso l’Ambasciata d’Italia a Kabul. I Carabinieri paracadutisti del Tuscanica, una volta giunti presso la safe zone dell’aeroporto, in linea con le disposizioni dì emergenza impartite dal Capo Missione, si sono recati presso i gate d’accesso dell’area aeroportuale dove folle enormi di persone si accalcavano per entrare.
I Carabinieri del “Tuscania” hanno messo in gioco tutta l’esperienza fatta sul campo e si sono letteralmente buttati in mezzo alla folla per recuperare e mettere in sicurezza i cittadini afghani che avevano collaborato con il personale diplomatico. Ma in particolare salvano Ghazal Yahya Zadeh, giovane giornalista che viveva a Herat, la città dove aveva sede il contingente italiano in Afghanistan. E salvano anche Arezoo Yahya Zadeh, sorella di Ghazal anch’ella giornalista.
Ghazal, assieme ad altre 5 colleghe, aveva fondato una associazione di croniste e attraverso gli schermi di una televisione nazionale afghana e i microfoni di una radio raccontava il suo Paese, difendeva i diritti delle donne, come pure Arezoo che dal piccolo schermo combatteva per le loro libertà.
Ma per salire su un C130 italiano doveva arrivare a Kabul. Così Ghazal e la sua famiglia è partita da Herat, vagando per giorni nell’aeroporto di Kabul cercando di farsi riconoscere dai carabinieri italiani. Nel frattempo però si sono moltiplicati i warning e la situazione allo scalo afghano è diventata sempre più difficile e pericolosa. Alla fine dall’Italia le hanno inviato un messaggio vocale su WhatsApp suggerendole di gridare Tuscania.
Ed è stato così che i Carabinieri paracadutisti del Tuscania, che in quei giorni hanno compiuto un lavoro encomiabile, uno sforzo sovraumano, una missione ai limiti dell’impossibile, la notano e la mettono in salvo assieme al resto della sua famiglia. Ma dietro il salvataggio della famiglia di Ghazal e Arezoo, si era mosso un altro contingente di collegamento dell’Esercito che invece da dietro le quinte faceva da collegamento con il Tuscania. Il personale dell’Esercito Italiano.
Riconoscimento speciale attestazione di riconoscimento
Tenente Rosa PASTORE, al Sergente Federica DIONISIO, al Caporal Maggiore Scelto Francesca POLLI. Ufficiali e sottufficiali dell’Esercito Italiano di collegamento per aver contribuito a trarre in salvo le sorelle giornaliste Ghazal e Arezoo che avevano conosciuto negli anni passati. E proprio per queste due giornaliste, in Italia si è messa in moto la macchina della solidarietà e i soldati che la conoscevano hanno fatto di tutto per riuscire a salvarle, infatti, alla fine, dall’Italia le hanno inviato un messaggio vocale su WhatsApp suggerendole di gridare Tuscania ma, quando è stato fatto, tutti gli afghani che erano attorno a loro hanno cominciato ad urlare quella parola vanificando il loro tentativo di essere individuate.
Poi ancora un altro tentativo e i militari con i quali aveva collaborato le hanno suggerito di scrivere quel cartello. E Ghazal con tra le mani un pezzo di cartone sul quale, con un pennarello blu, dove c’era scritto Tuscania. Ed è grazie a quella parola che pareva ormai la sua unica speranza di vita, riesce ad essere salvata dai carabinieri paracadutisti del Tuscania, che l’hanno notata e messa in salvo assieme alla sua famiglia. Ghazal, Arezoo e la sua famiglia ormai giunti in Italia anche se solo con i vestiti che avevano indosso, ma nelle tasche la speranza di un futuro migliore, dichiarando di volere esser ancora la voce delle giornaliste e delle donne del suo Paese e di far conoscere la sofferenza e i problemi che hanno vissuto.
Riconoscimento speciale al giornalismo Internazionale: “L’impegno per la pace, i diritti delle donne e della loro libertà – territorio dell’Afghanistan 2021” (President of Prize 2021 special award adjudication)
Ghazal Yahya Zadeh e Arezoo Yahya Zadeh, giovani giornaliste per la difesa dei diritti delle donne Afghane del loro paese.
Riconoscimento sezione: “Impegno sociale contro il Covid-19” – Alessio Lasta, videoreporter
Alessio Lasta è dal 2017 uno degli inviati di punta della trasmissione di La7 Piazzapulita. I suoi reportage dal cuore della pandemia, realizzati a cominciare dal marzo 2020, hanno dato voce a chi ha lottato in prima linea contro la forza devastante del virus. Nelle fasi più cruente dell’emergenza, ha portato telecamere e microfono all’interno dei reparti di terapia intensiva e di malattie infettive dei principali ospedali lombardi, nella regione maggiormente colpita dal Covid.
Il suo racconto ha saputo restituire con tatto e sensibilità l’impegno di medici e infermieri, costretti a fronteggiare un nemico sconosciuto e incontenibile. In una situazione senza precedenti, con le strutture sanitarie prossime al collasso e il numero delle vittime in crescita vertiginosa, i suoi servizi sono riusciti a registrare quanto accadeva sul fronte più avanzato: l’inesauribile attività degli operatori sanitari, lo stress che erano costretti a subire, e poi il dramma dei pazienti, allontanati dalle famiglie nel momento più difficile.
Questo premio va ad Alessio Lasta perché il suo lavoro è innanzitutto una testimonianza storica di ciò che è realmente successo oltre le porte dei reparti ospedalieri. Le sue interviste e i video diari raccolti in corsia hanno fornito all’opinione pubblica elementi di giudizio per comprendere la portata di un dramma che riguarda ancora oggi l’intera umanità. Ma soprattutto sono stati un momento di condivisione. Quel dolore, quella paura sono stati, grazie al suo lavoro, il dolore e la paura di tutti.
Gessica Costanzo, giornalista
Gessica Costanzo è una giovane giornalista bergamasca. Dirige il quotidiano online indipendente “Valseriananews”, che ha fondato nel 2013 con Diego Percassi, dopo aver collaborato con quotidiani e Tv locali. Sin dall’inizio della pandemia, che ha colpito principalmente la Lombardia a partire dai territori in cui Gessica vive e lavora, Costanzo ha avuto la tenacia e il merito di raccontare il dolore e il senso di abbandono della sua terra, la Val Seriana, assurta alle cronache internazionali grazie alle prime sconcertanti testimonianze raccolte proprio dal quotidiano online che dirige.
Con grande coraggio, Gessica Costanzo ha rotto il muro di omertà e ha portato l’attenzione nazionale e internazionale su una vicenda – la strage di Bergamo – che soprattutto nelle prime settimane di pandemia non trovava spazio nelle cronache della stampa mainstream. I suoi articoli, le informazioni da lei raccolte, le notizie pubblicate e le sue fonti sono state oggetto di attenzione anche da parte della Procura di Bergamo, che ad aprile 2020 l’ha convocata come testimone dopo aver aperto un’indagine sulla gestione in Lombardia della prima ondata Covid, con l’ipotesi di reato di epidemia colposa e falso.
Un’indagine imponente, che è arrivata a lambire anche organismi internazionali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità. A settembre 2020 Gessica ha pubblicato – in collaborazione con lo scrittore Davide Sapienza – il libro “La Valle nel virus” (Edizioni Underground), un memoriale fondamentale di dolorose testimonianze, una traccia scritta da tramandare ai posteri, per non dimenticare quello che è accaduto nella culla industriale della Lombardia, in una regione considerata la gemma della sanità italiana.
Questo premio va a Gessica Costanzo, simbolo di un giornalismo indipendente, scevro da orientamenti politici, che durante l’emergenza sanitaria ha fornito a decine di migliaia di lettori strumenti preziosi per decodificare il caos di una realtà in cui dominava quasi solo la versione ufficiale dei fatti, perché con le sue cronache ci ha aiutato a intravedere le crepe di quell’eccellenza lombarda messa duramente in discussione.
Riconoscimento speciale attestazione di riconoscimento
Associazione CIMO MEDICI – Sindacato dei Medici, rappresenta i medici, i veterinari e gli odontoiatri in servizio ed in quiescenza. Cimo Medici ha scritto un libro per mantenere viva la memoria di ciò che è accaduto negli ospedali italiani durante i primi mesi della pandemia da Covid -19. Ricordiamo inoltre la candidatura al premio Nobel per la Pace di medici e infermieri italiani per l’impegno profuso durante quest’anno di pandemia da Covid-19, per essere stati i primi in occidente ad affrontare la pandemia.
Nelle pagine del libro le testimonianze di chi ha lottato dal primo giorno e continua a lottare, affinché ogni storia possa avere un lieto fine. Purtroppo come sappiamo non sempre è stato possibile, ed è anche a coloro i quali hanno perso la vita, che è dedicata questa raccolta, affinché conoscano quanto impegno, dedizione, anima e cuore, ci siano dietro le tute, i caschi, le mascherine.
Il ricavato dalla vendita del libro verrà devoluto alla Fondazione Onaosi per opere di assistenza dedicate agli orfani di medici deceduti per Covid-19. Estratto della motivazione alla candidatura al premio Nobel per la Pace di medici e infermieri italiani per l’impegno profuso durante quest’anno di pandemia da Covid-19. Le 28 storie sono state scritte liberamente da altrettanti medici che si sono trovati da un giorno all’altro in prima linea contro la pandemia.
Si riferiscono prevalentemente all’impatto, allo spaesamento, alla fatica, alle paure, al dolore, all’impegno e alla determinazione professionale, ma anche all’estrema umanità con la quale hanno visto il mondo cambiare sotto i loro occhi e mascherine, cercando di salvare o salutare per l’ultima volta i pazienti, o ancora consolare parenti, amici, colleghi. Sono storie di emozioni vere e di riflessioni di esseri umani con elevata professionalità. Sono in definitiva storie di coraggio e impegno quotidiano di fronte ad un enorme tragedia comune.
Madrina dell’evento il Premio Nobel 2017 per la Pace Lisa Clark
A gennaio 2021 Lisa Clark, rappresentante italiana di Ican, la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, premio Nobel per la Pace 2017, ha candidato il “Corpo sanitario italiano” al premio Nobel per la pace. L’abnegazione del Corpo sanitario ci ha commosso per settimane. In quel periodo di pandemia il personale sanitario non ha più pensato se stesso ma a cosa poteva fare per gli altri con le proprie competenze.
La missione di Lisa Clark volge al riconoscimento mondiale i medici e il personale sanitario italiani che hanno affrontato l’emergenza della pandemia in condizioni spesso drammatiche e proibitive. L’italoamericana, Lisa Clark, rappresentante italiana di Ican, la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari – una coalizione che unisce 468 organizzazioni operanti in 101 nazioni per porre fine al proliferare delle testate atomiche – a cui è stato assegnato il premio Nobel per la Pace 2017.
Il Nobel all’Ican, «è un riconoscimento, e un rafforzamento dello spirito originario delle Nazioni Unite: i popoli che si uniscono per difendere i diritti umani e per costruire la pace nel mondo».