Il dibattito sul pericolo dell’utilizzo di armi nucleari durante la guerra russo-ucraina è sempre stato aperto, sin dall’inizio del conflitto.
Che ci sia idealmente la possibilità di far fuoco con la più potente arma di distruzione mai creata dall’uomo la dice lunga sulle impossibilità ontologica di raggiungere accordi diplomatici tra i capi di governo.
La guerra del nucleare è già in atto, almeno sul piano linguistico lo è sempre stata. Le minacce sull’utilizzo di questo funereo e distopico strumento di guerra non cesseranno mai di aleggiare, lugubri, lungo tutto il mondo.
Le ultime parole infelici provengono dal Ministro degli Esteri della Russia, Sergej Lavrov, il quale lancia un messaggio contro l’Occidente che sta cercando di isolare la sua patria, e contro gli Stati Uniti che supportano Kiev:
«Quando parliamo di sicurezza ambientale, ovviamente, non possiamo mettere a tacere l’intensificarsi delle discussioni sul possibile uso di armi nucleari, soprattutto a questo proposito (non possiamo) ignorare le azioni sconsiderate del regime di Kiev, che mirano a creare rischi di utilizzo di vari tipi di armi di distruzione di massa».
Successivamente Lavrov ha commentato la posizione della Russia rispetto alle volontà sul futuro delle relazioni internazionali. Ha affermato che nonostante il sopracitato «isolamento» provocato dai Paesi occidentali, che a suo dire vorrebbero spingere la Russia, la stragrande maggioranza degli Stati della regione è determinata a continuare una cooperazione costruttiva e diversificata con Mosca.
Lavrov traccia infine una panoramica di lungo termine, dicendo: «Oggi il centro della politica e dell’economia mondiali si sta spostando irreversibilmente dall’Euro-Atlantico all’Eurasia e alla regione Asia-Pacifico. Quindi va da sé che lo sviluppo delle relazioni con i Paesi di questa regione in una varietà di formati è tra le nostre priorità costanti in politica estera».