Operare dietro le quinte significa far parte di un squadra a cui tocca il lavoro “sporco”, per il quale le responsabilità sono tante e il mestiere è pure delicato. Il dott. Raffaele Canonico, con Alfonso De Nicola ed Enrico D’Andrea, fa parte dell’equipe medica che il Napoli può vantare e, in un’intervista rilasciataci in esclusiva, ci spiega i segreti di uno staff meticoloso capace di valorizzare i giovani “talenti” della medicina, ossia specialisti e specializzandi che si occupano del settore giovanile della squadra, di ottimizzare il proprio lavoro, di far uso di tecniche preventive e innovative importate dalla Francia negli anni 90’, di essere in sinergia con i fisioterapisti, di curari i minimi dettagli dell’alimentazione dei calciatori e di formare uno dei più invidiati staff medici d’Europa.
Lo scorso anno, di questi tempi, era in corso uno studio effettuato dalla UEFA che ha decretato il Napoli come la prima squadra europea ad avere meno infortuni da luglio a dicembre 2013. Questo risultato, all’ora come oggi, è frutto di un grande lavoro del vostro staff medico. Quali sono i segreti, i metodi di lavoro e organizzativi del suo team d’esperti?
Innanzitutto, l’organizzazione delle risorse umane e delle figure professionali. Il nostro staff è costituito da 3 medici: il responsabile sanitario Alfonso De Nicola, fisiatra e medico dello sport, io, medico dello sport, e Enrico D’Andrea, fisiatra ed esperto in tutte le tecniche di medicina manuale e di valutazione posturali. Mi occupo di tutte le cose inerenti alla valutazione funzionale dell’atleta: l’alimentazione e l’allenamento, oltre a quello che avviene nella quotidianità. Uno dei trucchi è che siamo sempre tutti e tre presenti sui campi e ciò ci permette di valutare gli atleti anche durante l’allenamento e soprattutto vivere la sala medica con i fisioterapisti. L’altro segreto è proprio la gestione dei fisioterapisti. Considerate che quando un giocatore accusa anche un minimo fastidio si reca dal fisioterapista, il quale, evitando così confusioni, fa subito riferimento a noi. A parte l’ottimizzazione delle risorse umane, c’è tutta l’ottimizzazione del lavoro: arriviamo in largo anticipo all’allenamento e siamo gli ultimi a lasciare il campo, siamo a disposizione H24 dei giocatori, poi mettiamo in atto tutta una serie di tecniche preventive sia da un punto di vista biomeccanico, sia da un punto di vista metabolico perché, giocando quasi sempre ogni 3 giorni, l’obiettivo principale è il recupero alla fatica, quindi evitare quelli che sono i problemi di sovraccarico. Alfonso De Nicola è stato uno dei primi ad aver portato nel mondo dello sport negli anni ’90 l’utilizzo delle tecniche posturali che nascono in Francia e applicarle agli atleti professionisti.
L’inizio della stagione del Napoli ha registrato una serie di prestazioni e risultati negativi, spesso attribuiti al faticoso ritorno dal Mondiale. Della rosa attuale, 9 azzurri sono andati in Brasile. Ha davvero influenzato il Mondiale sulla condizione e sui risultati iniziali della squadra? Se sì, in che modo?
Il problema è che non riesci mai a fare una preparazione con tutto il gruppo insieme e la fase preparatoria del campionato rappresenta il momento in cui tu vai a mettere benzina per tutta la stagione. Il discorso su quanto il Mondiale possa aver influito è di tipo aleatorio, perché non parti tutti insieme però in realtà quando i giocatori arrivano non cominciano completamente da zero, in quanto fanno un riposo attivo in vacanza.I fattori poi sono tanti e quello fisico non so quanto possa aver inciso, in quanto problematiche di natura fisica, soprattutto quelli sui tessuti molli e da sovraccarico o per carico accelerato di una preparazione, non ne abbiamo avute nonostante abbiamo dovuto fare la preparazione in momenti diversi a vari calciatori.
Le prestazioni di un atleta sono conseguenza della sua condizione psico-fisica. Ma quali sono i criteri per valutare la forma fisica di un calciatore?
Quando viene acquistato un calciatore, noi facciamo una fotografia a 360° dell’atleta andando a valutare ogni tipo d’aspetto come quello biomeccanico-posturale, quello metabolico, ematochimico, quello relativo alla parte antropometrica e tutto quello che è inerente all’anamnesi sportiva e clinica. Quando arriva un giocatore ci andiamo a studiare quante gare ha giocato in un anno, che tipo di infortuni ha avuto, perché li ha avuti e per quanto tempo è stato fermo. Abbiamo un nostro database dove sono registrati i nostri giocatori e attraverso questo possiamo risalire anche a quello che ha fatto durante l’anno: prestazioni fisioterapiche, integrazione, farmaci che ha assunto.
Il connubio medicina-alimentazione è fondamentale per un atleta. Che dieta di base seguono gli azzurri?
Questo tipo di connubio per un atleta entra a far parte del suo allenamento, soprattutto per noi che giochiamo sul recupero della fatica, dobbiamo andare a reintegrare quelle che sono le scorte della benzina che consumiamo di volta in volta tra allenamenti e trasferte. L’alimentazione ci aiuta in questo. Essa diventa parte dell’allenamento dell’atleta e questo è un buon gruppo che ci aiuta con la sua professionalità. I principi sono quelli della dieta mediterranea, modulati sulle caratteristiche fisiche di ogni soggetto. Abbiamo inoltre due atleti musulmani che determinati tipi di alimenti non possono mangiare per abitudini religiose loro. È importante che ogni particolare sia curato nei minimi dettagli.
Come ci si prepara a tavola il giorno della partita e quando la squadra deve giocare alle 12:30 o in notturna?
Con la partita a mezzogiorno facciamo una sorta di brunch che prevede anche un po’ di pasta in aggiunta a quelle che sono i cibi di una tradizionale colazione: fette biscottate, prosciutto, grana, miele e cereali. Per la partita in notturna, facciamo un classico pranzo e poi è prevista una merenda pre-gara arricchita con un po’ di pasta o riso oltre i classici cibi della merenda. Quello che è importante, gli atleti, subito dopo che si giochi la partita a qualunque orario, consumano nello spogliatoio, entro la mezz’ora successiva la fine della gara, una porzione di pasta corta con pomodoro ed un poco di parmigiano, perché è dimostrato scientificamente che entro quella finestra temporale si vanno a reintegrare le scorte degli zuccheri nel sangue.
Nella vostra esperienza sanitaria avete incontrato un giocatore che fisicamente possa esser considerato “unico”?
Sì, ci sono calciatori come Cavani che geneticamente hanno delle doti fisiche al di sopra della media, comunque curate nell’allenamento e nell’alimentazione. Lo stesso Edi, ogni anno che tornava e dovevamo fare i test di inizio stagione, voleva battere il record dell’anno precedente anche se era di ritorno da 22 ore di volo.
di Fabio Corsaro
corsarofabio@gmail.com