L’affare si è finalmente concluso: Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, ha acquistato Twitter per 44 miliardi di dollari. L’accordo, siglato soltanto il 29 Ottobre, mette finalmente il punto ad un lungo contenzioso fra il management di Twitter ed Elon Musk. La prima offerta sarebbe infatti stata recapitata già il 14 Aprile: divenuto da poco maggior azionista del marchio, l’imprenditore sudafricano naturalizzato americano avanzò un’offerta proprio da 44 miliardi salvo poi ritirarla a Luglio. Musk giustificò questo repentino cambio passo puntando il dito contro Twitter per una comunicazione poco trasparente circa la quantità di accoount falsi presenti sulla piattaforma. Il colosso della comunicazione ha subito dunque denunciato il CEO di Tesla ritenendo infondate queste accuse e nell’udienza del 17 Ottobre, il Tribunale ha posto un termine entro cui perfezionare l’acquisto prima di procedere con la causa. Ed ecco che arriviamo alla firma del 29 Ottobre.
L’accordo
L’accordo fra Elon Musk ed il management di Twitter porterà alla sospensione delle azioni della compagnia che non sarà più quotata in borsa ma diventerà una società privata. Il passo dell’imprenditore potrebbe essere stato allora forse troppo avventato dato che la piattaforma è sì un fenomeno culturale e sociale ma non ha mai creato grandissimi profitti. Dopo i grandissimi ricavi del biennio 2018/2019, già il 2020 ha segnalare una perdita pari ad oltre un miliardo di dollari ed una più leggera ma pur sempre significativa perdita di 222 milioni nel 2021. Inoltre la promessa di Musk di rivedere i criteri di controllo dei contenuti sta spaventando gli inserzionisti che stanno via via abbandonando Twitter che ora rischia di ritrovarsi debiti per miliardi di dollari. Ben il 90% dei ricavi di Twitter infatti proviene dalle pubblicità ed è per questo che il nuovo proprietario ha deciso di diversificare le fonti di guadagno abbassando questa influenza dal 90% al 45%. A questo proposito è quindi prevista l’introduzione di nuove forme di abbonamento e soprattutto una riorganizzazione delle spese d’azienda.
L’annuncio
Ed ecco allora arrivare l’annuncio del nuovo CEO di Twitter di introdurre un nuovo tipo di abbonamento alla piattaforma al prezzo di 8 dollari al mese. Questo abbonamento permetterà agli utenti di avere budge di utente verificato, la famosa spunta blu, oltre che una priorità nelle ricerche e nelle risposte alla quale si aggiunge la possibilità di inserire video e audio più lunghi. Inoltre l’intento di Elon Musk è quello di permettere ai clienti abbonati di poter leggere le notizie dei giornali che decideranno di collaborare con la piattaforma, aggirando il paywall. Una scelta che non ha entusiasmato il mercato e che ha mandato su tutte le furie Stephen King che si è sfogato con un post proprio su Twitter e che ha convinto Musk a scendere dagli iniziali 20$ richiesti, agli attuali 8$. Un’idea che non può di certo essere la soluzione dato che Twitter conta attualmente circa 300mila utenti hanno la “spunta blu” e se tutti questi fossero disposti a pagare 8$ per mantenere il loro status, la piattaforma incasserebbe circa 30 milioni di dollari all’anno. Una cifra significativa ma comunque quasi nulla davanti ai 5 miliardi di ricavi annui dell’azienda.
Ciò che più spaventa è il taglio dei costi d’impresa che il miliardario vuole applicare per supportare il proprio progetto. Già pochi giorni dopo l’annuncio dell’acquisizione, Musk ha deciso di licenziare importanti dirigenti di Twitter come Parag Agrawal, ex CEO della compagnia, e Vijaya Gadde, responsabile della security di Twitter, autrice fra l’altro della decisione di bannare Donald Trump dal social. Nella serata di venerdì 4 Novembre sono però arrivate migliaia di tweet che recitano: “Elon Musk just fired me” (Elon Musk mi ha appena licenziato). Nonostante la smentita nei giorni precedenti, l’imprenditore ha infatti deciso di licenziare metà del personale per rientrare della folle cifra di 44 miliardi spesi per l’acquisto del marchio. I dipendenti sono quindi stati licenziati con una semplice mail e senza alcun tipo di preavviso. Nella tarda serata di venerdì, 4 Novembre, lo stesso Elon Musk giustifica questi licenziamenti con il tweet: “Purtroppo non c’è altra scelta quando la compagnia perde 4 milioni di dollari al giorno”. Sono quindi stati mandati a casa 3.750 dipendenti ed è stata inoltre abolita qualsiasi forma di smart working, criticata da Musk già in tempi di pandemia.
Quella di comprare Twitter per Elon Musk è stata una scelta ideologica più che economica, l’imprenditore ha infatti sotto questo aspetto tutto da perdere. Ma l’eccentrico miliardario si è più negli ultimi tempi definito un “assolutista della libertà di parola” e contrario a qualsiasi forma di censura. Al momento dell’annuncio ufficiale dell’acquisto di Twitter ha affermato che “la libertà di parola è la base del funzionamento di una democrazia” e che la piattaforma “è la piazza digitale in cui si discutono questioni vitali per il futuro dell’umanità”. Nonostante in una lettera agli inserzionisti abbia precisato che questa libertà di parola non debba sfociare in una libertà all’odio e alla disinformazione, colossi come Pfizer, Audi e Wolkswagen hanno smesso di finanziare la piattaforma facendo registrare perdite per miliardi di dollari. Un’importante conseguenza di nuova gestione sarà il rientro su Twitter di Donald Trump in previsione delle presidenziali del 2024. Elon Musk ha infatti sempre espresso il proprio disappunto verso la decisione di Twitter di bandire l’ex presidente degli Stati Uniti in seguito ad alcuni tweet dove giustificava l’invasione di Capitol Hill del 6 Gennaio del 2021.
La nuova politica
Questo nuova politica di Twitter, potenzialmente senza reali regole, si rivelerà forse il più grande suicidio di Elon Musk. Dopo aver provato in ogni modo ad evitare di pagare per un’azienda una cifra spropositata di 44 miliardi, quando il reale valore si attestava invece ai 25 miliardi, l’imprenditore si ritroverà ora vittima della della sua nuova regolamentazione dei contenuti. Questa assoluta libertà di parola porterà infatti grandi disagi sia alla piattaforma, tantissimi utenti hanno infatti già abbandonato Twitter, sia agli affari dello stesso Elon Musk. Molto spesso infatti la regolamentazione dei contenuti avviene per volontà degli stessi governi che potranno ora fare pressione sull’imprenditore minacciando i mercati parallele di Musk come Tesla o SpaceX.