Quello che sta succedendo da un anno a questa parte a El Salvador rappresenta una pagina buia e straziante per i diritti umani. In soli tre giorni, nel marzo 2022, 92 persone hanno perso la vita per mano di membri delle gang ormai sempre più insidiate nel paese. La recente violenza registratasi nel paese, non fa altro che ricordare quanto sia lampante l’emergenza di combattere la criminalità. El Salvador ha fallito su tutti i fronti, dimostrando di essere incapace di gestire il rispetto ed il controllo dei diritti umani.
La risposta del presidente Nayib Bukele è stata ferma e decisa. Dopo la violenza dello scorso anno, a El Salvador è stata costruita la più grande prigione delle Americhe, capace di ospitare fino a quarantamila detenuti. La struttura, che prende il nome di Centro di Confinamento Antiterrorismo, è situata a Tecoluca. Sono sessantaquattro mila i membri delle gang catturati dalle forze speciali fino ad ora da quando è iniziata la guerra fra stato e gang l’anno scorso.
“La guerra contro le bande” di Bukele
Queste diffuse violazioni dei diritti umani sono state rese possibili dal rapido smantellamento delle istituzioni democratiche da parte del Presidente Bukele. Dopo l’insediamento nel 2019, non ha lasciato praticamente nessun ente governativo indipendente che possa fungere da controllo sul ramo esecutivo o assicurare il risarcimento delle vittime di abusi. L’assenza dell’indipendenza giudiziaria in El Salvador, significa che le vittime della violenza delle bande o delle violazioni dei diritti umani, da parte delle forze di sicurezza avranno poco, se non nessuno, accesso a soluzioni significative.
Il presidente Bukele ha cercato di giustificare le violazioni dei diritti umani come errori presumibilmente accettabili, commessi durante quella che il governo chiama una “guerra contro le bande.” Ha anche detto che il governo starà “a guardare i giudici che favoriscono i criminali“. Quest’ultimo sembra essere uno sforzo per intimidire giudici e pubblici ministeri dall’indagare sulle violazioni dei diritti umani o rilasciare le persone detenute.
El Salvador è davvero la capitale mondiale degli omicidi?
L’America latina è da sempre una regione in cui la rivendicazione dei territori e la criminalità organizzata sono problemi all’ordine del giorno. Tra i paesi in cui però la criminalità ha registrato un picco importante, c’è El Salvador. La guerra tra lo stato e le gang come la Mara Salvatrucha ed il Barrio 18, sono il motivo per cui il paese di Bukele viene definito come “capitale mondiale degli omicidi“. Dopo la violenza dello scorso anno, la corsa all’arresto dei “pandilleros” (membri delle gang) è stata immediata. La polazione carceraria equivale a centomila persona, ovvero il 2% delle popolazione del paese, rappresentando così la proporzione più alta al mondo.
Molti sono i video circolati in rete. Quest’ultimi mostrano file indiane di prigionieri, completamente spogli, lasciati in mutande e ricoperti di tatuaggi, tutti uguali tra loro. In tanti hanno avuto da ridire sulle condizioni carcerarie, in quanto il decreto emanato dal presidente per questa lotta, permette di poter effettuare non solo arresti di massa, ma anche di arrestare persone sospette senza necessità di alcun mandato. Ma allora qual è il giusto modo di combattere un tasso di criminalità così alto?
Il 26 marzo dello scorso anno sono state uccise sessantadue vittime in sole 24 ore da parte delle bande, una carneficina che non si vedeva da anni. Una risposta immediata e forte è sicuramente necessaria ed il contenimento di Bukele, per quanto ancora incompleto, ha avuto un forte impatto sulle gang. Allo stesso tempo però, chi ci perde di più, sono le vittime, gli innocenti, quella parte sana del paese che vorrebbe poter vivere in tranquillità. Chi li risarcisce i loro danni? Si potrà mai parlare di diritti umani a El Salvador con un’accezione positiva?