Alessandro Sallusti

L’editoriale farsa di Sallusti e questo M5S sempre più cieco

Antonio Casaccio 22/04/2018
Updated 2020/01/09 at 11:31 PM
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Alessandro Sallusti

“Di Maio e Fico napoletani, Salvini attento al Rolex”: questa una delle frasi comparse nell’editoriale di Sallusti. Intervengo perché molti mi stanno postando quest’articolo e rispondono all’editoriale in modi poco “eleganti”, cascando così nel tranello abilmente creato da costui. Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, da tempo ci ha abituato a tali editoriali, come al solito commissionati su richiesta del “padrone”. 

Non ci ha sorpreso nemmeno un poco Sallusti. Nel suo editoriale ha scritto che Salvini dovrebbe star attento al suo Rolex, in quanto sia Di Maio che Fico sono napoletani. Un editoriale che sicuramente vuol colpire il leader della Lega per riportarlo nel sicuro perimetro del centrodestra, e quindi accanto a Silvo Berlusconi, ma siamo sicuro che sia solo questo?

Sallusti non ci ha sorpreso per niente, perché sappiamo che dietro ciò si cela una vera e propria strategia. Il direttore de Il Giornale ha infatti, anche stavolta, deviato l’attenzione da notizia di profonda importanza come la storica sentenza sulla Trattativa tra Stato e Cosa Nostra nei primi anni ’90. Buttare tutto sulla farsa e sull’insulto.

IL MOVIMENTO BENDATO

Purtroppo ancora pochi hanno preso sul serio coscienza di ciò che è accaduto successivamente al voto. La verità lampante è che il Sud si è ribellato allo strapotere politico del Nord. Un settentrione che, mediante i suoi amministratori, ha pagato e collaborato con le mafie, creando così un divario inaccettabile per uno Stato. Le forti differenze sono ovviamente di sfondo sociale ed economico, come rivelano i maggiori studi ufficiali. Ciò è inaccettabile. Ancor più inaccettabile è la mossa lusinghiera del M5S nei confronti della Lega di Matteo Salvini. Ammesso che purtroppo queste sono le conseguenze di una legge elettorale balorda, Di Maio continua a non tener conto del proprio risultato elettorale. Al Sud i Pentastellati hanno fatto record di consensi, ed ora, per la formazione di un Governo, lusingano e vogliono allearsi con chi ha creato questa differenza abissale tra due pezzi d’Italia. Con coloro che hanno permesso lo sfascio economico del meridione, con coloro che hanno fruttato sulla nostra salute, con coloro che non hanno mai agito con manovre economiche in favore del Sud i dissesto.

Vale la pena ricordare che quando la Lega è stata al Governo accanto a Berlusconi, sedeva come Ministro dell’Economia un certo Giulio Tremonti, anche lui leghista nell’anima. Proprio quest’ultimo intraprese le peggiori azioni contro le imprese meridionali, ma pochi andranno a verificare gli archivi e i bilanci dell’epoca. Come le “grandi opere del Sud”, create affinché gli appalti fossero vinti unicamente da imprese del Nord, dato che quelle meridionali non avevano i requisiti per accedervi.

Lo scandalo e le tragedie provocate dalla crisi dei rifiuti in Campania, dell’inceneritore di Acerra e le ecoballe sui nostri territori hanno un nome: IMPREGILO, azienda del gruppo Fiat.

La Lega rappresenta il potere peggiore: gli affaristi, le banche e tutto ciò che è profitto fine a se stesso. Se tutto ciò è coerente con gli ideali del Movimento 5 Stelle e con i suoi punti programmatici, allora non ho compreso nulla.

A tal proposito voglio ricordare quando Vincenzo De Luca, durante un convegno riservato, disse una frase che seguentemente uscì allo scoperto: “(…) ma che me ne frega di Renzi, ci sta dando soldi che non abbiamo mai ricevuto, e ogni volta si deve scontrare con la Lega”. Chiedetevi cosa vuol dire. Ciò che risulta evidente è il disagio e il senso di rabbia di fronte ad un Governo che dovrebbe esser coerente ed investire in modo giusto per eliminare qualsiasi differenza strutturale e sociale. Ma bisogna anche essere onesti e dire che finché ci sarà la Lega questo non sarà possibile.

Andiamo oltre i giornalai e i venditori di fumo, diffidiamo da coloro che brillano per le dimensioni della loro lingua e non per quelle dell’encefalo.

di Antonio Casaccio

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