Ecosistemi Festival

Ecosistemi Festival: una connessione attraverso la musica elettronica

Giovanna Di Pietro 08/10/2022
Updated 2022/10/11 at 3:45 PM
6 Minuti per la lettura
Foto di Andrea Marchesano

Per il secondo anno di seguito, ha preso vita Ecosistemi – un festival dedicato alla musica elettronica nel cuore dei paesi vesuviani. Lo scorso anno Napoli si è consolidata in Italia il faro dell’hyperpop – un genere nuovo che mescola in modo innovativo il pop tradizionale all’elettronica e alla dance – grazie anche ai Thru Collected, il collettivo partenopeo che – anche grazie ad Ecosistemi – si è affermato a livello nazionale.

Gli artisti nostrani e internazionali sono stati raccolti per due giorni di musica e campeggio a San Giuseppe Vesuviano. Andrea Miranda, il responsabile di Vesuvio Eco Camping, spiega: «Trovandoci in un’area geografica particolare, dove di solito non accade niente del genere, il festival genera una forte curiosità. Ricordo ancora un articolo riguardo la prima edizione in cui si parlava di un uomo di mezza età avvicinarsi all’ingresso e chiedere cosa stesse succedendo, mi pare che la risposta fu: “È un festival di un genere nuovo!”. Stiamo innovando».

Lo spirito di Ecosistemi è teso alla creazione di uno comunitario, come raccontato da Aaron Rumore, che assieme a Paolo Dopo, è uno degli organizzatori del festival:

«La collaborazione con Vesuvio Eco Camping nasce innanzitutto da un rapporto solidale con i ragazzi che gestiscono la struttura, ma ancor prima, dall’idea di creare una sorta di “ecosistema” entro il quale queste connessioni potessero nascere ed essere fruite. In ultimo, la possibilità di unire artisti e pubblico orizzontalmente in uno stesso spazio dove generi, forme, individualità hanno potuto esprimersi liberamente».

Come descriveresti il progetto Ecosistemi?

Aaron: «Ecosistemi è stata una scommessa: porsi come hub di connessione tra esistenze online, virtuali, e la necessità di formalizzarle in qualcosa di concreto. La prima edizione ha permesso a tanti artisti di crescere, questi ultimi, presenti anche nella seconda edizione, insieme ad un pugno di altri che, nello spirito di ricerca che contraddistingue il festival, non avevano ancora avuto lo spazio necessario».

Andrea: «In un solo aggettivo direi: neonato. Non solo perché è solo la seconda edizione, ma anche come genere, location e community, fatta sia da chi lo frequenta sia dalle persone che con tenacia ed impegno fanno funzionare le cose».

Cos’è cambiato rispetto allo scorso anno?

Aaron: «La differenza fondamentale è consistita nell’allargare innanzitutto l’ampiezza dello spettro musicale, rendendolo un festival di elettronica post-genere a tutti gli effetti. La missione fondamentale era stringere connessioni reali con realtà estere a noi affini per spirito, approccio e identità».

Andrea: «C’è stato un passaggio Italia-Europa significativo che è di forte stimolo per la scena italiana. Sono nate nuove connessioni e vedrete che nei prossimi mesi nasceranno collaborazioni inaspettate».

Ecosistemi Festival, foto di Andrea Marchesano

Abbiamo sentito anche alcuni tra gli artisti che si sono esibiti, tra cui Ciro Vitiello, alter-ego di Giuseppe Federico Pastore, per capire com’è stato vissuto il festival dall’altro lato del palco. Vitiello è un artista napoletano di elettronica, influenzato dall’ambient/noise, che ha partecipato ad entrambe le edizioni di Ecosistemi.

Come hai preso parte ad Ecosistemi?

Ciro: «Grazie ad Aaron e il mio amico/collaboratore Talpah. Mi è stato chiesto di partecipare alla prima edizione, dandomi l’opportunità di esprimere il mio concetto di suono, poi sono stato confermato per la seconda. Sono molto felice di aver partecipato. Ammiro gli sforzi di chi ha dato vita al progetto, che tenta di ritornare all’essenza di festival musicale. L’intento degli organizzatori, Aaron e Paolo, è di mettere in contatto le persone, dando loro l’opportunità di esprimersi- in un periodo storico di incomunicabilità – attraverso l’estremizzazione di un suono e di un pensiero. È un tentativo di ridefinire “l’umano” a partire dal “non umano”».

Cosa vi aspettate dal prossimo anno?

Andrea: «Un altro passo avanti. Magari con l’aiuto di nuovi sponsor o partner istituzionali che possano rendere il festival più accessibile e di qualità maggiore».

Ciro: «Mi aspetto nuovi artisti, che venga migliorato ciò che c’è da migliorare nell’aspetto organizzativo e che continui non scendere ai compromessi del post-umano, di cui la nostra musica parla, in un modo o nell’altro».

L’allargamento del festival di quest’anno – con il conseguente aumento del biglietto di ingresso – ha rischiato di minare l’atmosfera creatasi durante la prima edizione, improntata su una piccola community di fan e artisti. Per la prossima edizione, Ecosistemi dovrà affrontare una sfida molto impegnativa: mantenere le alte aspettative e la coerenza del progetto, contenendo i costi per permettere a tutti e tutte di fruire di quest’esperienza.

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