Eccellenze castellane al Nord
Intervista al Primario ortopedico dell’Humanitas Gavazzeni Gennaro Fiorentino
L’importanza di seguire i propri sogni partendo dal basso. Gennaro Fiorentino, medico e primario del reparto di ortopedia dell’Humanitas Gavazzeni di Bergamo, è partito da un paese di provincia come Castel Volturno fino ad arrivare ai più alti livelli di ortopedia internazionale. L’abbiamo intervistato e ci ha raccontato come, con l’impegno, la costanza e la passione tutto sia possibile.
Partito da questo territorio e con la voglia di studiare medicina, oggi sei primario di un prestigioso ospedale polispecialistico: com’è stato il percorso?
«Non so come concentrare in breve questa domanda, ma ci provo. Mio padre era medico, venne a fare un sopralluogo a Castel Volturno e, innamorato di questa terra, decise di trasferirsi. Ho frequentato a Castel Volturno tutte le scuole fino al liceo, momento in cui mi trasferii a Napoli. All’età di 13 anni sono andato a vivere da solo per frequentare il liceo classico all’Istituto Denza, cercando di mantenere una media sempre alta, altrimenti mio padre mi avrebbe mandato in collegio, che a quei tempi era una cosa molto forte.
Dopo il diploma, mi iscrivo alla facoltà di Medicina e conosco un primario che è stato il mio primo e vero maestro di vita ovvero il primario dell’ospedale Loreto Mare di Napoli, Luciano Iannelli. Con lui è nato da subito un grande rapporto non solo professionale, ma anche di vita: ho iniziato ad operare insieme a lui già all’età di 19 anni ed è stato per me un grande momento formativo.
Un’altra grande opportunità della mia vita è stata quando ho seguito, da esterno, un corso all’Associazione AO International, la più importante associazione di Traumatologia al mondo. Col passare delle lezioni, ho avuto un incontro con il Prof. Thomas P. Rüedi durante il quale ho potuto spiegargli, grazie ad un modellino che avevo fatto costruire da un falegname di Castel Volturno, che avevo inventato un sistema per mettere i chiodi bloccati senza scopia. Da questi due fortunatissimi incontri ha inizio la mia carriera fino ad arrivare al colloquio all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo.
Dopo aver superato il primo, mi venne detto di farne un secondo nella sede di Rozzano. Alla fine di questo, mi dissero che mi avrebbero fatto sapere e, quando stavo per uscire dalla sede, uno dei medici mi rincorse per dirmi che ero stato assunto. Questa è stata una delle più grandi soddisfazioni della mia vita. Però, tutto è partito da un falegname di Castel Volturno».
L’Humanitas Gavazzeni è un centro d’eccellenza, con uno dei migliori reparti di ortopedia. Qual è stato il tuo apporto all’Humanitas?
«Parliamo di una struttura molto importante, nella quale hanno operato i migliori medici al mondo. In ortopedia abbiamo ricevuto degli ottimi risultati e siamo soprattutto un centro di riferimento per la chirurgia all’anca e per la traumatologia. Abbiamo pubblicato molte cose interessanti, tra cui anche la prima pubblicazione al mondo sulle fratture di femore covid. Siamo riconosciuti in Italia, ma bisogna volare basso e continuare a lavorare sodo sempre».
Quali tipi di operazioni svolgete particolarmente in reparto?
«La chirurgia dell’anca per via anteriore, la chirurgia clinica dell’anca che sono chirurgie “di nicchia” che facciamo ancora in pochi in Italia, però sicuramente c’è anche moltissima traumatologia di alto livello».
Per innovazioni tecnologiche sulle operazioni: ci sono investimenti da parte dell’Humanitas?
«Assolutamente sì ed è questo uno dei vantaggi delle strutture private. Con questo non s’intende che vengono fatti investimenti “a cuor leggero”, ma se un medico presenta un progetto per il quale serve un determinato macchinario e questo progetto è valido, l’acquisto viene fatto. Questo succede anche nel pubblico, ma è chiaramente più farraginoso e meno diretto».
Periodo covid: poco sport, tanta immobilità. Che ripercussioni ha questo sull’ortopedia? Ci sono dei dati?
«La ripercussione più allucinante che io ho visto, attribuita al periodo Covid, è una grandissima quantità di gente che affolla il pronto soccorso per le fratture. Tutti si sono riversati per strada con una smania di divertirsi e ha comportato un aumento dei traumi davvero esponenziale. Non solo, ma anche il riprendere a fare sport senza allenamento».
Che stile di vita motorio consiglieresti tu che sei un esperto dell’ortopedia e sai anche come funziona la macchina del corpo?
«Questo dipende da sport a sport: sta di fatto che l’attività fisica deve essere fatta con cognizione e con una certa preparazione atletica. Non preparazioni esagerate, ma neanche passaggi troppo repentini dalla vita “sedentaria” alla vita “sportiva”».
La passione per il tuo lavoro è molto grande, quali sono gli obiettivi futuri?
«Ambizioso lo ero molto, adesso non più perché sono soddisfatto di quello che faccio. Ho ancora molta passione per il mio lavoro e cerco di trasmetterla ai miei specializzandi e per me questa è la più grande soddisfazione: dare ai giovani ciò che io ho ricevuto».
di Luisa Del Prete
TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE
N° 220 – AGOSTO 2021