È morto Alain Touraine: ecco perché dobbiamo ricordarlo

Martina Amante 10/06/2023
Updated 2023/06/10 at 11:19 AM
4 Minuti per la lettura

È morto oggi Alain Touraine, uno degli ultimi sociologi contemporanei ancora fino a poco rimasti in vita. Una sociologia dinamica, ispirata all’analisi del cambiamento, ma anche una sociologia critica, sensibile al tema della dominazione, attenta alle varie risorse che i soggetti sociali possono mobilitare nei confronti di quelle forme di dominazione che subiscono inevitabilmente.

I movimenti sociali, nell’ottica dell’autore sono capaci di influenzare il cambiamento di una società, incidendo oltre che sulle pratiche politiche ed organizzative, anche su quelle sociali e culturali. In questo senso i movimenti sociali si pongono al centro di tutti quei conflitti che permettono alla società stessa di riflettere su sé stessa e, conseguentemente, di cambiare e trasformarsi nel tempo.

Il metodo d’indagine di Alain Touraine

Soffermandosi sull’analisi del movimento, Touraine avanza anche l’idea di una società caratterizzata da un controllo più capillare dell’informazione e della produzione culturale. Durante gli anni ’60 questo conflitto, prima accennato, si estende al di fuori dei confini del lavoro industriale e si estende progressivamente al campo della cultura, permeando di sé l’intera società. La società non è più guidata da valori e norme assimilati passivamente dagli individui, ma da orientamenti culturali che gli attori possono rifiutare e/o modificare.

Per studiare una società in continuo movimento, Touraine mette a punto uno specifico metodo d’indagine: l‘intervento sociologico. Quest’ultimo si pone come specifico strumento in grado di indagare – grazie alla posizione assunta dal ricercatore come mediatore tra gli stessi soggetti e i vari gruppi sociali, in cui grazie alla posizione assunta dal ricercatore come mediatore tra gli stessi soggetti e i vari gruppi sociali in cui questi sono inseriti – la realtà collettiva dei movimenti portando proprio gli attori sociali a riflettere sulla rappresentazione di sé stessi.

La crisi della modernità

La crisi della modernità comporta l’aprirsi di uno spazio inedito per l’attore sociale: da un lato egli è esposto a nuovi rischi a causa della discrasia tra lui e il sistema sociale, dall’altro ha nuove possibilità di libertà.

Purtuttavia, quello di Touraine è un soggetto che ha un forte bisogno di alterata, di quelle relazioni sociali dal forte retaggio comunitario che la società stenta ad offrire nel periodo tardo-moderno. Si passa, in questo contesto, da una società senza veri vincoli sociali a un attore senza società: un individuo che si trova davanti alla sfida di riuscire a vivere lontano da quei vincoli sociali che prima lo tenevano connesso alla società nel suo complesso, ripiegando unicamente le proprie forse nella vita privata col fine di cercare la propria unicità.

L’eredità morale di Touraine

L’autore dipinge una società frammentata, dominata dai mezzi di comunicazione di massa e dalle chiusure identitarie, nella quale l’individuo si sente sempre più estraneo se messo in relazione ai prodotti materiali e culturali tardo-moderni. In tal modo il senso di alienazione si radicalizza, accrescendo ulteriormente la dissociazione tra soggettività e oggettività. Solo la presenza del soggetto può contrapporsi a queste tendenze incoerenti; l’attore sociale, che deve riuscire a vivere nonostante tutto la propria vita e sentirsi autore autonomo della propria biografia, è l’unica speranza che resta a questa società informe.

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