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“È la seconda volta in 4 mesi che mi uccidono”: storia di una vita alla Mino Raiola

Gennaro Alvino 30/04/2022
Updated 2022/04/30 at 3:42 PM
8 Minuti per la lettura
Foto LaPresse - Marco Alpozzi 14 Dicembre 2020 Torino, Italia Sport Calcio Golden Boy 2020 - Premio calcistico come miglior Under 21 di Europa istituito da Tuttosport Nella foto: Mino Raiola Photo LaPresse - Marco Alpozzi December 14, 2020 Torino, Italy sport Soccer Golden Boy Awards 2020 - The Award as the best Under-21 in Europe by Tuttosport In the pic: Sandro Tonali

“È la seconda volta in 4 mesi che mi uccidono”: storia di una vita alla Mino Raiola

Come una freccia che veloce si conficca al centro del cuore, è circolata nella giornata di giovedì una notizia che ha scosso l’intero mondo del calcio: è morto Mino Raiola. Proprio nella mattinata di giovedì i principali tabloit sportivi hanno riportato la notizia della morte del procuratore, ricoverato in gravi condizioni al San Raffaele di Milano. Il re del mercato era già stato ricoverato lo scorso gennaio per una malattia polmonare, non legata al Covid, sulla quale anche allora sorse un vero e proprio giallo.

Nel primo pomeriggio è però arrivata l’incredibile smentita: Mino Raiola è ancora vivo! Sono infatti subito arrivate le smentite da parte dell’ospedale San Raffaele all’interno del quale il procuratore di calcio 54enne è attualmente ricoverato. Mino Raiola riversa tuttavia ancora in condizioni gravissime e non si hanno ancora informazioni chiare circa il suo ricovero. Subito sono arrivate le scuse da parte dei media che ne avevano prematuramente annunciato la morte.

“Sono indignato dalle telefonate di pseudo giornalisti che speculano sulla vita di un uomo che sta combattendo” ha commentato Alberto Zangrillo, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione del San Raffaele. A tranquillizzare l’ambiente ci ha pensato lo stesso agente che, infuriato per le fake news girate sul suo conto, ha scritto scritto su Twitter un post in perfetto “stile Raiola”.

“Stato di salute attuale per chi se lo chiede: incazzato perché è la seconda volta in 4 mesi che mi uccidono. Sembro anche in grado di resuscitare”. Nello stesso pomeriggio a far visita a Mino, ancora in gravi condizioni, arriva Zlatan Ibrahimovic. Lo svedese -che è probabilmente il suo assistito più iconico- non ha mai nascosto la profonda stima ed il grande affetto che prova per l’agente.

LA CONTROVERSA STORIA DEL PIÙ GRANDE PROCURATORE SPORTIVO

Mino Raiola, all’anagrafe Carmine Raiola, nasce a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno nel 1967. Tuttavia in giovane età si trasferisce con la famiglia ad Haarlem, nei Paesi Bassi, dove il papà avvia un’attività di ristorazione all’interno del quale il giovane Mino è impiegato come cameriere. Presto però il giovane campano inizia a ricoprire il ruolo di contabile all’interno del ristorante diventando, parallelamente, responsabile del settore giovanile dell’Haarlem dopo una brevissima carriera da calciatore primavera all’interno della squadra.

All’età di soli 20 anni diventa direttore sportivo dell’Haarlem e fonda una propria società di intermediazione, la Intermezzo, con la quale inizia a costruire la propria carriera lavorando a colpi come Bryan Roy dall’Ajax al Foggia. Negli anni successivi erige un vero e proprio impero facendo da tramite per il trasferimento in Italia di calciatori come Pavel Nedved, successivamente premiato con il massimo riconoscimento individuale del Pallone d’Oro.

Acquista molta risonanza mediatica grazie al suo ruolo all’interno del trasferimento di Zlatan Ibrahimovic dall’Inter al Barcellona. Successivamente il suo parco giocatori si allarga a dismisura iniziando a fare gli interessi di importanti calciatori come Mario Balotelli, Henrik Mkhitaryan, Paul Pogba, Giangluigi Donnarumma, Matthijs de Ligt ed Erling Haaland.

Una carriera che oggi lo riconosce nell’Olimpo dei procuratori mondiali, capace di trattare e mediare, riuscendo a trovare sempre per i suoi assistiti soluzioni molto vantaggiose economicamente. Un personaggio dal valore assoluto tant’è che la rivista Forbes nel 2020 lo ha indicato al quarto posto tra i principali procuratori mondiali con un fatturato di 84.7 milioni di dollari.

LA RIVOLUZIONE MESSA IN ATTO DA MINO RAIOLA​

La figura menageriale di Mino Raiola ha sicuramente rivoluzionato il ruolo dell’agente e, di conseguenza, il ruolo del calciatore. Se oggi i calciatori non ricoprono più solo il ruolo di tesserati di un club ma fungono da vere e proprie aziende, un po’ lo dobbiamo anche alla carriera di Mino. Abbandonate camicie e cravatte, appartenenti al vecchio regime, Mino Raiola entra nel mondo dello sport in bermuda e maglie comode.

È a suo agio non ha paura di sembrare “un ciccione con i modi da mafioso” come lo definirà Sir Alex Ferguson. È lui a muovere le principali pedine del calcio mondiale, la principale causa dei famosi “mal di pancia” di grandi calciatori e c’è sempre lui dietro la firma di tutti i più importanti contratti calcistici.

GLI SCREZI CON INSIGNE E L’ABBANDONO DEL 24 DEL NAPOLI

Ricordiamo il difficile temperamento del procuratore dopo gli screzi avuti con il capitano del Napoli, Lorenzo Insigne, che nel 2020 gli valse la rottura del rapporto con il calciatore. Tra le principali cause di questa scelta c’è sicuramente la causa intentata al giocatore da parte dei suoi precedenti agenti, della Doa Menagement, che accusarono il giocatore di aver anticipatamente interrotto il loro rapporto lavorativo.

Ancor più importante fu il malumore del giocatore che, dopo una stagione non esaltante con Ancelotti, chiese all’agente di trovargli una nuova sistemazione in qualche top club europeo. Mino Raiola non riuscì a piazzare in alcun modo il talento di Frattamaggiore, data soprattutto la volontà del patron De Laurentiis di non cederlo, e così i rapporti fra i due si sono inevitabilmente incrinati tanto da procedere con il divorzio.

C’È CHI DICE “NO” LA STORIA DI MINO RAIOLA CON MAREK HAMSIK

Da anni il procuratore italo-olandese giganteggia nel mercato calcistico spostando i suoi assistiti a proprio piacimento, spingendoli a rifiutare ricchi rinnovi alla ricerca di contratti milionari. È questa la triste storia che divide un calciatore dal proprio club di appartenenza. È questa la triste storia di Gianluigi Donnarumma: esule della sua storia, alla ricerca di fortuna lontano da casa. C’è però chi dice “no” al grande procuratore.

È questa la storia di Marek Hamsik che anni fa ha interrotto il suo rapporto con Mino Raiola per restare in maglia azzurra e vestire la fascia da capitano. Entrato nella scuderia di Raiola nel 2012, col sogno di ricalcare le orme dell’idolo Pavel Nedved, Marek Hamsik vede negli anni arrivare offerte faraoniche da parte di top club come Manchester United e Juventus che puntualmente però rispedisce al mittente.

Una scelta che ruppe, in maniera insanabile, il rapporto con il procuratore ma che elesse il calciatore a vera e propria bandiera e leggenda del Napoli.

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