Recensione senza spoiler!
“Don’t Worry Darling” ha scatenato negli ultimi mesi un vero e proprio tornado di parole. I gossip hanno catturato l’attenzione di fan e appassionati di cinema. Dalla presenza dell’icona pop Harry Styles di fianco a nomi come Florence Pugh, Chris Pine o Gemma Chan, al salario smisurato che si crede abbia ricevuto, per niente paragonabile a quello della Pugh, per finire con la “love story” tra Styles e la regista Olivia Wilde.
Insomma, questo film ha fatto parlare di sé in ogni modo possibile, riuscendo ad arrivare alla 79° Mostra del Cinema di Venezia con un hype alle stelle. Ma in fin dei conti, analizzandolo cinematograficamente, vale o non vale?
Le controversie intorno Don’t Worry Darling
Uscito nelle sale italiane il 22 settembre, “Don’t Worry Darling” si presenta come un thriller dalla durata di circa 2 ore. Annunciato nel 2019, quando la casa di distribuzione New Line Cinema si aggiudica i diritti, DWD non ha avuto un facile inizio. Shia LaBeouf (aka Jack Chambers prima che Harry Styles prendesse il suo posto) viene cacciato a causa del suo comportamento scorretto verso il resto del cast, nonché una certa “tensione” negativa fra lui e Florence Pugh. Styles lo sostituisce velocemente, e dal quel momento DWD diventa un caso mediatico. Dall’uscita del primo teaser, le sue fan iniziano a parlarne in modo ossessivo, soprattutto per la presenza di scene intime tra lui e la Pugh, la quale non sembra essere molto contenta della piega che la vicenda ha preso.
La trama in breve
La pellicola inizia con Alice e Jack che vivono una vita idilliaca, perfetta, nella città di Victory. Svolgono una vita semplice: Jack esce la mattina per lavoro e nel frattempo Alice si occupa della casa, fa shopping con le amiche, segue un corso di danza e la sera fa trovare la cena pronta a suo marito. Si amano, lo dimostrano, e ogni giorno è perfetto come il precedente. L’unica regola che le mogli devono seguire è non fare domande sul lavoro dei mariti e non avvicinarsi al luogo dove lavorano, il quartier generale di Victory, poiché potrebbe essere pericoloso. Strano? Poco fiducioso? Diciamo che non viene dato troppo peso alla questione, almeno fino a quando una di loro, Margaret, non inizia a credere che ci sia qualcosa di sbagliato in Victory. Agli occhi delle altre però, Margaret è completamente impazzita e viene così emarginata dal gruppo.
Alcune valutazioni
Abbiamo quindi capito che l’età media del pubblico che ha rivolto la propria attenzione verso “Don’t Worry Darling” oscilla tra i 18-25 anni. Si tratta di tutte (ma proprio tutte) fan di Harry Styles, e non è una sorpresa che i cine-spettatori più fini abbiano snobbato molto facilmente la pellicola. La presenza di un’icona pop così popolare nei giorni nostri, con una fan base molto attiva in Italia, ha ridotto l’esperienza cinematografica ad un raduno di ragazze urlanti, che ad ogni primo piano rivolto all’artista schiamazzavano freneticamente.
Attenzione: questo lo dico da fan. Ho speso tempo, soldi e forze per la mia fissa verso gli One Direction e Harry Styles, ma qui si sta parlando di un film, non di un concerto. Un film che è stato presentato alla Mostra di Venezia e la cui sceneggiatura è stata inserita nella Black List del 2019, tra le migliori sceneggiature non prodotte. Non dovrebbe quindi avere un po’ più di merito? Dovremmo scrivere una recensione basandoci sulla presenza di determinati attori?
La mia valutazione per questo film equivale ad un 8,5. Si tratta del perfetto thriller: inizia in una situazione apparentemente perfetta, ma poi qualcosa non quadra più. C’è un susseguirsi di sequenze veloci. I colori chiari e accesi, che si riferiscono a quel disegno perfetto di vita a cui tutti aspiriamo, vanno a scontrarsi fortemente con scatti scuri, quasi in bianco e nero. È la vita reale che sta cercando di emergere nuovamente. Sì certo, l’inizio è lento, ci mette un po’ per partire, ma infondo è il senso del thriller. Così come il fatto che la protagonista (Florence Pugh) sia l’unica a smuovere questo contesto perfetto: dopotutto è lei a notare che non tutto ciò che appare è come sembra.
Insomma, Don’t Worry Darling è bello, ma non grazie ad Harry Styles
Florence Pugh è il vero fulcro di questo film. La sua recitazione, magistrale, ha convinto a tal punto da farci entrare con lei nella città di Victory. Peccato che molto spesso le urla in sala ci riportavano troppo velocemente alla realtà. Insomma, se ci fossero stati meno primi piani di Styles (nessuno nega che sia affascinante) forse saremmo riusciti a restare più concentrati sulla trama. Alla fine, quando la pellicola è ormai giunta al termine, ci sentiamo esattamente come Alice: traditi, illusi e quasi rassegnati.