Due navi di soccorso in mare, la Mare*Go e la Sea Eye 4 sono state sottoposte a un fermo amministrativo di 20 giorni nei porti di Lampedusa e di Ortona.
Le motivazioni del sequestro delle imbarcazioni risalgono ad un mancato rispetto delle norme dettate dal decreto Piantedosi, da questo febbraio Legge n. 15/2023. Il fermo e le conseguenti sanzioni hanno colpito le due Ong dopo che queste hanno effettuato lo sbarco dei e delle migranti tratti/e in salvo nel Mediterraneo.
Mare*Go
Dopo aver soccorso 36 persone questo giovedì lungo la rotta tunisina, l’imbarcazione della flotta civile di salvataggio Mare*Go ha avvertito le autorità italiane ricevendo come porto di sbarco Trapani, a più di 30 ore di navigazione dalla zona del salvataggio. Dopo aver fatto richiesta di un POS più vicino per lo stato dei e delle migranti e per questioni strumentali della nave, la Mare*Go ha effettuato lo sbarco al porto più prossimo, quello di Lampedusa, dove la nave è stata trattenuta dopo lo sbarco e dove resterà per 20 giorni.
In un comunicato stampa, il capitano Raphael Reschke e i membri dell’equipaggio della nave dichiarano: «Vogliamo sottolineare che questa nuova legge è un altro strumento per lasciare annegare in mare altre persone in movimento e per impedire a chi è solidale di intervenire».
«Abbiamo informato le autorità competenti delle misure adottate prima di portare le persone in movimento a bordo di Mare Go. All’arrivo a Lampedusa, la Guardia di Finanza ci stava circondando e in porto ci aspettavano la Guardia Costiera, Frontex e varie forze di polizia italiane. Complessivamente il regime di frontiera dell’UE ha speso enormi somme di denaro per sequestrare una sola nave civile, a causa di 36 persone soccorse in movimento. Per noi l’eventuale sanzione sarà abbordabile, poiché ognuna delle vite umane salvate e ora in sicurezza non ha prezzo, quindi ci dispiace che la nostra nave sia bloccata per evitare la perdita di vite in mare, sapendo che potrebbero esserci altri casi di pericolo ogni giorno che siamo bloccati in porto».
Sea Eye 4
La Sea Eye 4 è stata invece sequestrata al porto di Ortona. L’Ong è stata accusata per aver effettuato due operazioni di soccorso di seguito. Dopo aver soccorso 17 persone in zona SAR libica, infatti, la nave ha prestato soccorso ad altre 32 persone in zona SAR maltese, invece di dirigersi tempestivamente al porto assegnato dalle autorità, quello di Ortona.
Il motivo dell’allontanamento dalla rotta diretta al POS assegnato è derivata da un’allarme di 400 persone in pericolo in acque maltesi, che hanno poi raggiunto autonomamente la zona di soccorso. Cambio di rotta sul quale la Ong ha avvistato la seconda imbarcazione in pericolo da cui sono state tratte in salvo 32 persone.
Gorden Isler, presidente della Sea Eye 4, dichiara: «La nuova strategia dell’Italia è perfida e trasparente. I lunghi viaggi verso porti assegnati e lontani comporteranno sempre che dovremo decidere durante il viaggio se rispondere a ulteriori chiamate di emergenza. Certo che lo facciamo e questo porta ad accuse di violazione della legge italiana. Anche se queste leggi hanno solo pochi mesi, crea l’impressione pubblica che il nostro comportamento sia illegale. È un altro riprovevole tentativo di criminalizzare il salvataggio in mare e per giustificare un’azione statale sempre più brutale».