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Dal Mann, il museo archeologico della legalità ad Aversa

Fernanda Esposito 03/02/2021
Updated 2021/02/03 at 6:43 PM
5 Minuti per la lettura

Sono di parte, ma questa intervista con Luisa Melillo mi ha entusiasmato.
Una donna straordinaria che con apparente semplicità ci ha raccontato fatti e descritto progetti molto importanti.
Un curriculum d’eccezione difficilmente eguagliabile: archeologa, storica, scrittrice, professoressa Universitaria, assessora alla cultura nella sua città, ex direttrice dell’ufficio restauri e responsabile dell’ufficio Relazioni Internazionali al MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) e tanto altro ancora.

Ha raggiunto traguardi incredibili e non ha nessuna intenzione di fermarsi, nonostante sia in pensione da due anni, continua a fare quello che sa fare meglio.
L’archeologia, il fascino del mestiere legato al mistero. Quando ha deciso di diventare archeologa?

«Sin da piccola quando in quarta elementare abbiamo studiato gli egizi, qualcosa è scattato, ed io ho la testa dura e l’ho realizzato».

Ha condotto numerosi lavori, cantieri di scavo su tutto il territorio casertano, di Napoli, di Salerno. A quale di essi è particolarmente affezionata e perché?

«Ecco i miei scavi a Santa Maria Capua Vetere, l’antica Capua. Hanno dato anche un contributo migliore alla conoscenza della città antica. Sono affezionata alle Matres Matutae, perché sono stata tra i primi, dopo i grandi studiosi del passato che se ne sono occupati, a studiarle, a guardarle con occhio contemporaneo. È mia la prima mostra antologica sulle Madri a Milano, insomma, sono molto affezionata alle Matres».

Pensa che sia stato più difficile fare questo mestiere essendo donna?

«Come donna non ho mai avuto problemi. Sui cantieri ho imparato tante regole non scritte, ma c’è da dire che non è sempre stato facile entrare in contatto con la realtà talvolta anche cruda del territorio, perché quella di Caserta è una provincia difficile sotto tutti i punti di vista. Io ho avuto l’unico cantiere in Italia, perseguitato dalla camorra che pretendeva il pizzo. Abbiamo lavorato per tre mesi con i poliziotti che presidiavano il cantiere di Aversa, dopo che ho denunciato la vicenda, per proteggere il personale già picchiato in precedenza».

Il suo periodo lavorativo più lungo è stato quello alle dipendenze del MANN, cosa ha significato per lei?

«Ho avuto il privilegio di lavorare nel più importante museo archeologico dell’età classica al mondo, dove tutti gli archeologi volevano essere. Un momento di crescita importantissimo perché avevo accesso a questo patrimonio immenso. Non capita tutti i giorni di lavorare sulle eccellenze. Ho svolto un’attività scientifica molto intensa ed ho girato il mondo grazie al mio lavoro, confrontandomi per esempio, con colleghi poi diventati amici, del Paul Getty Museum di Los Angeles».

Quali sono i prossimi progetti legati al MANN?

«Lavorare negli ultimi otto anni con un vulcano come Paolo Giulierini, il Direttore del Mann, è stato molto intenso, il Museo è decollato ed essere protagonisti delle iniziative che il museo produce è molto gratificante. Abbiamo in mente di creare il MUSEO ARCHEOLOGICO della LEGALITÀ ad Aversa e sarà il primo del genere in Italia».

Di cosa si tratta?

«Mi sono ricordata, una volta diventata assessora, che nei depositi del Museo ci sono tantissimi oggetti che vengono da sequestri di materiale archeologi ai “tombaroli” o collezionisti che detenevano illegalmente questi materiali. Quelli del territorio negli anni, sono confluiti al Museo nazionale. Così mi è venuta l’idea di creare un museo per mostrare al pubblico ciò che illegalmente i clandestini avevano sottratto alla comunità».
Ci parli della sua collaborazione al grande mosaico di Alessandro.
«Mi occupo di questo mosaico da molto tempo ed è per questo che mi hanno voluta nel team degli esperti per seguire i lavori. È un grande onore per me collaborare allo straordinario progetto di restauro del Mosaico di Alessandro. Grazie a Paolo Giulierini e ad Antonio De Simone, responsabile scientifico del progetto».

Da archeologa e ricercatrice alla politica…. Da quasi due anni è assessora alla cultura del comune di Aversa, cosa l’ha spinta a questa scelta?

«Non sono un politico ma la scelta è stata tecnica ed io, seppur restia, sostenuta da mio marito ho deciso di dare il mio contributo alla città. La situazione non è facile, il covid ha bloccato o rallentato le iniziative pianificate. Aversa è una città colta ed interessata alla cultura, però resta provinciale, non si riesce a fare quel salto di qualità che consentirebbe di far conoscere Aversa fuori dai confini dell’antica contea normanna».

di Fernanda Esposito

TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE N°214
FEBBRAIO 2021

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