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Cristina Chirichella: il capitano delle ragazze terribili

Mara Parretta 30/11/2018
Updated 2018/12/18 at 7:52 PM
6 Minuti per la lettura

Esiste uno sport in Italia che ha il potere di far sentire gli italiani uniti, integrati, ben rappresentati e orgogliosi. Uno sport pulito, dove il valore del sacrificio, del sudore e del gruppo  vengono prima di ogni cosa. Uno sport che è tornato a risplendere grazie al fantastico Mondiale giocato dalla nazionale femminile dal 29 settembre al 20 ottobre in Giappone. Le azzurre, che hanno vinto la medaglia d’argento, sono riuscite a coinvolgere una nazione intera e sono diventate il simbolo di un’Italia e di uno sport sano, estraneo al business e alle contaminazioni effimere.

informareonline-cristina-chirichellaInformare ha intervistato Cristina Chirichella, la capitana di questo gruppo speciale, ribattezzato come quello delle “ragazze terribili”. Cristina è nata a Napoli ma a soli 14 anni ha lasciato casa per andare a giocare a Milano, nel Club Italia. Ha esordito nella stagione 2012-2013 a Pesaro in A1. Attualmente gioca a Novara.

Perché sei andata via così presto? Com’è vivere la pallavolo a Napoli e al Sud?

Per inseguire una carriera pallavolistica devi per forza andare via di casa. Attualmente la pallavolo al Sud non è molto sviluppata, soprattutto ai livelli di Serie A.  Basti pensare che il campionato termina a Firenze. Questo è dovuto a una mancanza di strutture e di disponibilità economica.

Cosa consigli ai giovani che come te devono fare sacrifici per inseguire una carriera sportiva?

Sono scelte che si fanno a un’età molto giovane quindi si ha sempre la possibilità di tornare indietro. Possono far male, destabilizzare, però a lungo termine arricchiscono tantissimo. Quando sono andata via di casa stavo ancora al liceo e unire l’allenamento quotidiano allo studio richiedeva tanto sacrificio e sforzo non solo fisico ma anche mentale. Bisogna volerlo veramente perché le difficoltà sono tantissime e a vacillare ci vuole poco.

La pallavolo femminile sta avendo grande risonanza a livello nazionale. Perché secondo te?

I tempi sono cambiati e i ragazzi si stanno avvicinando a questo sport perché lo vedono come uno sport pulito, che non ha tutti quei lati negativi che si possono trovare facilmente, per esempio nel calcio. Poi c’è stato un cambio generazionale, un inserimento di giovani che fanno divertire, si divertono e sono più esuberanti. I ragazzi si rispecchiano di più in questo e le persone si ritrovano nello stato d’animo con cui noi giochiamo.

Vi aspettavate di raggiungere risultati simili al Mondiale?

Sinceramente no, fino a quando non lo vivi non puoi rendertene conto. Quando stavamo in Giappone non ci siamo nemmeno accorte del calore nei nostri confronti. E’ stata una grande soddisfazione sapere che anche se noi stavamo dall’altra parte del mondo ci hanno seguito così tanti italiani, perché la pallavolo è uno sport che merita e che ha un ampio margine di sviluppo.

Il ricordo più bello del Mondiale? Avete anche qualche rammarico?

La vittoria della semifinale è stato il momento più bello perché siamo andati al mondiale sperando di arrivarci. Il più grande rammarico è la finale stessa. Abbiamo perso ma lottato fino alla fine e questo fa più male di una sconfitta netta. Però siamo state alla pari della Serbia, la squadra migliore del mondo.

Mattarella vorrebbe che l’Italia fosse come voi. Da capitano della Nazionale cosa rispondi?

Per me è un onore poter rappresentare un gruppo così speciale. Mi sento fortunata perché non capita a tutti di essere capitano di una squadra che vince l’argento ai Mondiali. Sono contentissima che le altre ragazze mi hanno voluto come capitano, perché anche questa cosa non è scontata.

Siete un gruppo giovanissimo, cosa auguri per il futuro a te stessa e alla nazionale?

Per la nazionale mi auguro di continuare su questo percorso. Abbiamo tanto potenziale e possiamo portare a casa risultati importanti. A livello personale voglio migliorare sia come giocatrice che come capitano e pian piano aggiungere l’esperienza per dare sempre di più.

La determinazione che trapela da queste parole mette i brividi. Per come ci avete rappresentato, per aver risposto a chi criticava il colore della pelle, dimostrando che conta quello della maglia, per il modo in cui fate gruppo, per puntare sempre a migliorarvi, per i messaggi e i valori che avete tramesso in ogni partita all’Italia e al resto del mondo come Italia, grazie Cristina e grazie ragazze terribili. E’ proprio vero, l’Italia in generale dovrebbe essere come voi.

di Mara Parretta

Foto Credit Nori Kamiyama – GetSportMedia

Tratto da Informare n° 188 Dicembre 2018

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