La notizia del bambino autistico al quale è stata negata la prima comunione a Salvi, provincia di Teramo, ha avuto molti riflettori accesi in questi ultimi giorni. Ancora una volta, ci dispiace raccontarvi un episodio di emarginazione, negazione, mancata accoglienza. Di certo, la disabilità non può essere un motivo per negare il sacramento della Eucaristia e tanto meno si può negare ad un bambino con esigenze diverse una giornata di festa insieme ai suoi amici. Un ricordo inseparabile nella vita di ognuno di noi, tutto racchiuso in quell’album fotografico zeppo di momenti importanti di quella giornata. L’ingresso in chiesa con il saio, la foto con il cero in mano, il momento in cui il sacerdote ci dà la nostra prima eucarestia e la classica foto di gruppo con tutti i bambini che quel giorno hanno ricevuto il sacramento. Peccato che per Cristian, quest’ultima foto non sarà mai parte del suo album dei ricordi della prima comunione.
Il no alla comunione insieme agli altri
Domenica scorsa, al Santissimo Salvatore, c’era una chiesa addobbata solo per un ragazzino. Lui ha 10 anni, si chiama Cristian ed ha un disturbo dello spettro dell’autismo. Più o meno a quell’ora, a cinque chilometri di distanza, in un’altra parrocchia, la chiesa dell’Assunta, ci sono altri quaranta bambini pronti a ricevere la prima comunione. Lì, con loro, ci sarebbe dovuto essere anche Cristian, che invece ha preso l’Eucarestia tutto solo nell’altra chiesa. “Il prete, don Antonio, non l’ha voluto perché con i suoi comportamenti avrebbe dato fastidio agli altri. Avrebbe rovinato la cerimonia. Voleva che facesse la comunione nella sagrestia in un giorno che non fosse la domenica. Mi sono opposto. E sono andato nell’altra parrocchia” ha spiegato il papà di Cristian.
La decisione è stata presa durante le prove in chiesa
A far prendere questa decisione a Padre Antonio Iosue sarebbe stata la caduta di un cero in cui è inciampato il bambino venerdì pomeriggio durante le prove. Lo stesso parroco che, nonostante le preghiere dei genitori, ha rifiutato l’insegnante di sostegno per il catechismo del bambino. «Cristian deambula male, porta dei tutori e non metto in dubbio che possa aver fatto cadere il cero — continua il padre di Cristian —. Ma don Antonio è convinto che l’abbia fatto con cattiveria. Tutti i compagni gli vogliono bene, lo proteggono».
Padre Antonio Iosue difende la sua scelta
Padre Antonio Iosue ha motivato la sua scelta con queste parole: “Dopo aver constatato la vivacità e l’insofferenza del ragazzo che ha buttato a terra candele dall’altare e non si riusciva a fermare, ho riferito ai genitori che era possibile far ricevere la comunione separatamente dopo la celebrazione delle 11, ma hanno rifiutato. Bisogna poi sempre considerare l’espressione da parte del giovane alla minima volontà e coscienza ad assumere l’eucarestia. Non posso mettere a rischio tutta la celebrazione delle comunioni che interessano gli altri 40 ragazzi”.
Cristian ha ricevuto l’eucarestia nella chiesa del Santissimo Salvatore
I genitori di Cristian hanno così chiamato il parroco della chiesa del Santissimo Salvatore, Gaston Muñoz Meritello, un prete argentino. Gli hanno spiegato cosa era successo. Don Muñoz ha capito e in poco tempo ha organizzato la cerimonia. Cristian è entrato in chiesa alle undici e trenta. Vestito di bianco. Il parroco s’è commosso. Tra i banchi c’era molta gente. Le maestre di sostegno, altre famiglie, i genitori di altri bambini. Il coro al gran completo. Durante l’omelia il parroco s’è rivolto ai genitori di Cristian, Monia e Daniele: “Avete tante difficoltà, ma con tutti questi abbracci che vi dà vi fa vedere il cielo”. Padre Muñoz è rammaricato. Certe cose, dice, si dovrebbero risolvere venendosi incontro. Conosce bene don Antonio. “Un prete di grande sensibilità. Ma a volte si sbaglia. È umano”.