È una fase di stallo, questa, per l’Italia. Un paese che, nel giro di due settimane, è diventato il secondo al mondo per numero di morti e contagi affetti da Covid-19.
La preoccupazione per un’ulteriore impennata del numero di persone infette ha portato il premier Giuseppe Conte a comunicare, nella conferenza stampa tenutasi lunedì sera a Palazzo Chigi, la chiusura di tutte le scuole di ogni grado e di tutte le Università in Italia fino al 3 Aprile. Insomma, luoghi in cui centinaia di studenti trascorrono insieme una parte della giornata, seguendo lezioni in aula, e che potrebbero, dunque, essere posti ad alto rischio di contagio.
Il web 2.0 e i social network sono continuamente criticati da alcuni studiosi per la facilità di poter annegare in un mare di fake news, che non fanno altro che provocare allarmismo e Stati nervosi, dove tutto si gioca sulle sensazioni e sulle emozioni suscitate da video, foto e considerazioni che si leggono in rete. Ma è proprio in una situazione di emergenza, quella che stiamo vivendo oggi, che forse si vedrà la grande importanza che riveste il web.
Il Ministero dell’Istruzione, infatti, ha deciso di adottare una task force nelle regioni per non sospendere le attività didattiche, che darà la possibilità agli studenti di poter seguire le lezioni direttamente dalla scrivania della loro stanza, semmai la situazione non dovesse migliorare. Si tratta di una modalità non del tutto nuova, visto che già esistono da tempo alcune università con corsi interamente online, che però non prevedono lezioni streaming. Questa nuova metodologia non prevede lavagne e libri di testo, ma supporti elettronici, come uno smartphone o un computer, grazie ai quali è possibile entrare in una vera e propria aula virtuale e interagire con compagni e professori.
Si dà il via, così, ad un nuovo metodo e-learning, un nuovo habitat di formazione culturale impensabile venti anni fa. In Italia, diverse scuole si sono già mobilitate per far partire questa nuova modalità di apprendimento e, attraverso collegamenti video sul web, i docenti stanno organizzando lezioni digitali per portare avanti i programmi, con l’obiettivo di non lasciare nessuno indietro e far sentire gli alunni totalmente partecipi. Un piano che, molto probabilmente, riguarderà tutte le scuole e tutte le università, data la complessità e l’emergenza sanitaria attuale.
A Firenze, l’Istituto Europeo di Design, che ha ben 7 sedi in tutta Italia, ha deciso di iniziare, nella giornata di lunedì, questo nuovo percorso di Smart School, scuola intelligente. “Il nostro obiettivo non è trasformare l’istituto in un luogo dove si azzerano le relazioni e le esperienze, ma garantire la continuità dei corsi e non far affievolire il senso e la presenza della scuola come community” sostiene Riccardo Balbo, direttore accademico dell’istituto, dimostrando come la didattica a distanza sia fondamentale in uno dei momenti più critici degli ultimi decenni. L’istituto ha previsto lezioni frontali in streaming collegandosi sulla piattaforma digitale Google Meet, che metterà in contatto il docente con gli studenti a casa.
“Il Ministero deve mettere in atto tutte le metodologie tecnologiche che consentono le lezioni a distanza. Si devono adottare subito le misure per la smart school, e per lo smart working per i docenti. Non si può rinviare questa soluzione, servono azioni immediate” dice Valentina Aprea, deputata di Forza Italia, convinta della necessità di investire nell’istruzione del terzo millennio.
di Donato Di Stasio