Cos’è una diva? Troppo semplice collegare la definizione ad una donna celebre, conosciuta da tutti per le sue doti artistiche. Una diva è qualcosa in più. Nel concetto stesso sono racchiusi i significati che nel tempo si sono accavallati, dando vita ad un’idea più che una definizione. Nel dire “diva” si intravedono le ciocche bionde di Marylin Monroe, si sentono i passi eleganti di Audrey Hepburne e si ascolta la risata di una suadente Sophia Loren. Donne che non hanno bisogno di presentazioni, simboli di una forza che non rinuncia alla propria femminilità e alla propria eleganza, “principesse” del loro ambito, vestite di grazia e soffice sensualità. Alcune erano principesse per davvero. L’americana Grace Kelly, da attrice a moglie di Ranieri III, e Lady Diana sono le recenti manifestazioni del termine “diva”, il quale può risalire le epoche e farci scoprire che la stessa Cleopatra apparteneva a questa categoria.

Anche Napoli ha la sua diva. Simpatica, signorile, dalla risposta pronta e, soprattutto, bellissima, Serena Autieri incarna la poliedricità artistica e caratteriale che questa città sa offrire, mostrando forza e sensibilità in ogni suo ruolo, in ogni sua intervista. Una carriera segnata da ruoli principeschi, partendo dalla principessa Anna della pièce teatrale “Vacanze Romane” fino ad arrivare all’ultimo lavoro che la vede protagonista “Diana e Lady D”, passando per “La Sciantosa”, anch’essa principessa sui generis. Durante la conferenza stampa del suo ultimo impegno teatrale, presso il Teatro Augusteo di Napoli, Serena Autieri ha espresso il suo parere sulla crescita artistica che ruoli come quello della Principessa Diana ti impongono, affermando: «Sicuramente è cambiato tanto in questi anni. I ruoli come questo sono capaci di cambiarti umanamente. Personalmente sono andata a scavare nella mia parte più intima, imparando ad accettare e ad amare i miei punti deboli e le mie fragilità. Le ho cercate, osservate e, infine, accettate».
Artista completa, impegnata nel canto, nel teatro, al cinema e da un po’ anche nel doppiaggio, di una principessa, ovviamente. La Autieri è la voce italiana di Elsa, protagonista di Frozen, ennesimo fenomeno targato Disney, dalla quale essa stessa ammette di averne acquisito i superpoteri. Nei fatti, qualche domanda c’è da porsela perché è difficile riuscire magnificamente in ogni percorso che si intraprende, come fa Serena. «Le mie non sono solo due anime, ma molte di più» ha affermato la principessa di Fuorigrotta, parlando dell’anima artistica nella quale si sente più a suo agio. «Anche se ancora non ho capito chi sono e dove voglio andare. L’anima che amo di più è sicuramente quella privata, fatta dalla mia famiglia, dalla mia bambina. Amo chiudere la porta ed essere a casa vivendo la parte intima del privato». La scelta tra cinema, teatro, televisione doppiaggio non è facile, ma Serena autieri sembra non avere alcun dubbio: «Il teatro è la mia casa. 13 anni fa ho scoperto un mondo meraviglioso nel quale potevo mettere insieme tutte le mie passioni. Cerco di meritarmelo studiando ed impegnandomi, migliorandomi, mettendo su spettacoli belli e di qualità».
Infine parla del rapporto con la città che le ha dato i natali, un luogo che sente suo e che porta ovunque con sé. Il lavoro, spesso, conduce ad allontanarsi ma i propri vicoli sono come il primo amore, non si scordano mai. «Napoli è una piazza importante e l’affronto con gioia e trasporto. Quando torno c’è gioia, calore, entusiasmo, brio ed emozione. Sono così fiera della mia città e del mio popolo, elementi dai quali traggo la curiosità e la voglia di emergere, con gratitudine verso le persone che mi permettono di fare ciò che faccio. Sono fiera di essere napoletana».
Tra le domande che si accavallano, il giorno prima della messinscena di “Diana e Lady D”, Serena Autieri trova anche il momento per incantarci con un due versi cantati a cappella. Risponde a tutti, non perde mai il suo sorriso, portato come un bellissimo accessorio, e si dimostra disponibile e simpaticissima.
Una vera diva, ve l’ho detto.
di Savio De Marco
Foto di Gabriele Arenare
Tratto da Informare n° 168 Aprile 2017