Paolo Chiariello (SkyTG24) ospite nella redazione di Informare
«Raccontiamo male il nostro Paese. Negli ultimi vent’anni abbiamo comunicato l’Italia da Roma in su»
Le suole consumate e gli occhi pieni di sangue dell’ultimo omicidio registrato in piena notte. Lo sdegno di uno stupro che hai dovuto raccontare. Il terrore della gente che ha abbandonato casa perché distrutta da calamità naturali. La tristezza che ti assale quando devi narrare una storia che coinvolge un bambino, il dolore da tenere a bada e le lacrime che devi nascondere. Quella del giornalista, di cronaca e d’inchiesta in particolar modo, è anche una vita di tormenti e lucidità, un mestiere che necessita di passione, talento e profonda preparazione. Chi intraprende questa strada ha però anche l’opportunità di vivere, godere ed essere la voce di bellezze naturali, culturali o magari patrimoni dell’Umanità che scavalcano le logiche dei grandi ascolti per le quali “bad news is good news”. Insomma, le buone notizie non fanno rumore. Eppure c’è chi la pensa diversamente, come Paolo Chiariello, caporedattore di SkyTG24, giornalista napoletano sempre in prima linea in un terra dove non mancano notizie.
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ORIGINI

Nato professionalmente nel “Roma”, dove è entrato da collaboratore nel 1996 e ne è uscito da caporedattore, nella carta stampata Chiariello vanta una lunga collaborazione con “Panorama” e “Rai”, prima di approdare a “Sky” nel 2003, quando la piattaforma satellitare è sbarcata in Italia. Tutte testate diverse che concepiscono il ruolo del giornalista in maniera differente: «Con la mia prima esperienza – ci racconta Paolo ospite nella redazione di Informare – ho avuto grandissima libertà di espressione. In Mondadori è stata una bellissima esperienza ma non avevo la stessa possibilità di spaziare in più campi e su più argomenti perché esistevano una serie di impedimenti e paletti che rendevano il lavoro alquanto farraginoso. La Rai, invece, è sicuramente la più grande azienda culturale di questo Paese ma ha mille regole e lacciuoli che rendono complessa anche la cosa più semplice. Ma lì dentro ci sono grandissime professionalità. Ecco, dovessi dare una immagine della Rai userei una espressione banale ma efficace: è una Ferrari che va come una Fiat 500. A Sky mi è stata garantita la massima libertà. Le uniche cose che chiedono sono trasparenza, correttezza ed onestà nell’esercitare la nostra professione». Il passaggio da carta stampata a mondo della televisione è complesso e richiede un grande spirito d’adattamento: «Per me l’inizio fu traumatico – afferma Chiariello – ma fu una scelta professionale di cui sono entusiasta tutt’oggi perché mi stavo cimentando in un format totalmente nuovo. Fino ad allora non c’era un TG che raccontasse l’Italia sempre in diretta, senza mediazioni. E Sky portò una ventata di novità eccezionali, costringendo i competitor a confrontarsi con un modo di fare informazione immediato e semplice nel linguaggio. Nelle news come nello sport. Oggi lavoro solitamente con un cameramen e un fonico, con cui bisogna essere in grado di fare squadra per ottenere il massimo risultato. I mezzi tecnici messi a disposizione per essere sempre in diretta sono sempre di nuovissima generazione perché sul terremo tecnologico Sky non ha eguali al mondo».

SOUTHERN ITALY
Paolo Chiariello è uno dei volti più noti dell’informazione nazionale, l’unico giornalista Sky che opera in Campania e al Sud in genere. Il bello e il cattivo tempo di queste terre passano tra i denti di un uomo che ha sempre sognato di fare il contadino, come il papà, o il giornalista. I mille volti di Napoli e di un Sud a cui Paolo non risparmia nulla, se non i pregiudizi che provano a soffocarne le ricchezze, li racconta e li interpreta secondo ciò che la realtà dei fatti gli offre. Chiariello non si tira indietro a puntare il dito contro quei media di questo Paese, «organizzati scientificamente per un racconto quasi sempre solo criminale del Mezzogiorno. La verità – afferma Chiariello – è che non c’è mai stato un investimento serio per un racconto del Sud più ampio possibile. Se è vero che Napoli è la capitale del Mezzogiorno ed è stata una delle capitali culturali del Mediterraneo, per quale motivo non esiste una redazione centrale di un quotidiano nazionale che non sia quella napoletana de “Il Mattino”? Se è vero che Napoli ha avuto una parte importante nella storia di questo Paese, perché un telegiornale nazionale non si trasmette da Napoli o Palermo? Perché l’Italia la raccontiamo sempre da Roma o Milano? La lettura di questo Paese è sbagliata, sbilanciata, parziale». La bilancia dell’informazione nazionale pende, dunque, verso un Nord che ne diventa capitale strutturale, logistica e operativa, con chiari conseguenze nella qualità di informazione offerta a lettori e spettatori. Negli ultimi vent’anni abbiamo comunicato l’Italia da Roma in su. Sotto, quel pezzo di Paese che all’estero considerano in generale solo come “Southern Italy”, c’era la mafia, l’immigrazione clandestina, l’emergenza rifiuti, la corruzione, la cattiva politica e la malasanità. Napoli, il SUD, hanno una storia di inestimabile valore e sta a noi comunicarla bene. Fortunatamente, in merito sta facendo un gran lavoro il Ministro Franceschini, affidando siti culturali importanti con gestione manageriale. A Sky lo sanno e vogliono che raccontiamo anche le ricchezze e la bellezza dei giacimenti culturali dei nostri territori. Da quell’input io feci un’inchiesta sull’area flegrea, sull’acropoli e sull’anfiteatro di Cuma: posti meravigliosi, conosciuti e visitati più da turisti stranieri che dagli abitanti delle nostre città. Napoli, per Sky, è importante: lo scorso maggio l’azienda ha investito risorse importanti per organizzare lo “Sky Arte Festival”. Un successo straordinario di pubblico e critica.

NAPOLI
Non gli mancano riflessioni ed opinioni proprio su Napoli, che vive quotidianamente, «una città meravigliosa con un problema serio: ha tre periferie esterne (San Giovanni a Teduccio, Barra e Scampia) e due periferie nel cuore (Forcella e Sanità), dove c’è un problema di controllo dei territori da parte dello Stato ma anche un problema dell’amministrazione comunale che non riesce a valorizzare e rendere appetibili quelle zone piene di risorse, nonostante De Magistris stia investendo molto sull’immagine di Napoli e sulla sua difesa per garantire l’onorabilità della città e dei cittadini». La fortuna di Paolo è quella di essere assunto a Milano ma dover raccontare casa sua, i luoghi in cui è nato, cresciuto, formato. Ne ha conosciuto bellezze e complessità grazie al lavoro di cui è innamorato, raggiungendo grandi risultati attraverso studio, passione e sacrifici che lo portano a consumare le suole delle scarpe e riempirsi gli occhi di sangue, tormenti e bellezze.
di Fabio Corsaro
Foto di Gabriele Arenare