In Italia le persone che soffrono di dipendenze patologiche sono in continuo aumento. Non parliamo soltanto di sostanze stupefacenti e quindi di tossicodipendenza: negli ultimi due anni, infatti, dopo l’espansione globale della pandemia, altre tipologie di dipendenze hanno preso il largo nel nostro paese, prime su tutte quelle da alcool e gioco d’azzardo, le quali hanno interessato anche i giovani.
Tuttavia, la dipendenza da sostanze stupefacenti rimane quella più diffusa: secondo il Rapporto sulle tossicodipendenze elaborato attraverso il Sistema Informativo Nazionale per le Dipendenze (SIND) relativo all’anno 2019, in Italia sono stati più di 130mila i soggetti dipendenti da sostanze che hanno richiesto assistenza e aiuto ai SerD (Servizi pubblici per le Dipendenze del Sistema Sanitario Nazionale) e l’eroina è risultata la sostanza primaria più usata, seguita dagli oppiacei e dalla cocaina. Sempre nello stesso anno, i decessi per overdose sono stati ben 373, con una media di più di un morto al giorno, mentre le registrazioni ospedaliere realizzate hanno superato le 7mila firme, con un aumento soprattutto tra i ragazzi e gli adulti under 45. Tra gli stupefacenti il nuovo pericolo che incombe in Italia e in tutta Europa è rappresentato dagli oppiacei e da altre Sostanze Psicoattive, come i cannabinoidi sintetici e la fenetilamina: si tratta di composti chimici che producono effetti e ripercussioni gravi sul sistema cerebrale umano.
Nel 2020 le aree di disagio si sono allargate ancora di più, e il mercato delle sostanze ha subito cambiamenti radicali. Nella Relazione annuale sul fenomeno delle tossicodipendenze presentata dalla Ministra per le politiche giovanili Fabiana Dadone al Parlamento, pubblicata nel luglio 2021 e con riferimento all’anno 2020, le misure di lockdown durante la pandemia hanno inciso sul commercio al dettaglio di stupefacenti favorendo il potenziamento di modalità di distribuzione online delle sostanze.
Sono cambiati il metodo di spaccio e i tipi di droga, in un mercato digitalizzato che ha attirato giovani e studenti.
La pandemia, però, ha alimentato anche un’altra dipendenza: il consumo di alcool. Facendo riferimento ai dati raccolti dall’Osservatorio nazionale alcol dell’Iss (Istituto Superiore di Sanità), presentati in occasione dell’Alcohol Prevention Day 2021, nel corso del 2019, sono stati 36 milioni gli italiani che hanno consumato bevande alcoliche. Di questi, per circa 11 milioni il consumo è stato quotidiano, facendo registrare più di 43mila accessi ai Pronto Soccorso per disintossicarsi.
Per quanto riguarda invece il gioco d’azzardo, negli ultimi due anni la sua condotta è stata altalenante. I dati dell’Iss hanno dimostrato che, con il lockdown e la chiusura dei centri scommessa, il numero dei giocatori è calato fino al 9,7%. Successivamente, però, quando le restrizioni sono state allentate la dipendenza al gioco è risalita toccando un picco del 18%, in aumento rispetto ai livelli pre-pandemia (16,3%).
I giovani e il loro rapporto con le dipendenze: la ricerca di Espad Italia
Nel 2020 è stata condotta la ricerca campionaria di Espad Italia, mirata alla classificazione di consumi di sostanze stupefacenti e altri comportamenti potenzialmente a rischio, come il gioco d’azzardo, tra i giovani italiani di età compresa tra i 15 e i 19 anni. Dalla ricerca emerge che il 26% di questi ha utilizzato almeno una sostanza illegale (oppiacei, cocaina, allucinogeni o cannabis) nel corso della propria vita (+1% rispetto all’anno precedente); il 19% ha utilizzato almeno una sostanza illegale nell’ultimo anno e il 91% ha assunto una sola sostanza, mentre la restante percentuale due o tre.
Altra dipendenza da tenere sotto controllo per i giovani è il gioco d’azzardo: prendendo sempre in considerazione la fascia d’età 15-19 anni, la percentuale di coloro che hanno giocato nel corso degli ultimi 12 mesi è pari al 44% e chi ha giocato online rappresenta l’8,2%. L’accesso al gioco d’azzardo è appunto favorito dalla costante connessione a Internet: il 10,4% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni ha puntato soldi nel mondo virtuale, senza esclusione per i minorenni che, utilizzando un altro profilo, riescono a superare le limitazioni imposte dalla legge. Numeri che non fanno ben sperare.
PNRR e integrazione delle dipendenze con salute mentale e disagio giovanile
Sul territorio nazionale esistono 575 SerD, che si occupano di erogare prestazioni ai soggetti che soffrono di dipendenze patologiche. L’emergenza sanitaria ha chiaramente mutato il processo di assistenza delle persone in carico presso le suddette sedi, con un aumento delle visite domiciliari e dei colloqui in remoto, consegne dei farmaci a domicilio e attività in smartworking. Nonostante il buon adattamento dei SerD alle restrizioni imposte dalla pandemia, all’Assistenza Sanitaria Territoriale sono stati destinati 7 miliardi di euro dai fondi del PNRR, indirizzati a reti di prossimità, strutture e telemedicina. Gli interventi serviranno a rafforzare i servizi e le prestazioni erogate nei territori con il potenziamento di strutture già esistenti, la creazione di nuovi presidi, il rafforzamento dell’assistenza domiciliare, lo sviluppo della telemedicina e l’integrazione di tutti i servizi sociosanitari.
Proprio su quest’ultima misura prevista dal PNRR c’è un po’ di scetticismo e preoccupazione, soprattutto per l’integrazione tra dipendenze, salute mentale e disagio giovanile. Durante un’intervista rilasciata a Informare, Lilia Nuzzolo, direttrice del Dipartimento Dipendenze di Capua (Asl Caserta 2), ha affermato che «con il PNRR dobbiamo stare attenti ad avere una porta di accesso rapida per le dipendenze. Con i fondi del piano è stato fatto una sorta di miscuglio: le dipendenze sono state integrate e in qualche modo coperte dalla salute mentale e dal disagio giovanile. Per questa modifica, noi operatori stiamo portando avanti una battaglia perché occorre che il servizio per le dipendenze rimanga separato dalla salute mentale».
Litorale Domitio: indispensabile un presidio SerD locale
Come accennato in precedenza, i SerD sono servizi pubblici e gratuiti del Sistema Sanitario Nazionale italiano che attuano interventi di informazione, prevenzione, cura e riabilitazione delle persone che soffrono di dipendenza da sostanze psicoattive. All’interno di questi servizi ogni paziente è seguito individualmente da un team di professionisti specializzati tra cui medici, infermieri, sociologi, educatori, assistenti sociali e psicologi.
I dati in continuo rialzo dei tassi di tossicodipendenze e dipendenze in Italia hanno interessato anche un territorio complesso come quello del Litorale Domitio. A confermarcelo non sono solo le notizie di cronaca ma anche le Ong e le associazioni, come Emergency e il Centro Fernandes, che da sempre lavorano sul Litorale e combattono con questa emergenza. Ad aggravare la problematica ed il senso di abbandono istituzionale è la mancanza, in quest’area, di un presidio del SerD che se ne faccia carico. Avere un SerD sul proprio territorio, raggiungibile ed accessibile per tutti, significa dare a tutti la stessa possibilità di disintossicarsi e riprendere una vita dignitosa.
Ciò che più frena questo processo di riabilitazione è la distanza, come quella che separa Castel Volturno dal centro più vicino per la cura dell’alcolismo, situato a Santa Maria Capua Vetere, a circa 30 chilometri. La copertura sanitaria del Litorale Domizio riguardo le dipendenze fa capo, infatti, all’Unità Operativa del SerD di Capua, che non può tuttavia farsi carico di tutti i distretti che ricopre senza il supporto di distaccamenti locali attrezzati. La distanza di questi servizi esclude purtroppo una larga fascia di possibili utenti non dotati di mezzi propri o impossibilitati ad adoperarli, lasciando così abbandonato a sé stesso un territorio che già troppe volte ha dovuto lottare per ricevere il supporto istituzionale necessario.
Il nostro obiettivo come Informare, nell’arco dell’ultimo mese, è stato quello di richiamare l’attenzione delle istituzioni su questo argomento, dialogando con le associazioni territoriali sull’effetto benefico che potrebbe avere un presidio locale; con la direttrice dell’U.O.C. SerD di Capua, Lilia Nuzzolo e la dirigente dei Servizi Sociali di Castel Volturno, Annamaria la Penna, sulle possibilità della sua effettiva realizzazione.
Accodandoci ai numerosi appelli di Emergency auspichiamo che la mobilitazione messa in atto non si fermi fino alla realizzazione di un servizio attivo sul Litorale Domizio, attraverso l’impegno coordinato del Comune e dell’Asl, che possa mandare a chi vive nel nostro territorio un messaggio forte e chiaro: non siete soli.
di Donato Di Stasio, Marianna Donadio e Giovanna Di Pietro
TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE
N°230 – GIUGNO 2022