Ieri presso la Scuola Forestale dei Carabinieri di Castel Volturno si è tenuto il Convegno sul ruolo della società civile e il contributo del magistrato per la valorizzazione del territorio. L’evento è stato organizzato dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dall’ANM (Associazione Nazionale Magistrati), dall’Unione Camere Penali Italiane e Advisora, con il patrocinio della Camera dei deputati.
L’intenzione del Convegno stessa è stata esplicitata dal Magistrato e Presidente della sottosezione ANM Santa Maria Capua Vetere Francesco Balato nel corso del suo intervento: «Mi piacerebbe che la magistratura fosse più vicina ai luoghi in cui amministra la giustizia. L’attività giurisdizionale non è solo la fredda applicazione delle norme, ma è conoscere e capire le realtà, con ogni sua peculiarità: questa è una prima ragione di carattere generale.
Castel Volturno è un luogo simbolo perché incarna una contraddizione deontologica, tra criticità fortissime, quali immigrati non censiti, criminalità organizzata, inefficienze storiche, e aspetti positivi, come una forte voglia di riscatto. Noto che la società civile è molto più avanti rispetto alle istituzioni: ci sono realtà che insegnano alle istituzioni, fornendo un modello di impegno. I territori hanno una propria dignità che deve essere salvaguardata, ma l’interrogativo che questo convegno intende porre è: cosa può fare la magistratura per questo scopo? Quale modello di magistrato vogliamo essere? Qual è il contributo che pensiamo di poter dare alla nostra comunità?».
I saluti iniziali
A fare i saluti iniziali è intervenuto il Comandante della Scuola Forestale stessa Donato Monaco, il quale ha spiegato le finalità del Centro di formazione, che mira a «fornire la preparazione specialistica di tutti i carabinieri che si occupano del contrasto alla criminalità ambientale» e l’importanza del Convegno. «Siamo orgogliosi di contribuire all’opera di valorizzazione del territorio e soprattutto di prestare, in questa circostanza, la nostra sala intitolata a don Peppe Diana, simbolo di lotta alla criminalità».
A concludere i saluti iniziali è salito sul palco anche Francesco Petrillo, presidente della Camera penale di Santa Maria Capua Vetere, che ha invitato tutti a riflettere sulle condizioni nelle quali riversa il territorio di Castel Volturno, paragonandolo la sua situazione a quella di una ben più curata Sabaudia.
Ha posto l’attenzione sul perché due territori naturalmente così simili appaiano così differenti e su cosa ci sia alla base del degrado che per anni ha caratterizzato di quest’area. «Castel Volturno è un territorio molto bello, ma anche estremamente degradato e abbandonato. Sono molto legato a questo territorio, tuttavia, tempo fa ho fatto una riflessione: ero in vacanza a Sabaudia come ospite a casa di amici ed ho notato l’estrema somiglianza con le spiagge, le dune e gli ambienti di Castel Volturno. Qual è allora la differenza fra questi due territori? A Sabaudia l’acqua è diversa, le spiagge pubbliche sono pulitissime e le dune sono tenute in maniera encomiabile.
Allora ci si domanda perché tutto questo non può avvenire anche in questo territorio. Io credo che il problema principale sia un’attività ordinaria della gestione del territorio. Io non amo i grandi progetti e non amo i progetti faraonici: penso si debba partire dal quotidiano. La pulizia delle strade, la pulizia delle spiagge, la tutela delle dune e tanto altro. Allora ci vuole certamente uno sforzo. Ma questo sforzo già arriva dalla società civile, io conosco infatti molti imprenditori della zona che si impegnano quotidianamente. Allora forse la parte debole è proprio quella delle istituzioni. Non dico che queste siano assenti, sarebbe infatti ingiusto affermare ciò, ma sono certamente molto deboli. Allora queste istituzioni si devono rafforzare per dare una mano a questa società civile che c’è sul territorio e che lavora bene».
Il Prefetto di Caserta Giuseppe Castaldo
Tra gli ospiti autorevoli presenti ha preso la parola il Prefetto di Caserta Giuseppe Castaldo, che ha insistito sul concetto di valorizzazione del territorio e sui fattori che incidono su quest’ultima. «Fondamentale è il ruolo della magistratura e delle forze di polizia, che a Castel Volturno hanno già conseguito tanti risultati in tema di prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata. La valorizzazione del territorio, però, passa innanzitutto dalla società civile, che ha un ruolo fondamentale: ognuno deve dare il suo contributo. Occorre assemblare tutte quelle condizioni che possono favorire legalità e sviluppo contestualmente». Il Prefetto ha infine terminato il suo intervento, rinnovando il suo impegno nel fornire la massima attenzione sul territorio di Castel Volturno».
Carmine Renzulli, Procuratore della Repubblica
Importanti spunti sono stati forniti anche dal Procuratore Renzulli, che ha sottolineato le criticità di Castel Volturno. «Laddove l’attività repressiva della magistratura non sia sufficiente, deve intervenire l’associazionismo per educare alla legalità le giovani generazioni di insediamenti extracomunitari ed offrire loro una prospettiva e un’alternativa al modo di vivere illegale. Di Castel Volturno vengono sempre sottolineate le criticità, ma in realtà sono stati raggiunti dei traguardi in questi anni. Nel 2011 il litorale campano presentava il 13% di tratti non balneabili. Questa percentuale è scesa all’11% nel 2015 ed oggi è al 2%. Questo risultato positivo è stato conseguito, grazie ad un’opera continua di monitoraggio e intervento sul territorio, di coordinamento e lavoro delle forze di polizia».
Fabio Russo, responsabile legale di Magazine Informare
Fra le tante realtà locali, c’è naturalmente l’esperienza di Informare, periodico mensile distribuito in tutto il territorio campano in forma totalmente gratuita. A rappresentare il Magazine c’è l’avvocato Fabio Russo, membro fondatore di Officina Volturno, insieme a Tommaso Morlando. L’avvocato dedica il suo intervento al grande impegno sociale del periodico: un impegno che è stato possibile realizzare solo grazie all’indipendenza del giornale da qualsiasi altro ente.
«La grande possibilità di Informare di fare un’informazione libera è data dal fatto che non abbiamo mai ricevuto finanziamenti pubblici. La possibilità di non dover tener conto di nessun è stata per noi molto importante poiché ci ha permesso sin dalla sua fondazione, nel novembre del 2002, di affrontare temi di cui poco si parlava. Ma in un contesto locale ed in un giornale mensile d’apprendimento si può finalmente parlare di criminalità organizzata, di ecomafie, di immigrazione clandestina e abusivismo edilizio. Tutto questo all’interno di un contesto, come i primi anni 2000, in cui fare ciò non era semplice. Informare ha quindi avuto la libertà di poterlo fare senza tener conto a nessuno».
L’Assessore alla Sicurezza, Legalità e Immigrazione Mario Morcone
A chiudere l’ampio spazio lasciato alle tante realtà locali premiate è intervenuto l’Assessore alla Legalità e alla Sicurezza della Regione Campania, Mario Morcone. L’intervento di Morcone sottolinea l’importanza di conoscere il territorio al fine di prendere decisioni che possano portare dei giovamenti all’intera area di Castel Volturno.
«Conoscere il territorio è fondamentale affinché si possano prendere delle decisioni d’impatto e che soprattutto incidano nella vita delle persone. Nel bene e nel male. Ci sono su questo territorio tantissime belle esperienze che ho spesso avuto anche il piacere di conoscere. Queste iniziative sono frutto della passione per questo territorio e della voglia di rispettare le persone. Tutto ciò naturalmente non può bastare. Non può essere una visione oleografica di Castel Volturno che, come sappiamo, ha tanti problemi. Io sono stato il capo dipartimento dell’immigrazione e delle libertà civili: Castel Volturno è sempre stato il centro di un problema mai seriamente affrontato e mai portato a soluzione. Questo soprattutto per un alternarsi di posizioni politiche tutte strumentali al consenso elettorale. Per cui ogni volta che si facevano dei passi in avanti, venivano fatti poi sistematicamente fatti altrettanti passi indietro legati alla necessità di interpretare la “pancia” della gente».
Antonello Ardituro, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli
Al seguito di questa prima fase del convegno, relativa alla presentazione di alcune delle eccellenze che agiscono attivamente sul territorio, si è tenuta la tavola rotonda, moderata dal giornalista Gigi Di Fiore, con Gabriella Maria Casella, Presidente del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il Sostituto Procuratore Antonello Ardituro, il professore Giorgio Spangher e l’avvocato penalista Antonio Mirra.
Ardituro ha insistito sulla necessità di riproporre questa iniziativa per dare il segnale di una magistratura presente attivamente sul territorio. «Da Pubblico Ministero, che ha a lungo lavorato sul territorio, sono dell’idea che anche un giudice, che ha un ruolo ben diverso da quello del Pubblico Ministero, non può essere un soggetto avulso dalla conoscenza del territorio, delle dinamiche sociali e della complessità delle vicende sottese al singolo processo penale che deve poi valutare. Tutto questo mette infatti il giudice nella posizione di non poter essere un “bravo giudice” e di non essere professionalmente attrezzato.
Infatti, nella professionalità del giudice, che è un soggetto che deve naturalmente rimanere distante dalle due parti, dovrà necessariamente esserci la capacità di conoscere e interpretare la norma, ma solo sulla base della capacità di capire il fatto. E tutto ciò non lo puoi capire se non sei totalmente immerso nella realtà in cui quel fatto si è realizzato. Le stesse connotazioni fattuali che si realizzano a Castel Volturno creano infatti una situazione totalmente differente da uno stesso fatto che si svolge in una qualsiasi altro posto. Ne risulta dunque che se non sei un giudice che si è preso la briga di interessarti della realtà nella quale operi, non sei di fatto un buon giudice».
Antonio Mirra, Avvocato penalista e Sindaco di Santa Maria Capua Vetere
Il Sindaco di Santa Maria Capua Vetere ha sottolineato l’azione promossa dalla sua amministrazione per avvicinare la magistratura ai giovani e alla società, con l’intento di annullare la distanza presente tra queste due parti. «Noi nonostante il Covid, in questi anni abbiamo parlato con diecimila ragazzi, facendo una pubblicazione finale “Diecimila volti della legalità”, per dare il segnale di un magistrato che non sta nella sua stanza a puntare il dito contro la società, a decidere chiuso in una stanza di vetro. Ma un magistrato che faccia sentire la sua presenza sul territorio e che consenta di toccare con mano i meccanismi di una persona che poi ha il potere decisionale su di un fatto».
Il Professore di diritto processuale penale al “La Sapienza” di Roma, Giorgio Spangher
Seduto alla tavola rotonda vi era anche il professor Spangher, che ha sottolineato gli aspetti principali del processo penale. «Il processo penale è il punto di equilibrio fra lo Stato ed i diritti del singolo cittadino. Questa linea di intermezzo si è sempre più accentuata a causa dello “spalla contro spalla” della politica, poiché molti hanno visto il processo penale come un metodo attraverso il quale risolvere i problemi. Il processo penale è disgraziatamente il terreno sul quale si scontrano le forze politiche nelle loro esigenze di rispondere più o meno alle sollecitazioni della società. Queste sollecitazioni possono essere giuste o sbagliate ma ciò non ha poi importanza. Per questo il ruolo della società civile è molto importante. Tuttavia, la nostra società civile è molto variegata e non è per nulla omogenea.
Noi abbiamo però anche un grande problema, che forse altri paesi non hanno, cioè il fenomeno della criminalità organizzata.
A questo poi si piegano anche le norme di accertamento, ma poiché il processo penale dovrebbe agire di fatto e non per risolvere il contrasto, questo diventa inevitabilmente uno strumento politico. Ci si può però rifugiare nella magistratura che però oggi è in crisi, in parte. Infatti, da un lato possiamo vedere scontri all’interno della magistratura, di coloro che ambiscono a diverse posizioni, lotte di potere; e dall’altro una magistratura totalmente estranea a questo sistema. Ed è a questa che bisogna rivolgersi. Il buon magistrato deve dialogare con la società civile e porsi delle priorità al fine di fare il bene di questa».
di Silvia De Martino e Gennaro Alvino