informareonline-russofobia

Conflitto Russia-Ucraina: stiamo vivendo la “russofobia”?

Valeria Marchese 03/03/2022
Updated 2022/03/03 at 12:26 PM
5 Minuti per la lettura
In una narrazione bellica non devono esserci parti, né tantomeno sostegni a determinate fazioni piuttosto che altre. Come viviamo il “cattivo russo” nella nostra informazione?
Spesso si va trascurando il fatto che in una storia di guerra, non ci sono davvero colpevoli ed innocenti, se non coloro che non hanno mai covato sentimenti d’odio e non abbiano mai imbracciato un’arma. 
Alimentare i pregiudizi può avere conseguenze anche devastanti nei confronti di un intero popolo che di sentimenti bellici, in realtà, ne ha ben pochi. Basti vedere i quasi diecimila civili arrestati in Russia per aver protestato contro la guerra, malgrado nell’immaginario comune si siano già andati a diffondere sentimenti di russofobia.

Con il termine “russofobiadescriviamo il pregiudizio o l’odio verso la Russia, la sua cultura e i suoi abitanti; con il tempo, da parte del governo russo, è diventato un aggettivo politico da attribuire ai sovvertitori o ai nemici politici delle istituzioni considerate come “capisaldi” della Russia. 

Indice
In una narrazione bellica non devono esserci parti, né tantomeno sostegni a determinate fazioni piuttosto che altre. Come viviamo il “cattivo russo” nella nostra informazione?Spesso si va trascurando il fatto che in una storia di guerra, non ci sono davvero colpevoli ed innocenti, se non coloro che non hanno mai covato sentimenti d’odio e non abbiano mai imbracciato un’arma. Alimentare i pregiudizi può avere conseguenze anche devastanti nei confronti di un intero popolo che di sentimenti bellici, in realtà, ne ha ben pochi. Basti vedere i quasi diecimila civili arrestati in Russia per aver protestato contro la guerra, malgrado nell’immaginario comune si siano già andati a diffondere sentimenti di russofobia.Guy Mettan è stato uno dei principali studiosi del sentimento anti-russo e ha messo in luce le sue origini molto radicate, ma il suo senso più generico ed attuale lo ritroviamo già all’interno di alcuni decisivi fatti di storia contemporanea. In particolar modo, fu la propaganda nazista a considerare i russi una razza subumana inferiore, tanto da destinarli a specifici campi di sterminio.La “caccia al russo” è stata alimentata anche dalle recenti azioni portate avanti dalla Russia, come la guerra civile siriana, le accuse di ingerenza nelle elezioni statunitensi del 2016, il maltrattamento delle persone LGBT e la presunta collusione tra la campagna presidenziale di Donald Trump e il paese, hanno inasprito il sentimento antirusso in tutto il mondo. In Stati come la Francia e la Germania sono state portate avanti vere e proprie propagande contro la Russia; tutt’ora l’idea che abbiamo della Russia e del popolo russo si basa su una varietà di cliché e stereotipi negativi. Questo sentimento è rimasto abbastanza solido in Europa e in tutto l’Occidente, anche dai recenti schieramenti presi dall’opinione pubblica.L’Europa, continente di diritti e pace, è stato in realtà protagonista, negli anni precedenti come adesso, di molti fenomeni di aggressione e discriminazione da parte dei russi. In un sondaggio di circa dieci anni fa, il 5% degli immigrati russi nell’UE ha affermato di aver subito crimini di odio a sfondo razziale.In un articolo del Guardian, l’accademico britannico Robinson mette in luce anche il ruolo dell’informazione e dei media all’interno della narrazione del cattivo russo, alimentando i pregiudizi attraverso l’impegno che promulgano nelle strategie di manipolazione. Il termine russofobia viene menzionato nei dizionari politici dell’Unione Sovietica solo a metà degli anni ‘30, gli stessi anni in cui Adolf Hitler e il partito nazista portavano avanti una propaganda anti-URSS definendo il paese come “popolato da slavi e governato da ebrei bolscevichi”.L’ “articolo X” di George F. Kennan, il grande stratega della guerra fredda, è stato sfruttato negli anni ‘70 da parte dei politici americani per portare avanti la politica aggressiva di contenimento nei confronti della Russia, atteggiamento criticato da Kennan stesso. Pregiudizi russofobici furono dunque in gran parte favoriti dagli storiografi della guerra fredda.Sempre durante gli anni della Guerra Fredda, c’era frequente confusione di termini “russi” e “comunisti”/”sovietici”; nel 1973, un gruppo di immigrati russi negli Stati Uniti fondò il Congresso dei russi americani con lo scopo di tracciare una chiara distinzione tra identità nazionale russa e ideologia sovietica e prevenire la formazione di sentimenti antirussi sulla base dell’anticomunismo occidentale. I membri del Congresso vedono la fusione stessa come russofobica, ritenendo che “i russi siano stati la prima e principale vittima del comunismo internazionale”.In pratica, la retorica politica anti-russa di solito pone l’accento sull’evidenziazione delle politiche e delle pratiche del governo russo che sono internamente criticate: corruzione, abuso della legge, censura, violenza e intervento in Ucraina, che dopo la sua indipendenza aveva l’opinione pubblica nettamente divisa sulla considerazione dei russi.Tuttavia, la critica occidentale su questo aspetto è in linea con i media antigovernativi indipendenti russi e gli attivisti per i diritti umani dell’opposizione (i russofobici d’opposizione). Alcuni hanno sostenuto, tuttavia, che i media occidentali non fanno abbastanza distinzione tra il governo di Putin e la Russia e i russi, diffamando così efficacemente l’intera nazione, come abbiamo avuto modo di assistere adesso.
Guy Mettan è stato uno dei principali studiosi del sentimento anti-russo e ha messo in luce le sue origini molto radicate, ma il suo senso più generico ed attuale lo ritroviamo già all’interno di alcuni decisivi fatti di storia contemporanea. In particolar modo, fu la propaganda nazista a considerare i russi una razza subumana inferiore, tanto da destinarli a specifici campi di sterminio.
La “caccia al russo” è stata alimentata anche dalle recenti azioni portate avanti dalla Russia, come la guerra civile siriana, le accuse di ingerenza nelle elezioni statunitensi del 2016, il maltrattamento delle persone LGBT e la presunta collusione tra la campagna presidenziale di Donald Trump e il paese, hanno inasprito il sentimento antirusso in tutto il mondo. 
In Stati come la Francia e la Germania sono state portate avanti vere e proprie propagande contro la Russia; tutt’ora l’idea che abbiamo della Russia e del popolo russo si basa su una varietà di cliché e stereotipi negativi. Questo sentimento è rimasto abbastanza solido in Europa e in tutto l’Occidente, anche dai recenti schieramenti presi dall’opinione pubblica.
L’Europa, continente di diritti e pace, è stato in realtà protagonista, negli anni precedenti come adesso, di molti fenomeni di aggressione e discriminazione da parte dei russi. In un sondaggio di circa dieci anni fa, il 5% degli immigrati russi nell’UE ha affermato di aver subito crimini di odio a sfondo razziale.
In un articolo del Guardian, l’accademico britannico Robinson mette in luce anche il ruolo dell’informazione e dei media all’interno della narrazione del cattivo russo, alimentando i pregiudizi attraverso l’impegno che promulgano nelle strategie di manipolazione. 
Il termine russofobia viene menzionato nei dizionari politici dell’Unione Sovietica solo a metà degli anni ‘30, gli stessi anni in cui Adolf Hitler e il partito nazista portavano avanti una propaganda anti-URSS definendo il paese come “popolato da slavi e governato da ebrei bolscevichi”.
L’ “articolo X” di George F. Kennan, il grande stratega della guerra fredda, è stato sfruttato negli anni ‘70 da parte dei politici americani per portare avanti la politica aggressiva di contenimento nei confronti della Russia, atteggiamento criticato da Kennan stesso. Pregiudizi russofobici furono dunque in gran parte favoriti dagli storiografi della guerra fredda.
Sempre durante gli anni della Guerra Fredda, c’era frequente confusione di termini “russi” e “comunisti”/”sovietici”; nel 1973, un gruppo di immigrati russi negli Stati Uniti fondò il Congresso dei russi americani con lo scopo di tracciare una chiara distinzione tra identità nazionale russa e ideologia sovietica e prevenire la formazione di sentimenti antirussi sulla base dell’anticomunismo occidentale. I membri del Congresso vedono la fusione stessa come russofobica, ritenendo che “i russi siano stati la prima e principale vittima del comunismo internazionale”.
In pratica, la retorica politica anti-russa di solito pone l’accento sull’evidenziazione delle politiche e delle pratiche del governo russo che sono internamente criticate: corruzione, abuso della legge, censura, violenza e intervento in Ucraina, che dopo la sua indipendenza aveva l’opinione pubblica nettamente divisa sulla considerazione dei russi.
Tuttavia, la critica occidentale su questo aspetto è in linea con i media antigovernativi indipendenti russi e gli attivisti per i diritti umani dell’opposizione (i russofobici d’opposizione). 
Alcuni hanno sostenuto, tuttavia, che i media occidentali non fanno abbastanza distinzione tra il governo di Putin e la Russia e i russi, diffamando così efficacemente l’intera nazione, come abbiamo avuto modo di assistere adesso.

Condividi questo Articolo
Lascia un Commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *