All’alba di una mattina di primavera di 9 anni fa, un commando di vigliacchi senza onore, cocainomani privati della fede, armati fino a i denti, trucidava Mimmo Noviello.

Era il 16 maggio del 2008 e Castel Volturno provava sulla sua pelle gli effetti devastanti di una guerra criminale che in quel periodo fece registrare una delle pagine più nere della cronaca locale.
L’impatto emotivo di quella tragedia ha rappresentato probabilmente la genesi di un progressivo cambio di rotta che a piccoli passi ha condotto la collettività intera a prendere coscienza del dramma che si consumava in un territorio abbandonato dallo Stato, e che non riguardava una sola famiglia.
La sua morte, dunque, non è avvenuta invano, ma ha fatto germogliare un sentimento di rivalsa che prima di allora era stato il vessillo solo di poche sporadiche voci fuori dal coro.
L’Associazione Antiracket di Castel Volturno, che porta il nome dell’imprenditore ucciso, ci ricorda che la camorra non ha vinto. E nel giorno in cui si commemora la sua scomparsa, le istituzioni, le forze dell’ordine, le associazioni di volontariato, le scolaresche e i cittadini si stringono in un unico accorato grido di rivalsa contro la ferocia della criminalità locale.
Una celebrazione, quella voluta ed organizzata da Luigi Ferrucci, Presidente della FAI – Antiracket Castel Volturno, suddivisa in due momenti: la posa dei fiori vicino al monumento edificato in onore di Domenico Noviello in località Baia Verde ed il confronto pubblico tra istituzioni, associazioni e cittadini presso la sede dell’Associazione in Via Ostia. Proprio lì, nel punto in cui il coraggio di un imprenditore si è fatto mito, il figlio Massimiliano Noviello esorta tutti all’impegno, a fare rete e ad impegnarsi perché il sacrificio del padre, morto perché lasciato solo, non si ripeta.
Il suo è un monito a sostenere quegli imprenditori del territorio che hanno deciso di alzare la testa e metterci la faccia, come Luigi Ferrucci e tutti i colleghi del FAI di Castel Volturno.
La commozione cede dunque il posto alle parole, quelle profonde e costruttive di un convegno sul “perché la memoria deve essere impegno”.
Dopo un breve saluto del Sindaco, Luigi Ferrucci introduce i lavori, ricordando le tappe che hanno condotto alla creazione dell’Associazione Antiracket di Castel Volturno. Tano Grasso, Presidente Onorario Federazione antiracket italiana, modera gli interventi ed invita i volontari di alcune Associazioni locali, l’Arca, Le Sentinelle, Officina Volturno e il Centro Fernandes a parlare brevemente del loro impegno.
Uno dei momenti di maggior spessore, però, è stato sicuramente l’intervento del Procuratore aggiunto della DDA di Napoli, Giuseppe Borrelli, che ha ricordato «in provincia di Caserta c’è una situazione di apparente tranquillità. Da circa 5 anni non cataloghiamo un omicidio di mafia. Caserta è scomparsa dalle prime pagine dei giornali nazionali, sembra che tutto sia tornato alla normalità, ma sappiamo che così non è. Perché le organizzazioni criminali si stanno riorganizzando, altre si trovano in una situazione di sostanziale quiescenza, e l’assenza di omicidi è determinata proprio dalla mancanza di conflittualità sul territorio» ma ha segnalato che bisogna mantenere alta l’attenzione per evitare che ritorni una situazione drammatica che impose qualche anno fa una vera e propria mobilitazione dello Stato.
Il Procuratore ha poi elogiato il lavoro delle associazioni e dei cittadini che hanno resistito in un contesto difficilissimo, ricordando che «I cittadini di queste terre, come Casal di Principe, Castel Volturno, sono stati spesso criticati e tacciati di omertà, ma non dovevano essere criticati loro, bensì chi ha reso necessaria l’omertà ed ha messo il cittadino nell’impossibilità di denunciare». Un richiamo forte, indubbiamente, verso le istituzioni che per anni hanno finto di non sapere cosa accadesse in questo angolo di Italia, aggiungendo ancora che «Questo è quello che non deve più verificarsi, e perché non si verifichi è necessario che le pulsioni positive, associazioni e cittadini, che ci sono in questo territorio, siano organizzate e facciano rete, per controllare le istituzioni. Perché le istituzioni funzionano quando sono oggetto di costante controllo… non può più ricrearsi una situazione di assenza delle istituzioni dal territorio. In questa difficoltà noi Procura della Repubblica ci saremo, e mi faccio portavoce anche di tutte le Forze di Polizia che quotidianamente assicurano il loro impegno… e vorremo che insieme a noi ci foste anche voi. Stavolta abbiamo bisogno “noi” di non essere lasciati soli».
Nonostante la grande importanza di questa commemorazione, ancora una volta, con grande rammarico, dobbiamo constatare la mancanza della cittadinanza che continua a restare “nascosta”, e non basta un semplice “like” su FB per mettersi a posto con la coscienza.
Finché non avrà inizio un cambiamento culturale e partecipativo che parta dal basso e si diffonda nelle scuole, la strada verso la normalità rimarrà sempre difficoltosa.
Ciao Mimmo
di Fabio Russo
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Foto di Francesco Catalano