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Claudio Miccoli, un ricordo da tenere vivo in nome della non violenza

Marianna Donadio 03/04/2020
Updated 2020/04/03 at 12:30 PM
5 Minuti per la lettura
In quel 30 settembre del 1978 Claudio Miccoli, pacifista ed ambientalista convinto, aveva appena 20 anni. A farlo andare incontro alla morte è la sua decisione di intervenire nei confronti di un gruppo di neofascisti, armati di bastoni e coltelli, che aveva appena aggredito un ragazzo. Claudio cerca il dialogo, ma l’unica risposta che quella gente è in grado di fornirgli è la violenza dei loro bastoni. “Non mi hanno lasciato il tempo: io volevo parlare, volevo spiegare…” dirà ai medici poco prima di entrare in coma.

La sua morte, che rischiava di finire nel dimenticatoio, non corre più questo rischio. Ad assicurarsi che Claudio viva ancora nella memoria storica della nostra città e del nostro Paese ci sono i fratelli, Livio e Rosanna, che nel 1998 hanno dato vita al “Comitato Claudio Miccoli”, per la diffusione dei valori universali della nonviolenza, e poi all’omonima associazione che ancora oggi si occupa di trasmettere ai giovani i principi del pacifismo e dell’ambientalismo.

Le due cose infatti, come ci spiega Rosanna Miccoli, presidentessa dell’associazione, vanno di pari passo. Il nucleo di entrambi i concetti è il bisogno di scegliere la vita, come ripeteva spesso Claudio, di scegliere di costruire anzichè distruggere.

“Alla morte di Claudio io avevo 16 anni” ci racconta Rosanna, “il dolore inizialmente è stata una cosa estremamente privata, poi abbiamo deciso di lavorare a questo progetto per dargli voce, perchè le idee non muoiono- dice ricordando le parole di Giovanni Falcone- ma continuano a camminare sulle gambe degli altri.”

Le abbiamo chiesto poi da dove si parte per combattere quella violenza di stampo neofascista che ha causato la morte di Claudio e che ancora oggi, basti pensare a movimenti come quello di Casapound, non è stata debellata.

“Oggi anche grazie ad alcuni politici stiamo assistendo a un risveglio di queste idee. La soluzione sta nel non dimenticare, nel parlarne sempre per evitare che la storia si ripeta. La violenza va arginata attraverso l’educazione alla pace e alla nonviolenza sin da giovani, negli adulti è più difficile scardinare certi ingranaggi.” afferma ancora Rosanna.

Le attività attraverso le quali i volontari dell’associazione si propongono di insegnare questi valori sono numerose. Ogni anno vengono organizzate, ad esempio, escursioni di una settimana nel parco nazionale d’Abruzzo, luogo assai caro a Claudio dove, al rifugio Forca Resuni, a quasi 2000 metri d’altezza, c’è una lapide con una sua poesia. L’associazione offre inoltre laboratori e concorsi di scrittura creativa e di fumetto, arrivando a pubblicare nel 2017 una raccolta, intitolata “la più bella vittoria”, di storie a fumetti sul tema della nonviolenza , compresa una iniziata da Claudio stesso. Nel 2018 poi è stato realizzato il progetto “La città della pacienza”, una mappa guidata tra i luoghi e le storie della nonviolenza a Napoli.

“Quello che cerchiamo di spiegare ai ragazzi è che la nonviolenza non è soltanto la negazione di qualcosa, non vuol dire non agire ma tutt’altro. Dichiararsi nonviolenti vuol dire scegliere sempre di agire seppure in un’ottica pacifista.” afferma la sorella di Claudio.

L’associazione nel corso di questi anni ha raggiunto molti obiettivi, tra le pubblicazioni e la strada initolata a Claudio nel quartiere di Poggioreale, e sono tanti ancora i progetti in cantiere, frutto del coraggio di chi ha saputo trasformare una tragedia in un grande gesto di altruismo. “Nietzsche affermava che i dolori che non ci uccidono ci rendono migliori, io non so se il nostro lutto ci ha reso migliori- conclude Rosanna- ma sicuramente ci ha dato la spinta e la carica per essere qui ora.”

di Marianna Donadio

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