Ck Street Dance Accademy – “Il nostro ballo libero”

Tommaso Morlando 17/11/2016
Updated 2016/11/17 at 12:58 PM
6 Minuti per la lettura

Ck Street Dance Accademy Il nostro ballo libero

Danza significa sacrificio, rinunce, condivisione e talvolta anche famiglia. È uno sport, una passione che non può avere prigioni, in grado di coniugare l’individualismo alla sintonia di gruppo. La danza, nel suo essere multiforme, è espressione di libertà, spesso riscatto, emancipazione, cultura, identità. L’hip hop, tra le discipline di ballo, è forse quella che rappresenta meglio questi valori.Ck Dance dscn0043 dscn0045

La “Ck Street Dance Accademy” di Aversa, in particolare, costituisce un’eccellenza e un punto di riferimento sul territorio per i tanti giovani appassionati della danza hip hop.

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Presso la nostra sede abbiamo incontrato una piccola parte degli oltre 100 ragazzi che frequentano l’accademia, insieme ai responsabili che hanno reso tutto ciò possibile, ossia i fratelli Alfredo e Paola Ruffo.

“La scuola di danza nasce 27 anni fa, ma da 13 ha assunto il nome di “Ck Street Dance” – ci spiega Alfredo – ci sono più di 12 insegnanti oltre i tanti ragazzi che una volta diplomati lo diventano a loro volta. Io faccio questo lavoro per passione, sono vicepreside del Liceo di Aversa e non ho bisogno di lucrare. Tutto quello che riusciamo a guadagnare dagli eventi in cui ci esibiamo va ai ragazzi.”

In occasione della Sfilata Primavera/Estate Donna 2017 tenutasi lo scorso settembre al Milano Fashion Week, 60 ballerini della Ck Street Dance hanno occupato la passerella per una straordinaria performance, ispirata alle tradizioni culinarie e stilistiche del Sud.

“La collaborazione con Dolce e Gabbana, nasce da un incontro casuale con Stefano Dolce, al quale avevo parlato della nostra scuola” – ci racconta Alfredo che ha diretto la coreografia e lo spettacolo napoletano dei due celebri stilisti. “Abbiamo avuto fortuna ad esser stati chiamati da D&G, ma anche dalla Red Bull. D&G mi telefonarono a Febbraio, e mi diedero carta bianca sulla scelta dei ragazzi, dicendo che ci avevano scelti perché avevamo personalità. Saranno 4 giorni di festa, mi dissero, fai tu.”

Osservando Alfredo e i suoi ragazzi, è evidente che siano come una famiglia: affetto, accoglienza, ascolto, ma anche confronto, litigi e riappacificazioni. Alcuni dei ragazzi presenti prendono la parola, presentandosi e parlando soprattutto della grande passione che li lega. Il primo è Leonardo, che ci tiene a specificare che: “L’hip hop è una cultura che ha una 40ina di anni e la danza è una sua forma di espressione, insieme al Writing, al MCing, al Djing. La cosa principale che insegna – prosegue- è non giudicare le persone per l’esteriorità.” Continua Federica, che ci racconta: “E’ una danza sociale, uno stile di vita che fa sentire liberi, io ho trovato la mia dimensione ballando hip hop. Sono cambiata anche grazie ad Alfredo, e sono me stessa al 100%.” Ci confermano che in Italia persiste una visione della danza che mette al centro la danza classica, ma che pian piano si sta comprendendo come la danza hip hop permetta maggiormente di tirar fuori l’essenza dei giovani, il loro carattere, attraverso la libertà di esprimersi totalmente. È anche migliorata la considerazione popolare verso i ballerini, ci assicura Leonardo, mentre Stefano ci dice: “Ballo hip hop da 7 anni. Oggi ne ho 20. È bello condividere tutto con questa che per me è la mia famiglia.” Alfredo sottolinea quanto questi ragazzi siano bravi, ed emerge orgoglio e soddisfazione, quella di una vera famiglia, unita dalla passione per questa danza, che come tutte le vere passioni non si può frenare. Arianna, altra ballerina della CK, racconta: “Ho 15 anni e per un periodo ho provato a lasciare l’hip hop. Ma avevo bisogno di esprimermi e dico sempre che le persone non mi conoscono finché non mi vedono ballare. Sono 3 anni che ho ripreso, e tra noi c’è amicizia, litigi, incomprensioni ma la stessa passione!” Francesca le fa eco: “Ho 16 anni e ballo da 5…fa parte della mia personalità e della mia vita.” Alfredo, infine, ci spiega come si è avvicinato a questo tipo di danza: “Inutile dire che qui l’hip hop si è imposto tempo dopo la sua nascita negli USA. Io ho studiato per 18 anni danza classica, poi moderna, contemporanea, quindi ho scoperto l’hip hop e ho pensato che anche se ero grande, dovevo studiarlo. I ragazzi mi danno una carica incredibile, questa è una danza che permette di essere se stessi, trasmette dei messaggi di libertà, aggregazione, protesta e per me è anche condivisione e formazione. Accolgo tutti nella mia scuola.” A tal proposito, chiediamo se magari non ci siano degli interessi nel voler a volte sminuire l’hip hop: “Di certo – risponde – ci sono scuole che chiedono tanti soldi. Ma a noi interessa che loro imparino, che diventino veri ballerini, che possano rappresentarci ovunque. Ci stanno già riuscendo”.

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