Castel Morrone. Santa Scorese, martire della dignità della donna

Nicola Iannotta 21/03/2023
Updated 2023/03/21 at 9:41 PM
8 Minuti per la lettura

L’immagine, o meglio la foto, cattura un sorriso giovanile, espressivo di un espanso desiderio di vita. L’immagina cattura un sorriso di una ragazza appena ventenne, ed è un sorriso comune a molti sorrisi di quell’età: energici, vividi, onnivori di conoscere e di esperire ciò che ancora deve essere vissuto.

Acerbo diremmo, perché ciò che ora è acerbo deve maturare. Ha tutto il tempo per farlo. Tutti gli anni e tutte le esperienze che ci vogliono a fare una vita. Direste mai che quel sorriso, così giovane, così luminoso, così acerbo è già l’ultimo sorriso? Un sorriso che già si estingue nelle cupe pieghe di una morte?

Dalla foto, la ragazza è ripresa negli abiti comuni di una persona comune. E il suo dolore sta proprio qui, nell’esser stata sottratta irreparabilmente e controvoglia da una comune quotidianità che era la sua amata vita. Tutto a causa di un gesto violento.

Santa Scorese. La vita

Nacque a Bari il 6 febbraio 1968. Fin da piccola Santa Scorese mostrò una forte vocazione mariana derivata dal culto a Maria Ausiliatrice. A 15 anni cominciò a prestare opera di volontariato presso la Croce Rossa Italiana dove si occupò di ragazzi poliomielitici e affetti da distrofia muscolare. Prese parte attivamente alla vita del Movimento Gen, ramo giovanile dei “Focolari” fondati da Chiara Lubich o operò nel corpo della Protezione Civile.

Un impegno sociale molteplice espresso anche attraverso l’assistenza agli anziani ricoverati nelle case di riposo (nei visi dei quali vide il volto di Gesù abbandonato) e ai bambini orfani ricoverati negli istituti.

Dopo aver conseguito la maturità classica presso il liceo “Orazio Flacco” di Bari, si iscrisse al corso di laurea in pedagogia presso la locale università.

A partire dal 1988 un giovane psicopatico, che casualmente la sentì proclamare la Parola di Dio durante una celebrazione nella cattedrale di Bari, cominciò a seguirla ovunque. Un corteggiamento per nulla innocente che subito si espresse nelle forme dello stalking, in un tempo in cui il reato di “stalking” non era ancora perseguibile penalmente e pertanto le denunce presentate dalla famiglia alle autorità competenti non ebbero alcun effetto.

L’ossessione divenne sempre più violenta, e la gelosia finì con l’inghiottire il limite per l’amore religioso, al punto tale che l’uomo scrisse alla ragazza un biglietto che così recitava: «O mia o di nessuno, e nemmeno di Dio». Fu chiara la gravità delle minacce. Nonostante le precauzioni, nella tarda serata di venerdì 15 marzo 1991 il persecutore attese sotto il portone di casa la fanciulla e la colpì con quattordici coltellate.

Santa morì il 16 marzo 1991.

Oggi Santa Scorese riposa nel cimitero di Palo del Colle.

La beatificazione

La vicenda di Santa racchiude una testimonianza di fede profonda, esemplificata dalla sua vita e documentata dal suo diario e dalle sue lettere.

Il vaticanista Luigi Accattoli, dopo aver letto i suoi scritti, ha definito Santa “una figura affascinante” e ha inserito il suo nome in un libro in cui egli annovera le “martiri della dignità della donna”. Il nome di Santa compare citato qui insieme a Maria Goretti, Antonia Mesina, Pierina Morosini e Teresa Bracco.

Nella giornata di domenica 5 aprile 1998, durante le celebrazioni della XIII Giornata mondiale della gioventù, padre Mariano Magrassi, arcivescovo di Bari-Bitonto, annunciò ufficialmente l’apertura dell’inchiesta diocesana per la causa di beatificazione della ragazza.

La fase diocesana si è conclusa il 7 settembre 1999 e le sue risultanze sono state registrate a Roma il 18 ottobre 1999 dalla stessa congregazione. Attualmente la giovane è Serva di Dio, per l’eroicità dimostrata in una tragedia analoga a quelle di sante come Maria Goretti e Antonia Mesina.

Santa, una ragazza che voleva vivere

“Perché?” è l’unica parola che rimbomba nella coscienza di tutti e ha il tonfo di una pesante domanda.

“Santa, una ragazza che voleva vivere” è il titolo di una manifestazione organizzata a Castel Morrone in onore di Santa Scorese e in programma per sabato 25 marzo.

“Santa, una ragazza che voleva vivere” è forse il titolo più appropriato ad un evento che si propone di raccontare la storia tragica della giovane ragazza di Bari. Quella virgola, posta lì a metà fra il nome e ciò che definisce quel nome impone una pausa e rafforza la lettura sul secondo elemento posto oltre la cesura: sul suo desiderio di vita troppo presto stroncato. Santa voleva vivere e questa verità non è negoziabile.

La tragedia della morte e la singolarità della vicenda hanno fatto della fanciulla un simbolo di eroismo e di lotta. Un esempio di spiritualità e potenza della fede. A corroborare questa narrazione della storia di Santa, la sua beatificazione, che ha eretto la comune ragazza a martire di fede. E allora, se il nome “Santa” del titolo dell’evento si riferisse all’epiteto anziché al nome proprio, quella virgola, posta lì in mezzo, starebbe a sottolineare tutta l’amarezza per la storia di violenza piombata su di una semplice ragazza che neanche un processo di beatificazione potrà mai realmente redimere del tutto.

Castel Morrone 25 marzo 2023

L’evento dal titolo “Santa, una ragazza che voleva vivere” rientra nel programma di sensibilizzazione culturale al tema della violenza sulle donne, avviato dallo sportello locale “Noi Voci di Donne”.

L’evento si svolgerà presso il Palazzo Ducale del comune casertano a partire dalle ore 17.00 e vedrà la partecipazione della sorella di Santa Scorese, Rosamaria Scorese, la quale porterà in testimonianza diretta i ricordi di quei nefasti episodi che le strapparono l’anima di sua sorella.

A commentare l’importante testimonianza che sarà data da Rosamaria Scorese, l’Ass. alle Politiche Sociali, la Dott.ssa Valentina d’Errico: «A 23 anni non si può morire e non si può morire di stalking. Santa è morta per una scarsa sensibilità sul tema della violenza di genere. Santa è morta in anni in cui lo stalking non era perseguibile penalmente. Anche la sua vicenda ha contribuito ad uno sviluppo del dibattito pubblico sfociato poi in un disciplinamento penale sui reati di violenza di genere. Come sportello “Noi Voci di Donne” vogliamo render noto quanto la storia è stata complice di ingiustizie. Vogliamo che questi fatti siano presenti e vivi nel dibattito della comunitario affinché episodi di simile violenza siano riconosciuti e condannati prima di qualsiasi tragica realizzazione, che nessuno mai si augura. Credo che ascoltare le parole della Sig.ra Rosamaria sabato 25 sarà un’esperienza fondante di un valore culturale e umano».

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