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Caserta: il PUC nel cassetto

Francesco Cimmino 04/03/2020
Updated 2020/03/04 at 1:58 PM
7 Minuti per la lettura

Il governo del territorio è una materia complessa e molto tecnica. Abbiamo ascoltato l’architetto Stefania Caiazzo, ex assessore all’Urbanistica del Comune di Caserta, per provare a sciogliere alcuni dubbi riguardo ai ritardi nell’approvazione del Piano Urbanistico Comunale del capoluogo campano.

Da assessore, anche attraverso un’attività intensa di partecipazione pubblica, ha completato alcuni step fondamentali del processo di pianificazione, giungendo tra l’altro all’approvazione del Preliminare di piano nel 2017.
Innanzitutto, cos’è un Piano Urbanistico Comunale?

«Il PUC è un quadro di norme attraverso le quali si articola una proposta di sviluppo del territorio. Un progetto condiviso, un riferimento stabile democraticamente riconosciuto e uguale per tutti. Il piano definisce dunque una strategia in cui si articolano tutti i diversi settori della vita urbana: dalla tutela e dalla valorizzazione ambientale al recupero dei tessuti storici, dalla mobilità alle attività commerciali, dalle aree per i servizi e le attrezzature pubbliche alle infrastrutture, dalla riqualificazione delle aree di recente edificazione a quelle di rigenerazione e trasformazione.

Il piano è un processo attraverso il quale si delinea uno sviluppo urbano possibile, orientato prioritariamente al benessere degli abitanti attraverso l’incremento della qualità urbana, che è insieme qualità sociale, economica, insediativa, ambientale. La sua importanza, insieme tecnica e politica, non è assolutamente da sottovalutare».

Quali strumenti urbanistici sono attualmente in vigore per il governo del territorio di Caserta?

«Attualmente si vive in Campania una condizione di stallo, che dura da tempo, e che dovrebbe far paura a chi amministra e a chi viene amministrato. In questo momento particolare siamo in una condizione paradossale: in assenza di PUC – a Caserta come in altri comuni – il Piano Regolatore Generale è ancora lo strumento vigente e spesso si tratta di uno strumento vecchio – a Caserta in particolare di oltre 40 anni – dunque con una visione della città e una impostazione progettuale ormai anacronistiche. In Campania la legge regionale prevede per i Comuni l’obbligo di approvazione del PUC dal 2004.

La lentezza da parte di molte amministrazioni comunali campane nel seguire la procedura ha portato la Regione ad approvare una serie di proroghe e a diffidare le amministrazioni in caso di perdurante inadempienza. Ma le amministrazioni disinteressate all’approvazione del PUC non hanno più giustificazioni; l’assenza di strumenti aggiornati di pianificazione non dovrebbe essere più tollerata, dagli enti sovraordinati ma soprattutto dai cittadini».

Da cosa scaturisce la lentezza di un’amministrazione comunale?

«Un’amministrazione comunale non sceglie di approvare un piano urbanistico, lo deve fare per forza e nei tempi prescritti, perché è obbligata dalla legge. Tra i compiti di un’amministrazione c’è quello di controllare e sollecitare il gruppo di progettazione incaricato affinché consegni il piano entro i termini stabiliti dalla convenzione stipulata e secondo le modalità e i contenuti previsti dalla legge. Se gli amministratori e i progettisti incaricati non rispettano i tempi previsti, le ragioni devono essere spiegate alla città».

Infatti a novembre, dopo che la proposta definitiva del PUC è stata depositata nel cassetto del Sindaco, due consiglieri di opposizione insieme ad un nutrito numero di associazioni casertane ha fatto richiesta di accedere agli atti, ma ad oggi non hanno ottenuto risposta. Come mai secondo lei?

«L’amministrazione può farlo ma non è obbligata a rendere pubbliche le tavole del PUC definitivo e della VAS nel momento in cui i progettisti le consegnano. Ma è invece obbligata, nei tempi stabiliti dalla legge, ad adottare e pubblicare il piano. Dal momento dell’adozione/pubblicazione il cittadino ha un grande potere: il piano pubblicato può essere oggetto delle osservazioni dei cittadini, alle quali l’amministrazione è obbligata a rispondere in modo chiaro e circostanziato».

Dunque di chi è la responsabilità per la quale il PUC non viene adottato?

«L’amministratore pubblico, in generale, è il responsabile della mancata adozione del piano. Nell’eventualità di ritardi della consegna del PUC e della VAS, deve formalmente richiedere ai progettisti di rispettare la convenzione e dunque i tempi concordati e previsti. I cittadini, i gruppi politici e le associazioni, a loro volta, devono ribadire il loro diritto alla pianificazione e alla partecipazione, dunque ad avere, nei tempi stabiliti dalla legge, un piano e una strategia complessiva per l’intera città contrastando la trasformazione in variante al PRG solo di alcune parti di essa.

Il diritto alla pianificazione equivale al diritto alla democrazia. Ed a questo punto mi chiedo, per Caserta come per altri comuni, dal momento che trascorre diverso tempo dall’approvazione del Preliminare alla consegna della proposta definitiva, in che modo si è in grado di confermare – dal punto di vista tecnico, amministrativo e politico – la strategia complessiva condivisa e definita nel Preliminare di PUC se in questo lasso di tempo, in alcuni casi anche di quattro o cinque anni, una serie di interventi parziali di trasformazione urbanistica vengono approvati?».

Come cittadini cosa suggerisce possiamo chiedere all’amministrazione in questo momento?

«Sicuramente – visto che la proposta definitiva del PUC mi pare di capire sia stata consegnata dai progettisti – oltre che avanzare, come ho già detto, precisa richiesta di informazioni sui tempi in merito all’adozione del PUC, chiederei informazioni sugli esiti della Valutazione Ambientale Strategica definitiva».

di Francesco Cimmino

TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE N°203
MARZO 2020

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