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Caserta, gli artisti dello spettacolo in piazza per il loro settore

Redazione Informare 02/05/2021
Updated 2021/05/02 at 10:57 AM
4 Minuti per la lettura

Lo spettacolo ha scelto il silenzio per manifestare la sofferenza di un settore in agonia, cinque minuti rivolti allo stato, cinque al pubblico. Così, il primo maggio, gli artisti del “Coordinamento casertano per lo spettacolo” sono scesi in piazza, quella della prefettura di Caserta, per lanciare il proprio messaggio, un documento condiviso e firmato da oltre duecento artisti. La debole pioggia non ha fermato questo movimento, che lo ha reso anzi più suggestivo, animandolo di ombrellini policromi.

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Il lungo documento mette in risalto non solo i problemi del settore, la voglia di ricominciare, le proposte per la ripartenza, ma anche la funzione educativa di un settore culturale come quello dello spettacolo, che da sempre ha compito di orientamento per la cittadinanza, fondamentale mezzo per la politica attraverso cui arrivare al popolo da tempi immemori… ci sovviene il pensiero del teatro nell’antica Grecia.Ma dopo il silenzio arriva il tempo di parlare. “Ci vogliono leggi che regolamentano lo spettacolo”, dice l’attore Roberto Solofria, e quando gli si chiede come nasce l’idea del coordinamento prosegue: “in tutta Italia si sono creati dei coordinamenti del settore, sinora solo Caserta era silente. Come spesso accade nella nostra città si tende a restare slegati, e questo non fa emergere la globalità dei problemi. Sembrava che nella città di Caserta non ci fossero lavoratori dello spettacolo. Era ora di avviare un movimento anche nella nostra città, e il primo maggio ha dato l’occasione propizia per scendere in piazza e portare all’attenzione pubblica i problemi di un settore che anche oltre la pandemia è fatto di saltuarietà, con dinamiche poco conosciute, in particolare per quelli che sono fuori dai grandi riflettori. Questi lavoratori chiedono il riconoscimento di questa realtà, di un riconoscimento sociale per l’importanza di chi svolge questo mestiere e anche assicurativo, che permetta di arrivare come tutti gli altri alla pensione.”Sulle proposte troviamo la riflessione ancora di Roberto Solofria: “quando bisogna progettare per la cultura, sui comuni o sugli altri enti preposti non si chiamano mai i professionisti come si fa per gli altri campi, bensì sempre si trovano persone che svolgono altri mestieri a gestire bandi e fondi destinati alla cultura. Così abbiamo un “Settembre al Borgo” che potrebbe essere una manifestazione strutturata, con un filo logico che segue la cultura, invece di eventi spot che poco hanno a che fare con il territorio.”

Presenti attori, registi, musicisti, vari addetti ai lavori che ruotano intorno al mondo dello spettacolo del panorama casertano, fotografi e giornalisti, per dare voce a questa protesta, forse rimasta per troppo silente.

La pandemia ha fatto emergere la fragilità di un settore privo di tutele da troppo tempo” è il lucido incipit del manifesto affisso in piazza e sviscerando la realtà nuda e cruda si legge: “abituati ad una vita da precari, siamo costretti a barcamenarci tra occupazioni saltuarie, lavoro in nero, e sussidi insufficienti, riappropriamoci a fatica di una vita degna.”

Il lungo documento mette in risalto non solo i problemi del settore, la voglia di ricominciare, le proposte per la ripartenza, ma anche la funzione educativa di un settore culturale come quello dello spettacolo, che da sempre ha compito di orientamento per la cittadinanza, fondamentale mezzo per la politica attraverso cui arrivare al popolo da tempi immemori… ci sovviene il pensiero del teatro nell’antica Grecia.
Ma dopo il silenzio arriva il tempo di parlare. “Ci vogliono leggi che regolamentano lo spettacolo”, dice l’attore Roberto Solofria, e quando gli si chiede come nasce l’idea del coordinamento prosegue: “in tutta Italia si sono creati dei coordinamenti del settore, sinora solo Caserta era silente. Come spesso accade nella nostra città si tende a restare slegati, e questo non fa emergere la globalità dei problemi. Sembrava che nella città di Caserta non ci fossero lavoratori dello spettacolo. Era ora di avviare un movimento anche nella nostra città, e il primo maggio ha dato l’occasione propizia per scendere in piazza e portare all’attenzione pubblica i problemi di un settore che anche oltre la pandemia è fatto di saltuarietà, con dinamiche poco conosciute, in particolare per quelli che sono fuori dai grandi riflettori. Questi lavoratori chiedono il riconoscimento di questa realtà, di un riconoscimento sociale per l’importanza di chi svolge questo mestiere e anche assicurativo, che permetta di arrivare come tutti gli altri alla pensione.”

In piazza anche il regista Rino Della Corte, che sulle riaperture dichiara: “anche riaprire non significa che domani si riempiono i teatri, che già non si riempivano prima. Rivendichiamo una spesa della cultura partecipata, di partecipare ai bandi, vogliamo sapere come si spendono i soldi per la cultura, vogliamo spazi per la cultura, per questo è giusto ora mobilitarsi!”

Sulle proposte troviamo la riflessione ancora di Roberto Solofria: “quando bisogna progettare per la cultura, sui comuni o sugli altri enti preposti non si chiamano mai i professionisti come si fa per gli altri campi, bensì sempre si trovano persone che svolgono altri mestieri a gestire bandi e fondi destinati alla cultura. Così abbiamo un “Settembre al Borgo” che potrebbe essere una manifestazione strutturata, con un filo logico che segue la cultura, invece di eventi spot che poco hanno a che fare con il territorio.”

Le idee sono chiare ed è ora per la città di rinascere, anche con l’arte, lo spettacolo e la cultura che ci manca tanto quanto tutto il resto, fondamentale cibo per l’anima quale è.

di Lucia Dello Iacovo

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