«Diversi da chi?» è la domanda con cui si è aperto l’intervento di Bernardo Diana, responsabile del Centro antidiscriminazioni LGBT+ di Caserta, nel corso del convegno “Io non ho paura”. Il 17 maggio 2023 la scuola media statale di Falciano del Massico e l’amministrazione comunale si sono incontrate in occasione della Giornata Internazionale contro l’omolesbobitransfobia, andando così a rappresentare una delle poche realtà locali che si sono mosse in tal senso. Ancora una volta, il problema va ricercato nell’indifferenza: «Generalmente, in occasione di ogni ricorrenza importante, il Ministero dell’Istruzione invia una circolare a tutti i presidi delle scuole. La circolare per il 17 maggio è stata inviata ieri sera alle 19.38 – ci dice Bernardo Diana, telefono alla mano per mostrarci l’orario esatto d’invio della circolare – con una lettera senza spirito, né emozione. È stata solo per pura formalità».
La situazione in Campania
A partire dal 2022, Rain Arcigay Caserta ha incominciato a tenere un report costante e dettagliato delle segnalazioni ricevute. Gli episodi di violenza fisica finora registrati sono pari a zero, anche se ciò non equivale alla loro definitiva scomparsa: «Parliamo di episodi di violenza che innescano nella vittima quel meccanismo psicologico che ricade nel senso di colpa e che la porta a pensare di esserselo meritato» ricorda Bernardo. La situazione è stabile, invece, per quanto riguarda i casi di discriminazione verbale, seppur la maggior parte di esse si siano trasferite sul web. Sulla questione dei social network si è espressa Emilia Galeone, attivista volontaria di Rain Arcigay Caserta, ricordandoci il biennio della pandemia da COVID-19: «Per molti il tempo trascorso a casa ha fatto male, specie se inseriti in un contesto abusivo e traumatico; per altri, invece, è stato un modo per prendersi del tempo per se stessi e per scoprirsi, anche grazie ai social network. Spero che le persone siano più consapevoli che dietro uno schermo ci sia sempre un altro essere umano».
«Più che un piccolo passo, il DDL Zan era un contentino»
Dalla legge Cirinnà del 20 maggio 2016 ne è passata di acqua sotto i ponti, eppure la situazione in Italia non sembra accennare a migliorare. Anche questo 17 maggio ILGA-Europe ha rilasciato il suo report annuale, segnalando che su 49 paesi l’Italia occupa il 34esimo posto: con una perdita di due posizioni dal 2018 ad oggi, l’Italia si trova dietro a paesi come l’Ungheria di Viktor Orbán. Una situazione allarmante, a cui s’aggiungono i dubbi sorti dall’ormai naufragato DDL Zan. «Il DDL Zan era una legge che ampliava il raggio d’azione, andando ad accostare all’omolesbobitransfobia anche la misoginia e l’abilismo – ricorda Bernardo –. Sono tutte tematiche che in Italia tendiamo ad ignorare perché crediamo che ci siano problemi più importanti, senza tener conto che, per com’è strutturato il nostro stato, possiamo occuparci di più questioni parallelamente. Ma dal punto di vista giuridico non sarebbe servita a niente: era solo un’estensione della legge Mancino che in Italia, da quando esiste, sarà stata applicata una decina di volte».
Un cambiamento che parte dalla scuola
In una rivoluzione che deve prender avvio dalla cultura, è fondamentale il ruolo della scuola. Infatti, la maggior parte degli episodi di violenza e discriminazione segnalati provengono proprio dai ragazzi delle scuole medie. «L’incontro di oggi è fondamentale – afferma Bernardo – nella misura in cui qualcuno uscirà da quell’aula considerando un punto di vista differente che possa permettergli di sviluppare un certo spirito critico». La speranza che viene riposta nel futuro è di avere un’istituzione che trovi il coraggio di fronteggiare tematiche di questo calibro con incontri non più edulcorati, con prese di posizione più salde e dando spazio a chi, queste discriminazioni, le vive ogni giorno. «L’omertà risiede spesso nella scuola: i bambini non nascono né cattivi, né omofobi. Anche omettere qualcosa fa male. Noi oggi siamo qui proprio per questo: per essere il cambiamento che vogliamo nel mondo, partendo dal piccolo» conclude Emilia.