Musica italiana all’estero: Carlo Russo da Castel Volturno all’est Europa

Redazione Informare 14/08/2017
Updated 2017/08/14 at 11:53 AM
4 Minuti per la lettura

Si dice che le mode cambino, che l’arte si evolva e la musica non faccia eccezione: vari filoni musicali si susseguono nel tempo, nuovi modi di fare musica si impongono ai gusti del pubblico e sui mercati discografici internazionali. La melodia italiana e la musica napoletana in particolare, però, escono da questi schemi e sebbene il tempo passi, vantano un pubblico sempre numeroso e appassionato. In tutta l’Europa (e non solo) gli artisti italiani sono richiesti, amati, seguiti.

Informare incontra il musicista Carlo Russo, e partendo quindi dal territorio di Castel Volturno, dove l’artista risiede, per affrontare un discorso che si espande all’Europa intera. «Sono conosciuto più all’estero che qui – esordisce Carlo Russo – da 10 anni vivo e suono in giro, il primo concerto in Russia è stato appunto nel 2006. Sono un cosmopolita, nato a Napoli, residente a Castel Volturno con metà famiglia milanese». Dell’esperienza in Russia, Ucraina e dintorni, racconta che c’è un pubblico fantastico, che si fa amare, che ama la musica profondamente, che non fa distinzioni tra artisti più o meno famosi. «É la bellezza del popolo russo – spiega – lì non c’è il giovanilismo né la fama a tutti i costi, anche ragazze di 18 anni si sono interessate alla mia musica, hanno comprato il disco. C’è una mentalità aperta che consente alle persone di ascoltare gli artisti senza alcun tipo di pregiudizio. È gratificante suonare in un’atmosfera del genere, e riempire i teatri, alla stregua di artisti italiani molto amati anche all’estero come Pupo, Albano, Celentano, Fogli».

Carlo Russo si definisce un musicista rock, influenzato dai mostri sacri di questo genere, come Beatles, Rolling Stones, Led Zeppelin, ma molte sue canzoni le definisce pop/rock, dai testi plurilingue: «Scrivo in italiano, ma anche un po’ in russo, inglese, qualcosa in spagnolo, e prossimamente napoletano». Si, perché dalle basi rock dalle quali parte, Carlo sta approcciandosi ora alla canzone partenopea, che ama molto e sulla quale dice: «È amatissima e richiestissima in Russia, in Ucraina e finanche in Cina. Ho così deciso di incidere il mio primo disco in lingua napoletana, che uscirà probabilmente tra Febbraio e Marzo».

Degli album passati ci racconta: «Quelli ufficiali sono 3: il primo, Sturm und Drang, peraltro ristampato quest’anno. Poi ci sono stati “Aspettando l’arcobaleno”, con il titolo anche trasposto in russo, e “Hypnotic trance meditation”, disco sperimentale di 16 brani, senza testi». Gli chiediamo qualcosa dei progetti futuri, oltre l’uscita dell’album in lingua napoletana: «Sarei felice di portare questo prossimo disco in tour in città come Kiev, Mosca e San Pietroburgo. Sarebbe una consacrazione per me in quei Paesi, verso cui nutro grande gratitudine.  Ritornerò lì a Maggio, per 5 mesi».

Auguriamo a Carlo Russo di riuscire in questo intento, e di rappresentare dunque ancora di più e meglio la musica italiana all’estero.

di Valeria Vitale
valeriavitale18@gmail.com

Tratto da Informare n° 165 Gennaio 2017

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