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BUSCì e il rap che torna ad “essere umano”

Gianrenzo Orbassano 07/11/2022
Updated 2022/11/07 at 12:43 PM
4 Minuti per la lettura

Da aspirante giornalista che vuol raccontare la musica, ho sempre pensato che rincorrere gli ultimi tormentoni in classifica sia un esercizio spesso inconcludente: la musica non esiste solo su Spotify. Certo, la piattaforma appena citata offre una vetrina che dieci anni fa ci sognavamo. Ma il mio modo di scoprire musica è sempre stato quello di confrontarmi con le persone scendendo per strada.

Ho scoperto molta musica interessante anche solo facendo conoscenza ad una festa. Non c’era bisogno leggere le “mirabolanti recensioni” sulle riviste specializzate. Nel nostro caso, in questa festa alla consolle c’era un dj che girava qualche brano commerciale. Si applicava, era bravo. Scopro che lui in realtà fa rap. Wow, musica per le mie orecchie. Il rap è un modo per raccontare le storie. Lo facevano i cantautori anni fa, oggi i rapper sono i nuovi cantautori dei nostri tempi.

Andrea “BUSCì” Piccirillo, giovane rapper partenopeo: l’intervista a Informare Online

Le storture in questo genere musicale, culturalmente rivoluzionario all’inizio degli anni ’80, sono state ahimè tantissime. Tanto che il rap sta vivendo un periodo difficile, di crisi. Vuoi per la trap che sta prendendo il posto dei vari mc americani o, se vogliamo giocare in casa, di quelli che si alternavano sui palchetti dei centri sociali di Napoli e periferia. Ma è dalla crisi che nascono le migliori intenzioni. Andrea Piccirillo, BUSCì, è un ragazzo di 19 anni. Lui, ad esempio, meriterebbe una vetrina molto più importante rispetto ai vari “grandissimi artisti con la puzza sotto il naso” che sono i cocchi delle “celeberrime ed importantissime” testate ed etichette discografiche varie.

Nato a Napoli, BUSCì è un ragazzo cresciuto in un quartiere ad Ovest di Napoli, Bagnoli.
Ancor più giovane, iniziò con una penna sopra ad un foglio provando a scrivere le prime barre, a buttare giù strofe su strofe: «Ricordo i miei primi freestyle nelle quattro mura della mia stanza con un telefono ed una strumentale presa da YouTube. Nei miei pomeriggi dopo scuola, passavo il tempo all’interno di una struttura sociale chiamata Yout Space dove all’interno si tenevano corsi Hip Hop. Fu lì che nacque il mio nome d’arte “Buscì”. Grazie alla cooperativa “il quadrifoglio” ho iniziato un nuovo percorso».

Da “In Gabbia” a “6novembre”

Ad ottobre del 2021, esce il suo primo singolo “In Gabbia” prodotto dal rapper e producer partenopeo Oyoshe Waza negli studi di “4rawcitysound”. Intanto, BUSCì partecipa a vari eventi dove riesce a far conoscere la sua musica. «Dopo un anno tra indecisioni e giorni pensierosi, finalmente sono tornato e sono carico per nuove cose e nuovi progetti. Sono orgoglioso di annunciare che il mio brano “6Novembre” è uscito su YouTube, prodotto da DjUncino e Mērū McQueeN con la specialvoice di Oyoshe Waza».

E il nuovo singolo è uno spaccato della vita di tutti i giorni. Ci sono le barre che raccontano di riscatto, di “…graffi sul tuo corpo/ Ogni colpo vale troppo/ Quante volte un cuore rotto/ti lascia sotto di un blocco“. C’è finalmente quell’esigenza di esprimere qualcosa, la pretesa di riportare su di un piano genuino quello che il rap nel corso degli anni ha perso durante la sua evoluzione. Un rap che si mischia volentieri con il dialetto: “Nuje simm’ essr uman/ma ije te chier scus/ E vir chesti man, nun ponn fa chiù abbus/ Ma tu p me si abbus, sta port m le chius/ Ije Sò n’essr uman, buss è te chier scus“.

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