Budget esauriti nei centri privati accreditati. È l’ennesimo colpo alla tutela della salute dei cittadini, già compromessa da due intensi anni di pandemia che hanno messo a dura prova i sistemi sanitari regionali.
Strutture pubbliche e private intasate per le cure Covid-19, interi reparti ospedalieri chiusi e visite di controllo e prevenzione rimandate. L’emergenza non ha fatto altro che smontare la narrazione sulla tanto acclamata “resurrezione” del sistema sanitario campano, dopo dieci anni di commissariamento e di tagli al personale, agli stipendi e ai posti letto. In una regione ancora ultima nella valutazione nazionale sui livelli essenziali di assistenza (Lea) e col primato europeo per i decessi riconducibili al sistema sanitario che potevano essere evitati.
“Non si muore solo di Covid”, in questi due anni molti l’hanno dimenticato. Ma la procrastinazione, in certi casi l’abbandono, delle visite e i controlli non legati al virus potrebbero provocare costi molto importanti alla qualità della vita e alla salute pubblica. Dopo le restrizioni imposte dall’emergenza, i primi mesi del 2021 hanno visto un’enorme domanda di prestazioni sanitarie, richiedendo la risposta tanto delle strutture pubbliche quanto di quelle private, che per alcune branche della specialistica ambulatoriale assicurano circa l’80% delle prestazioni. Ma con il collasso delle strutture pubbliche, che anche in tempi di quiete faticano a garantire i servizi minimi di assistenza, i centri privati accreditati già da marzo hanno iniziato ad affannare, esaurendo rapidamente i budget loro assegnati per il 2021.
Lo scenario, con alcune variazioni, è più o meno lo stesso in tutta la Campania e quasi per tutte le prestazioni.
Dopo le pressioni da parte delle associazioni di rappresentanza della Sanità privata e dei laboratori, ASPAT, Federlab e Cittadinanza Attiva, il 4 agosto la Regione Campania ha approvato il Piano Operativo Regionale per il recupero delle Liste di Attesa.
Le risorse previste sono 44 milioni da ripartire tra le Aziende Sanitarie Locali (in realtà già assegnate nel DD.LL 104/2020 “Disposizioni urgenti in materia di liste di attesa” ma non utilizzate) e 72 milioni per le strutture private accreditate (di cui 37 milioni di risorse assegnate con il DL 18/2020 ma non utilizzate più i 2/3 delle economie sui budget 2020 che ammonterebbero a circa 56 milioni) per finanziare le varie prestazioni di specialistica ambulatoriale. Tuttavia, le prestazioni comprese nei budget integrativi non possono essere erogate prima del 1° settembre 2021 e non oltre il 31 dicembre 2021.
«Ci aspettiamo un risultato pieno, che consenta ai cittadini le prestazioni fino al 31 dicembre. Ma con oltre 3 mesi di liste d’attesa e un fabbisogno di 160 milioni di euro annui sappiamo che non sarà sufficiente. Ci auguriamo almeno che l’utilizzo dell’extra-budget sia modulato a favore dei soggetti fragili e le categorie a rischio, in modo da coprire almeno il loro fabbisogno» – ha dichiarato il dott. Pier Paolo Polizzi, Presidente ASPAT.
Per ora nelle delibere regionali non compaiono indicazioni in merito e il rischio è quello di ritrovarsi nella stessa situazione già da novembre. Secondo quanto riportato nel Piano Operativo Regionale per il recupero delle Liste di Attesa, infatti, sono 41.290 le prestazioni in lista di attesa prenotate nel periodo 1 gennaio – 30 giugno 2021 e non erogate nei tempi previsti (dai 10 ai 30 giorni).
Almeno fino a settembre (per alcuni esami già da giugno) la maggior parte degli esami sarà a pagamento in tutta la regione e chi dovrà sottoporsi a controlli o accertamenti diagnostici dovrà sostenerne per intero i costi, oppure continuare ad aspettare e rimandare. La sanità se ne va in vacanza (meritata?) e insieme a lei anche il diritto alla salute dei cittadini. Ma quello forse in Campania se n’è andato già da un po’.
di Giorgia Scognamiglio