Sembra una barzelletta, ma purtroppo non lo è. Il Comune di Caserta, mentre tutti sono impegnati ad arginare l’emergenza sanitaria covid-19, spinge per la costruzione del famoso biodigestore. E così l’amministrazione Marino ci riprova: con una determina del 6 Aprile 2020 affida l’incarico di indagine delle aree in località Casa Mastellone per la realizzazione del biodigestore anaerobico.
E la preoccupazione dei cittadini è alle stelle. Infatti, come per le volte precedenti, l’area scelta è in prossimità di zone dall’alto interesse paesaggistico e monumentale. Si tratta di un’ex cava di carbonato di calcio sui monti Tifatini a Garzano, tra il monastero di San Michele e l’Acquedotto Carolino. Ma poco importa. A loro.
La determina n. 486 del 06/04/2020
I precedenti
Poco importa perché a quanto pare per poter accedere alla restante parte dei fondi stanziati dalla Regione Campania –in totale ben 26 milioni e mezzo di euro– bisogna consumare l’anticipo erogato di € 2.649.999,80; da spendere per l’eventuale progettazione o per “studi di prefattibilità”. Come nel 2016 quando si tentò di proporre il biodigestore nell’area ASI Ponteselice a pochi metri dalla Reggia e da diversi centri urbani, o a Lo Uttaro nell’ex mattatoio comunale, o nel 2017 a Gradilli. Nel caso di Ponteselice la mobilitazione dei cittadini, delle associazioni e dei Sindaci dei Comuni di Recale, Capodrise, Casagiove e San Nicola la Strada fu di vitale importanza per bloccare l’avanzamento della proposta.
Biodigestione o compostaggio?
Sembra il cane che si morde la coda, un ciclo infinito che divide gli esperti –e gli inesperti- su quale delle due pratiche sia la migliore. Beh di base, e non si può negare, ambedue le tecniche mirano ad una soluzione green del problema rifiuti.
Il biodigestore anaerobico -attraverso la digestione batterica di frazioni umide dei rifiuti urbani (FORSU), scarti dell’agricoltura, dei processi industriali agricoli e dell’allevamento provvede alla produzione di biogas e digestati. Il biogas è un combustibile naturale, fonte di energia pulita (elettricità e calore). I digestati sono fanghi che possono essere usati come compost (di bassa qualità per la possibile presenza di spore di salmonella e tetano) o come fertilizzante (di alta qualità se i rifiuti in ingresso sono ben differenziati altrimenti necessita di dispendiosi trattamenti). Si tratta di un processo di tipo industriale e un impianto per area urbana può bastare.
Il compostaggio aerobico è un processo di bio-ossidazione e umificazione di residui di potatura, scarti di cucina, letame, liquame o i rifiuti del giardinaggio per la produzione di compost, di altissima qualità se il rifiuto trattato deriva da una eccellente raccolta differenziata. Per dimensione dell’impianto il compostaggio può essere di tipo industriale, di comunità e domestico. Infatti il compostaggio è una tecnica che può essere praticata da tutti.
Dunque A o B? Una risposta al quesito potrebbe essere l’integrazione di ambedue i sistemi, perché l’unico vero problema risiede nella qualità del rifiuto e nella gestione degli impianti. Solamente un’eccellente raccolta differenziata alimenterebbe queste strategie verso una corretta trasformazione e la produzione di biogas e compost di buona qualità. Occorrerebbe dunque pianificare alla perfezione l’intero ciclo dei rifiuti urbani. Quasi utopia in un territorio come il nostro, martoriato dalle infiltrazioni camorristiche in ogni angolo dell’industria del rifiuto.
L’area scelta
Compreso che non dovrebbe essere la tecnica di trasformazione del rifiuto il giusto motivo di un inviperimento dell’umore cittadino, torniamo alla nostra situazione casertana. Poco più di due anni fa i Comuni di Caserta, Capua, Casapulla, Casagiove, Castel Morrone e San Prisco hanno avviato l’iter per l’istituzione del “Parco Urbano intercomunale dei Monti Tifatini”. L’iter non è completo e la cartografia di riferimento è ancora approssimativa. I confini sembrano tenere fuori diverse aree di cava, tra cui proprio questa di Garzano. Un’occasione golosa per l’amministrazione da tempo alla ricerca di un luogo per il biodigestore.
Occasione che non sarebbe tanto golosa se non vivessimo il paradossale stallo normativo a cavallo tra il vecchio P.R.G. e il nuovo (non ancora vigente) P.U.C., come ci ha spiegato in un’intervista proprio l’ex Assessore all’Urbanistica del Comune di Caserta, Stefania Caiazzo. La fretta spinge purtroppo ad esser ciechi; perché fare una nuova valutazione di rischio -l’Autorità di bacino ne ha già definito il rischio idrogeologico- solo di una piccola area senza aspettare che la valutazione complessiva del territorio sia terminata?
Non sarebbe più giusto spingere verso la salvaguardia del territorio completando l’iter del Parco Urbano dei Tifatini e del P.U.C.? Tant’è che nel preliminare di P.U.C. le cave sarebbero state individuate come aree negate con potenzialità ambientale, che il tracciato del Carolino sia attiguo all’area oggetto di indagine e che il verde sia definito come colture da tutelare e riqualificare. Quindi perché proporre un sito industriale in quest’area?
La comunità
I cittadini preoccupati si stanno organizzando per fronteggiare questa situazione e tra i dubbi spicca la preoccupazione per il sovraccarico della rete urbana esistente a causa del passaggio di numerosi mezzi pesanti utili al trasporto della FORSU e del Biogas, per i quali non è prevista un’infrastruttura dedicata. Inoltre lamentano il timore che uno scarso controllo sulla qualità dei rifiuti possa condurre a problemi di maleodori e avvelenamento dei terreni agricoli limitrofi al sito dell’impianto, scatenando una vera catastrofe ambientale.
Intanto Moronese, Santillo ed altri parlamentari M5S hanno presentato un’Interrogazione al Senato per il ritiro dei fondi per il Biodigestore concessi al Comune di Caserta dalla Regione Campania chiedendo di sapere se il Governo intenda adoperarsi al fine di effettuare delle verifiche e se ritenga che siano ravvisabili episodi di mala gestione o di rischio di danno erariale per esborso di denaro pubblico e di mancata realizzazione della finalità pubblica, tali da adire l’istituzione competente.
Nel frattempo i consiglieri comunali di Speranza per Caserta hanno depositato un’interrogazione ed un accesso agli atti ed il gruppo Caserta Nel Cuore una mozione per il ritiro della determina.
di Francesco Cimmino