Bernardo D’Annolfo è un pizzaiolo originario di Mondragone che da sempre insegue la missione di esportare nel mondo la vera pizza napoletana. Le sue tappe? Londra, Bruxelles, lo spazio…
Proprio così. Un anno fa la pizza firmata D’Annolfo ha preso il volo su un pallone metereologico ad elio partito da Bruxelles, raggiungendo la quota di 37mila metri e atterrando 4 ore dopo a 50 chilometri di distanza, in territorio olandese. Il volo della pizza, che ha preso il nome di Pizza Space, è stato registrato da una gopro. Con Bernardo abbiamo approfondito i dettagli di questa indimenticabile impresa.
Com’è nata l’idea del “lancio nello spazio”?
«L’occhio della gopro che registrava questa pizza che andava nello spazio era un po’ la prospettiva di come vedo io la pizza napoletana, che ormai ha conquistato tutto il mondo, e volevo farla vedere attraverso questa mia ottica anche alle altre persone. Per questo già 4 anni fa feci il primo lancio a Londra ma non andò a buon fine, ci fu un errore con il gps per la localizzazione. In quell’occasione mi feci aiutare da tutti i miei amici su facebook, facendo una piccola colletta per quello che sarebbe stato un investimento vero e proprio. Riuscimmo a raggiungere questa somma ma fallimmo. Ci rimasi molto male, soprattutto per tutte le persone che avevano contribuito, così mi sono dato un po’ di tempo, ho messo un po’ di soldi da parte e sono arrivato alla quota di 5000/6000 euro. Ho deciso di riprovare per dare soddisfazione a tutti coloro che avevano creduto in questo progetto».
Come sei riuscito a realizzare questo progetto?
«Non è stato semplice: abbiamo dovuto avere delle autorizzazioni per lo spazio aereo, un pallone metereologico, l’elio, un’organizzazione di 5/6 persone che mi aiutavano. Il ritrovamento è stato il passaggio più importante; il pallone vola, va nello spazio e poi precipita con un paracadute, per ritrovarlo abbiamo usato un localizzatore gps e lo siamo andati a recuperare.
Riuscirci per me è stata una soddisfazione a nome di tutti, per tutte le persone che hanno contribuito e per tutti coloro che fanno parte della tradizione della pizza. Ho voluto rappresentare un po’ tutti i pizzaioli».
Tu sei originario di Mondragone, ora lavori in Belgio. Cosa ti ha spinto a partire?
«In Belgio non ci sono andato, ci sono arrivato. Sono partito da Mondragone con un biglietto di sola andata per Londra e solo 100 euro in tasca. Lì iniziai a farmi conoscere tramite dirette e video sui social, così un giorno una persona da Bruxelles mi contattò e mi chiese di andare ad aprire una pizzeria in Belgio. Io ovviamente accettai: il sogno di qualsiasi pizzaiolo è quello di aprire un locale. Gli chiarii che io soldi non ne avevo e lui mi rispose che avrebbe finanziato tutto. Accettai questa sfida, i miei amici mi presero per pazzo perché avevo lasciato un buon posto di lavoro, ma non potevo non cogliere quest’occasione. E così è iniziata la mia storia. Dopo un anno mi sono messo in proprio, in 5 anni sono riuscito ad aprire 5 pizzerie in Belgio ma era molto stressante, allora ho fatto un passo indietro. Attualmente gestisco solo 2 miei locali che si chiamano “Educazione Napoletana”».
Hai nostalgia di Napoli?
«Io penso ogni giorno a Napoli. A Napoli ho mia figlia, e questo sacrificio più che altro lo faccio per lei, perchè le voglio dare un futuro migliore del mio. L’idea quando sono partito era di crearmi personalmente un futuro migliore, ma con la nascita di mia figlia devo pensare più a lei. Ecco cosa mi costringe a rimanere qui e a continuare a cercare di crescere».