Avvento: tempo d’attesa e di speranza.

Redazione Informare 27/11/2016
Updated 2016/11/27 at 4:12 PM
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Avvento: tempo d’attesa e di speranza.

Nella tradizione cristiana, il Natale è una festa gioiosa. Il periodo che lo precede è caratterizzato dall’Avvento, letteralmente “venuta”, quella di Gesù Bambino, che viene alla luce il 25 dicembre di ogni anno.

In realtà, ci sono due Avventi: questo è il più noto, l’altro è quello della venuta del Messia, alla fine dei tempi.

Appare allora evidente che quest’ultimo abbia una durata maggiore e nello stesso tempo non quantificabile. Si sa quando inizia, ma a nessuno di noi è noto quando terminerà.

L’Avvento presuppone una preparazione continua: bisogna, infatti, essere pronti a “ricevere” Colui che ci ha dato la vita, a riceverlo nel nostro cuore, ogni giorno, ma anche ad accoglierlo quando saremo chiamati al Suo cospetto, nel momento in cui verremo giudicati sulla nostra condotta terrena, ed in particolare sull’amore che saremo riusciti a donare, non solo a coloro che ci hanno voluto bene, ma, soprattutto, a quanti non hanno fatto nulla per guadagnarselo.

In tempi come questi, in cui ogni certezza sembra vacillare e par non vi sia più alcun punto di riferimento, l’Avvento si fa speranza. E, allora, questo tempo che ci prepara al Natale si unisce alla fiducia di un futuro migliore e alla visione di una luce nuova.

Ognuno aspetta qualcosa, coltiva un sogno nel cassetto, aspira a compiere qualcosa di grande, a veder realizzati i propri progetti. Se questa “attesa” si proietta verso l’alto, allora sì che sarà fiduciosa.

Ogni anno, a partire dai primi giorni di dicembre, siamo quasi costretti a subire le solite notizie che i telegiornali mandano in onda mentre cerchiamo, spesso invano, di rilassarci a tavola in quei rari momenti di convivialità che possiamo trascorrere con i nostri cari.

Elenchi di statistiche, bilanci disastrosi… Cifre che ogni anno lievitano a dismisura, come i panettoni messi in vendita, che superano di gran lunga il numero dei poveri che affollano le mense della Caritas e che non sanno neanche cosa siano il caviale e lo champagne.

Si parla quasi esclusivamente dei cibi che arricchiranno le tavole degli italiani, svuotandone, al contempo, le tasche; si fanno previsioni sui prodotti che verranno acquistati e sugli sprechi che saranno fatti…

Ad immagini di tavole imbandite per le feste, diverse da regione a regione, si alternano i dati sulla disoccupazione e sugli emigrati all’estero, che, cifre alla mano, coincidono sempre più con giovani italiani dalle menti brillanti, costretti ad andare via da una nazione che tutto il mondo ci invidia ma in cui la meritocrazia non ha quasi più valore.

E allora non resta che mettersi in fila insieme ai Re Magi, facendosi guidare da quella stella cometa che riflette la luce della speranza, quella che, nonostante tutto, chi riesce a conservare la fede, non perderà mai.

Teresa Lanna.

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