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Avan-avanguardia: “Ranto Ranto”

Marco Cutillo 05/09/2019
Updated 2019/09/05 at 6:04 PM
5 Minuti per la lettura
Giuseppe Carlo Comes

Avan-avanguardia: “Ranto Ranto” di Giuseppe Carlo Comes

TRAMA

Ranto Ranto”, letteralmente “tutt’attorno”, non ha una trama definita. Essendo uno scritto di forma diaristica, i pensieri che vi sono raccolti sono uniti da un sotterraneo filo rosso, di cui parlerò in seguito. Ma una trama, nel senso proprio del termine, non c’è. “Ranto Ranto” raccoglie una serie di riflessioni sviluppatesi nella mente dell’autore in seguito ad eventi ben precisi.
Il ritrovamento di alcuni reperti nell’Agro Atellano, alcune scelte fatte dall’amministrazione casertana, lo scempio compiuto dalla tifoseria della Lazio, che aveva diffuso un fotomontaggio di Anna Frank con indosso la maglia della Roma, avente il fine esplicito di screditare i romanisti in quanto “ebrei” – metodi d’altri tempi, che però ci fanno capire quanto ancora c’è da lavorare per rendere il mondo un luogo più accogliente.
Ed è, forse, proprio l’accumularsi di tali pensieri che ha trasformato in libro ciò che, ancora forse, libro non era. Italo Svevo nei suoi diari scriveva, come monito a sé stesso, che per fare il lavoro dello scrittore bisogna scrivere almeno una pagina al giorno, così da avere alla fine dell’anno trecentosessantacinque pagine scritte.
“Ranto ranto”, come dice lo stesso autore, nasce dalla voglia di esprimere la propria opinione. Lo si fa una volta, poi due, poi tre…e si ha tra le mani un libro senza che ce ne sia resi conto.

TRITE PAROLE

Lo stile utilizzato da Giuseppe Carlo Comes in “Ranto ranto” può essere definito classico.
Queste perché tutte le tesi esposte dall’autore sono supportate da un ragionamento lucido, che trova il proprio cardine nella cultura e nell’esperienza dell’autore stesso, e, soprattutto, sono espresse attraverso una principale dalla quale si dipanano una grande quantità di subordinate, che rendono il periodo lungo e talvolta complesso. Questo non compromette mai la linearità del pensiero, ma richiede al lettore moderno, abituato a frasi brevi e a parole semplici, una maggiore attenzione. E anche per quanto riguarda le parole, Comes non cede alla tentazione della riduzione semplicistica e inserisce parole come
“doroteismo”, “draconiano” – lettura da vocabolario alla mano – e sfata anche il tabù tutto moderno legato all’uso degli avverbi di modo, inserendoli liberamente.
Moravia avrebbe apprezzato. In conclusione, è possibile notare una certa irruenza nella scrittura. L’autore spesso si richiama alla modestia, ma la volontà di non essere troppo duro nei giudizi, viene sopraffatta dalla veemenza del doversi esprimere.

NUOVA UMANITA’

Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un libro che più di proporre un modello di nuova umanità, si concentra sul rinfrescare e rafforzare il significato di alcuni comportamenti, che di nuovo hanno poco, ma che non passano mai di moda.
Volontà di impegnarsi e voglia di partecipare, Comes spera di trasmettere con il suo libro, “a rischio di sentirmi dare del comunista, che peraltro non considero un’offesa”. Ma l’autore di “Ranto ranto” va ben oltre queste due definizioni astratte.
“L’istruzione di massa dà solo l’illusione del sapere, maschera il divario culturale con i titoli di studio.
Non abbiamo idea di cosa significa essere cittadini, di come si indagano i problemi, di cosa sia il vero pensiero critico… stiamo insegnando ai nostri ragazzi che nessuno deve essere in disaccordo con loro, che devono essere sempre felici. Questa cultura terapeutica dell’istruzione, che diventa modo per accrescere l’autostima più che per imparare, è letale per lo sviluppo intellettuale. I ragazzi a cui non è mai stato detto che erano nel torto diventano adulti fragili e arroganti” – dice Comes, citando Tom Nichols.
Ed è qui che sta il nocciolo della questione.
Nel groviglio delle varie riflessioni, il filo rosso che le unisce tutte, è identificabile con la volontà di formare una nuova coscienza umana per dare vita ad un conseguente sviluppo del cittadino.
“Ranto ranto” è un’ottima lezione di pensiero critico e di educazione civica.

di Marco Cutillo

TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE N°197
SETTEMBRE 2019

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