Trama
Pietro, Giustino e Davide sono i tre protagonisti delle loro rispettive vite. L’aspirante medico innamorato dell’indecisa Anna, il fumettista fallito e pure mollato da Laura, il prospetto cestistico che però si fa risucchiare tutto il testosterone da Lucilla (a voi l’arduo compito di scoprire da dove).
La trama nasconde una natura ancipite, a momenti è illuminante, in altri rasenta la banalità e l’irrealtà. Quest’ultima caratteristica è stigmatizzata nella descrizione della prima volta di Pietro Mazzoccone con Anna Pettirosso, su una barca, mentre il Ticino sta esondando.
No, ma proprio no. Interessante è invece l’idea di inserire un tentato stupro in discoteca da parte dell’osannato Jack Parisi ai danni della sorellina Mazzoccone, Sofia.
La scena pone l’attenzione su un carattere scabroso ed egoistico della gioventù moderna. Jack ha l’obbiettivo di rimorchiare cento ragazze prima di diplomarsi.
E questo progetto non solo mostra come il corpo femminile sia ridotto ad un oggetto di consumo, ma anche un culto ossessivo-narcisistico della propria personalità.
La lista si deve completare per ricevere l’ovazione del popolo, non importa a quale costo.
Solo in conclusione, tra avventure e disavventure, i personaggi troveranno un (apparente) equilibrio.
Trite Parole – Le rose che nascondono l’abisso
Ciò che rende davvero interessante questo libro è senza dubbio lo stile. La narrazione degli eventi procede attraverso un alternarsi di scene che può essere definita tecnica “cinematografica”.
Dopo aver letto i vari paragrafi si ha sempre l’impressione di visualizzare un repentino cambio di scena. Questa sensazione è rafforzata dal titolo dei suddetti paragrafi che riportano il nome di uno di uno dei protagonisti, con relativo slittamento del punto di vista.
I periodi sono per lo più brevi e vanno quasi sempre a comporre dei dialoghi, ciò rafforza nuovamente la tesi di uno stile modellato più sul cinema che sui libri.
Questi modi di fare, però, rendono la stessa narrazione disorganica e a tratti si ha l’impressione di un non- libro, risulta difficile collocarlo in una categoria ben definita. La lingua è snella, calzante ed è ricca di espressioni gergali che le conferiscono freschezza.
Emblematico è il caso della frase “gli stavano sul culo quelli dello Spallanzani”, dove “gli stavano sul culo” è un modo di dire lombardo che esplicita la propria antipatia nei confronti di una persona.
E sì, non è un luogo comune, al Nord gli insulti non li sanno proprio fa’. Ma ecco che emerge la forza del racconto. Pietro, amante deluso, si consolerà ascoltando “Rimmel” di De Gregori.
La scelta puzza un po’ di cliché, ma di cliché che è pienamente aderente alla realtà. Così si crea una sottile linea che separa lo scontato dalla descrizione accurata della vita dei giovani d’oggi.
Ed è proprio la capacità di essere specchio dell’adolescenza dei giorni nostri che rende “Giaguari Invisibili” un libro imperdibile.
Nuova Umanità
Giaguari invisibili è il libro d’esordio di Rocco Civitarese. Classe ’99, Civitarese è già arrivato tra i 25 semifinalisti del Premio Campiello con il racconto Bianca Spuma e ha anche ricevuto una menzione speciale al Premio Calvino.
Veloce, leggero, sincero, “Giaguari invisibili” ha tutte le caratteristiche per intrattenere ed appassionare i lettori adolescenti e chiunque abbia voglia di fare un tuffo nel passato. La giovane età dell’autore gli ha dato la possibilità di raccontare dall’interno il mondo dei giovani.
I “giaguari” sono la fotografia della generazione nata nell’era digitale, quella dei ragazzi che vanno in discoteca già a quindici anni, di chi non sa cosa gli riserverà il futuro.
Tuttavia rappresenta anche le brutture di un gruppo sociale che si trova sballottato tra ‘900 e nuovo millennio, e che fa fatica a dare per scontati una serie di valori che sono appartenuti ai loro genitori.
Il libro è composto da storie che si intrecciano e cambia punto di vista continuamente, alternando quello maschile a quello femminile.
I personaggi come ingranaggi nel meccanismo sociale di Pavia, ciò li fa apparire tipizzati.
E se la prospettiva del racconto appare ristretta al piccolo mondo della provincia pavese, bisogna arrivare in fondo per capire che Rocco Civitarese parla ai giovani, dei giovani.
di Marco Cutillo
TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE N°192
APRILE 2019