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“Autismo in blue jeans”: storia di autismo, arte ed inclusione

Redazione Informare 22/10/2019
Updated 2019/10/22 at 1:22 PM
6 Minuti per la lettura

Nei miei infiniti giri su riviste e giornali Italiani, Internazionali, online e di carta, e gli immancabili social, mi imbatto in uno splendido ritratto a tempera di J. Lennon. Un dipinto caldo, pieno di colori vibranti, probabilmente come chi lo ha concepito; Devo andare a fondo, la mia patologica  curiosità mi fa scavare, chi è che dipinge cosi? Sarà  italiano? Un nuovo artista?

Scorro in giù e trovo altri ritratti, tra i riconoscibili: Marilyn, Linus di Radio Dee Jay… la cosa si fa interessante, vado sul  suo profilo Instagram e trovo un semplice nome e cognome. Decido di mandare un messaggio all’autore. Attendo risposta. Dopo qualche giorno, potenza dei social, una risposta candida e bellissima:

“Ciao, mamma dice che qui non posso, devi scrivere qui così leggo con mamma questo è l’indirizzo mail…”

Io sorrido, e ringraziando do ragione alla mamma, quindi mi metto subito in contatto con lei. Mamma Melissa ha quarantanove anni ed Alessandro è suo figlio, un  ragazzo di 17 anni affetto da disturbo dello spettro autistico, e dei ritratti postati su Instagram ne è l’autore.

Melissa ha con me un approccio immediato, sembra una di quelle persone che va subito al sodo, consapevole e disillusa, come a volermi comunicare qualcosa che va oltre le sue parole: la voglia, cioè, di far capire cosa ci sia davvero dietro questa sindrome ancora quasi sconosciuta per i medici, ma con cui loro, queste famiglie che sono dietro a situazioni così complicate, devono convivere quotidianamente.

Quando ad Alessandro, secondogenito, hanno diagnosticato l’autismo, Melissa ha piantato tutto per seguire suo figlio, e in un’epoca in cui si parlava ancora di teorie come la sindrome della “Madre frigorifero” dove tutto era incentrato sulla figura della madre fredda, insensibile che costringeva il figlio a ritirarsi in se stesso. Melissa non riusciva neppure ad iscrivere Alessandro ad un corso di nuoto, perché quando spiegava la sindrome che aveva suo figlio, le  rifiutavano le iscrizioni, senza un perché, solo per paura, come sempre.

Alessandro aveva a scuola la difficoltà di ricordare i nomi dei compagni, quindi Melissa un giorno gli dice di disegnare i volti degli amici, per poter ricordare i  loro nomi, ed ecco che esce fuori ciò di cui Alessandro è capace.

Un’esplosione di creatività, e tanta voglia di dare sfogo ad una energia incontenibile.

Tra i ragazzi autistici, mai uno è uguale all’altro; c’è chi soffre della sindrome non verbale, chi di quella regressiva, ed ognuno di loro  reagisce in maniera diversa alle cure che fino ad oggi vengono messe in atto.

Una cosa sembra essere certa però per Melissa, che “si tratta di un modo di essere e che se viene conosciuto, se ne ha meno paura”. Ed è per questo  che fonda con il marito Architetto l’associazione Facciavista Onlus, un progetto di inclusione sociale con lo scopo di abbattere il muro di paura che c’è intorno a tutto il tema dello spettro autistico, nonché di sostenere ed individuare il talento artistico di persone con questo disturbo.

Questi ragazzi spesso, nelle strutture pubbliche, nei vari centri e a scuola vengono messi lì a  passare del tempo, mortificando la loro creatività con dei semplici disegnini da colorare, senza tenere in alcun conto lo sforzo a cui si sottopongono quotidianamente loro e quelli che sono i loro educatori, gli unici  punti di riferimento fuori dalla famiglia che all’occorrenza vengono cambiati e spostati spesso repentinamente altrove, e questi  ragazzi sono costretti ricominciare un nuovo e faticosissimo percorso, ogni volta.

Facciavista Onlus, si occupa di dare un opportunità a questi ragazzi, un futuro dignitoso, un luogo dove potersi esprimere con psicoterapeuti, psicologi e professori che gli lasciano fare percorsi di vita insieme, ed attraverso l’arte figurativa.

Non dimentichiamoci che spesso ragazzi  affetti da questo tipo di disturbo sono devi veri e propri geni nell’arte, nella matematica nella musica.

Quello che questa Onlus fa è un’attività di inclusione vera, reale, dove l’associazione svolge un ruolo centrale, cercando come può di arrivare in molte città di Italia, muovendosi tra le radio sul web, con mostre artistiche e itineranti coinvolgendo anche le scuole.

Uno degli ultimi eventi, si è tenuto a Milano e Monza denominato “Autismo in blue jeans” in occasione della Giornata mondiale sull’Autismo: i Jeans usati, “manipolati” ad arte, diventano vere e proprie installazioni artistiche. I Jeans, come spiegano bene sul loro sito, è un simbolo di libertà, in quanto indumento indossato da tutti indistintamente, maschi e femmine.

Alla fine della nostra chiacchierata è serena Melissa, e con voce calma ma energica, mi racconta che questa associazione un po’ la ripaga di quanto devono fare con sforzo sovrumano tutti i santi giorni e che è sempre poco, ma che “tra il tutto e il nulla lei vive nella metà”. La trovo una frase di una forza potente e profonda, come solo la forza di una madre può essere.

di Adelaide Gentile

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