Entrando in contatto con la sezione casertana dell’Associazione Italiana Persone Down, ho conosciuto Samuele, Giuseppe, Stefano, Simone, Carmen, Domenico e i tanti altri ragazzi. Le loro sono storie come le nostre, fatte di emozioni e di brutture. Così come sono le storie dei loro educatori Mara, Ramona, Dario e Ilenia. Sono vite legate da un obiettivo comune che, se ci pensiamo, dovrebbe essere anche il nostro: perseguire il diritto a vivere una esistenza degna di essere vissuta. Questi ragazzi, ci insegnano costantemente come farlo. Conoscono i loro diritti, combattono per questo. Combattono una società che ancora non riesce a guardarli come meritano di essere guardati.
Autonomia ed esigenze
Di questa grande realtà del nostro territorio, ce ne parla la Dott.ssa Graziella Di Lucia, psicologa e coordinatrice AIPD Caserta. «AIPD a Caserta nasce nel 1989. Ci occupiamo di progetti di autonomia
per persone con sindrome di down. Offriamo loro e ai familiari sostegno e supporto psicologico. Il principale corso di autonomia viene denominato “Club dei Ragazzi”. È un corso strutturato su 3 anni dove i ragazzi imparano le autonomie esterne: l’orientamento stradale, la gestione del denaro, la comprensione delle informazioni. Tutte quelle autonomie che ti consentono di vivere al meglio. I ragazzi si incontrano una volta a settimana per tre ore e fanno tutto quello che fanno i ragazzi della loro età, attraverso l’aiuto di educatori specializzati che li seguono. Personalmente, mi occupo di gruppi di sostegno alla genitorialità che si tengono una volta al mese e si basano su argomenti specifici affrontati insieme, oppure si offrono anche consulenze individuali. Anche per i nostri ragazzi, quando iniziano a crescere, le esigenze aumentano».
Lavoro, social e sessualità
In Italia, un bambino ogni 1200 nasce con la sindrome di Down. Una condizione genetica alla base della più comune forma di disabilità intellettiva nel mondo. Una condizione che tutt’ora è accompagnata da troppi stereotipi. Ad interessarsi delle loro vite e delle loro storie ci sono le sedi di AIPD, 56 in tutta Italia. Propongono progetti divisi per età. È il caso della sezione casertana, come ci racconta la Presidente AIPD Caserta, Maria Petracca. «Da noi frequentano bambini e i preadolescenti. Li chiamiamo gli “esploratori”, rifacendoci allo scoutismo. Attraverso il gioco, l’uso di mappe e di strumenti utili, compiono delle missioni sul territorio. E poi ci sono i grandi, la fascia d’età più numerosa che abbiamo: ben 52 ragazzi. Quando sono piccoli, lavoriamo con gli educatori. Oltre i corsi di autonomia base offriamo la possibilità di incontrarci e affrontare temi come l’uso dei social, l’affettività e la sessualità. I ragazzi possono anche svolgere attività come canto, ballo, yoga grazie all’aiuto di maestri esterni. Nella disabilità, nonostante siamo nel 2023, spesso non vengono ancora riconosciute queste esigenze».
Un impegno profuso anche nelle scuole del territorio casertano con le famiglie, attraverso i GLO (gruppi di lavoro) dove si discute dei Piani Educativi Individualizzati. Impegno anche nell’inserimento dei ragazzi soci dell’associazione nel mondo del lavoro. Il fiore all’occhiello è il SIL – Servizio di Inserimento Lavorativo. Attualmente AIPD Caserta ha 12 ragazzi che lavorano sotto contratto. Presto riaprirà l’appartamento “Casa Lumaca” in Via delle Ville a Caserta. Lì i ragazzi faranno dei weekend e si misureranno nella vita quotidiana: faranno la spesa, impareranno come si pagano le bollette e tutto quello che significa autonomia domestica.
La responsabilità di essere adulti
Un appuntamento importante è quello della Giornata Mondiale della Sindrome di Down, il 19 marzo. Tutte le sedi italiane scenderanno in piazza, tra cui anche quella di Caserta come ci spiega l’educatrice Ilenia Iannucci. «Con i ragazzi stiamo lavorando sull’individuazione di quei diritti fondamentali che la Giornata propone di ricordare, tra cui il diritto di lavorare, di amare e di vivere da soli. Troppo spesso questi diritti si ritengono scontati, ma non sempre vengono rispettati. Per onorare questa giornata, i ragazzi hanno scelto di portare in piazza degli striscioni con i luoghi comuni sulla sindrome di down: “Io non posso amare” e “Io non posso lavorare”. Dobbiamo dire chiaramente che la disabilità è davvero negli occhi di chi guarda, non negli occhi di questi ragazzi. Avere una disabilità intellettiva non significa non comprendere, non provare emozioni, non avere voglia di fare cose che fanno tutti i giovani della loro età. Con molti nostri ragazzi siamo coetanei. Questo ci aiuta a vivere esperienze adatte alla nostra età. Quando parliamo di autonomia, siamo consci che c’è un livello di autonomia possibile per tutti. Bisogna dare ai ragazzi l’opportunità di vivere la loro età, ma anche di passargli la responsabilità di essere adulti».