Da sempre impegnata in diversi campi, Marisa Laurito ha debuttato lo scorso 29 Settembre a Villa Reale di Monza con “Transavantgarbage. Terre dei fuochi e di nessuno”, una mostra fotografica con veri e propri set e fotografie che raccontano tragedie senza dimenticare il bello e l’ironia. Terribili scempi ambientali non solo nella Terra dei Fuochi della Campania ma in tutta Italia, dalla Lombardia a Caltanissetta e passando per la Pianura Padana. Quasi contestualmente, il teatro la vede impegnata con Iva Zanicchi a Montecatini in uno spettacolo tenero e coinvolgente: “Due donne in fuga” con la regia di Nicasio Anzelmo. Affrontano, con tenerezza e determinazione, temi attuali e sentiti da donne mature, sesso compreso.
Possiamo definirla un’artista poliedrica?
«Da molti anni ormai ho due carriere e tante passioni. Credo che un artista debba usare tutti e cinque i sensi ed io lo faccio spudoratamente fregandomene di quelli che dicono che essere eclettici non sia affatto cosa buona. Sono anni che mi occupo di arte contemporanea e faccio varie mostre. Ed in questa, ho scelto la fotografia quale forma che meglio si presta a rappresentare la mia idea. Anche la pittura e la scultura sono forme artistiche che utilizzo da quando ero giovanissima. L’artista ha l’esigenza di esprimersie deve avere la voglia e la forza di sperimentarsi per avere successo».
Quali maestri ispirano la sua arte figurativa?
«Da appassionata di arte contemporanea considero maestri Van Gogh, Picasso ma anche Salvatore Fiume, pittore contemporaneo che dipinge in un modo eccelso. Mentre è vero che gli artisti hanno dato tanto a questo Paese, non credo che il contrario sia vero. Grazie al mio successo, sono riuscita ad osare e sperimentare. I giovani, invece, non hanno questa forza: devono faticare molto e spesso senza un minimo di sostentamento. Dovrebbero esserci dei fondi, aiuti concreti per consentire che questi siano affiancati da maestri che li aiutino a crescere».

Cosa suggerirebbe, appunto, ai più giovani?
«Tantissimo lavoro, non perché mi piaccia la gavetta che ho fatto per 25 anni ma perché credo che solo attraverso l’impegno costante si può arrivare a conquistare qualcosa di interessante. Oggi bisogna essere imprenditori di se stessi nel senso che bisogna imprendere in cose serie. Le raccomandazioni ed il vendersi in altro modo è prostituzione e non mi riguarda. Lo sconsiglio fortemente. Credo che chiunque voglia intraprendere la libera professione, che sia avvocato, medico o artista, ha un’unica strada: serietà, studio ed una struttura personale che porti ad impegnarsi totalmente per raggiungere i propri sogni e obiettivi. Inoltre, consiglio ai ragazzi di provare ad inventare quello che gli altri non hanno ancora pensato, di non fermarsi alla prima idea ma sperimentarsi e provare ad andare oltre. A volte succede, a volte no, qualche volta si è illuminati sulla strada di Damasco. L’importante è provarci, sempre».
Cosa ci dice del suo impegno teatrale?
«Non si può abbandonare, è la base da dove parte la mia arte contemporanea e mi offre una visione della vita. Edoardo mi ha insegnato a guardare molto le persone per la strada, a studiarle per captare e rapirne i movimenti, i tic, le immagini per poi riportarle come attori. Io l’ho fatto e continuo a farlo perché sono molto curiosa ed è la base di partenza per qualunque cosa voglia fare. Il teatro, la pittura, la scultura o anche la fotografia, come l’ho percorsa io ricostruendo dei set, partono sempre dalla stessa arte che è il teatro».
Oggi come si definirebbe Marisa Laurito?
«Semplicemente un’artista».
Tratto da Informare n° 175 Novembre 2017