Sembra quasi un paradosso pensare che all’interno di aree tutelate o di siti archeologici, beni che dovrebbero essere il cuore pulsante dell’economia e della cultura del Paese, siano presenti degli abusi edilizi. O, peggio, in alcuni casi diventa impossibile scavare e ridare alla collettività dei reperti proprio a causa della presenza di edifici costruiti illecitamente. Per contrastare questi fenomeni criminali, il Parco Archeologico di Pompei insieme alla Procura, hanno sancito un protocollo di intesa per combattere gli abusi in aree tutelate. Per contrastare un fenomeno fortemente presente non solo a Pompei, ma in tutto il territorio Vesuviano, come ci confermano il Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso e il Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel.
«Il nuovo protocollo nasce dall’esigenza di tutelare l’area del Parco Archeologico di Pompei – afferma Nunzio Fragliasso –, procedendo alla demolizione delle costruzioni abusive ubicate nelle aree limitrofe al sito archeologico, sottoposte a penetranti vincoli di inedificabilità e di rispetto delle prescrizioni impartite dalla Direzione del Parco, nella consapevolezza che se le Istituzioni “fanno sistema”, agendo sinergicamente tra loro, nell’ambito delle rispettive competenze, è possibile raggiungere gli obiettivi previsti dall’ordinamento».
«Il problema esiste non tanto dentro il sito di Pompei, quanto al di fuori. Noi dobbiamo offrire alle persone un motivo per restare ed esplorare il territorio: dalle chiese, ai borghi, alle attrazioni naturalistiche come il Vesuvio o la Penisola Sorrentina. L’abuso è un problema che riguarda tutti noi come società che vuole puntare su un altro tipo di sviluppo dell’area, quello della legalità, perché gli illeciti non riguardano solo un rischio per il sottosuolo archeologico, ma sono un ostacolo per il progredire della comunità».
I DATI ALLARMANTI: GLI ABUSI EDILIZI SFIORANO QUOTA 3000
Un protocollo che, dunque, si unisce a quello precedentemente instaurato per il trafugamento di beni archeologici da parte dei tombaroli, come il caso di Civita Giuliana. Un percorso d’insieme che Procura e Parco stanno sviluppando, anche perché ad oggi persistono dati allarmanti, specialmente nella Regione Campania. «L’abusivismo edilizio è molto diffuso in tutta l’area vesuviana – afferma il Procuratore Nunzio Fragliasso –, anche in zone protette e vincolate, come quelle del Parco Nazionale del Vesuvio e dell’area archeologica di Pompei, come testimoniato, a solo titolo e semplificativo, dal fatto che a fine 2022 erano oltre 2.700 le procedure di demolizione di competenza di questa Procura della Repubblica relative ad immobili abusivi ubicati nel circondario di Torre Annunziata.
Si tratta di dati allarmanti, se si pone mente al fatto che, da un lato, si tratta solo degli immobili abusivi destinatari dell’ordine di demolizione giudiziario, ai quali andrebbero aggiunti tutti gli immobili abusivi, ben più numerosi, per i quali non è mai intervenuta una sentenza di condanna con il conseguente ordine di demolizione, e, dall’altro, che i dati su indicati non tengono conto degli immobili abusivi oggetto di ordini di demolizione di competenza della Procura Generale presso la Corte di Appello di Napoli». «Bisogna vedere tutto in una logica unitaria – afferma Gabriel Zuchtriegel – : non sono singole misure, ma noi abbiamo una visione sul territorio che noi cerchiamo di condividere e di sviluppare insieme. È certamente una facoltà che hanno anche altri enti, noi non siamo i primi perché il Parco del Vesuvio ha stipulato un protocollo simile con la Procura. Noi l’abbiamo preso da altri e speriamo che sia da ispirazione per altri. Anche perché, purtroppo, noi abbiamo avuto alcuni casi di abusi edilizi nel Parco Archeologico di Pompei, ma il fenomeno non si ferma solo a noi: è un problema di tutto il Sud Italia».

IL CASO DI VILLA DEI MISTERI
A Pompei, infatti, c’è stato il caso di Villa dei Misteri: uno dei reperti più importanti all’interno degli Scavi, che non poteva essere scavato a causa della presenza di una casa abusiva a ridosso del bene archeologico. «Noi vediamo tante situazioni – continua Zuchtriegel –, non solo abusi a ridosso o al di sopra di monumenti archeologici, ma vediamo anche come questi fenomeni in più casi sono collegati agli scavi clandestini, da un lato, ma anche a un pericolo per le strutture archeologiche (oltre che a pregiudicare la fruizione e la bellezza del nostro territorio).
Abbiamo, ad esempio, nella Villa dei Misteri, precisamente nella piccola parte ancora da scavare, una casa abusiva: questa sminuisce chiaramente la fruizione e la godibilità del bene archeologico che è uno dei più importanti al mondo. Riguardo questo caso specifico, è stato fatto un esproprio della casa che stava al di sopra della Villa che non è più abitata e deve essere abbattuta. Questo è uno dei tanti casi che noi continuiamo ad affrontare avendo come obiettivo il ripristino della legalità e della bellezza».
IL PASSO DECISIVO PER RISOLVERE IL PROBLEMA
Un protocollo dunque necessario, di supporto reciproco: oltre che il sostegno scientifico, è importante soprattutto quando capitano casi in cui il giudice ordina un abbattimento e il proprietario dell’edificio che, di norma, dovrebbe procedere all’abbattimento della sua abitazione, in realtà non procede all’esecuzione materiale.
Attraverso questo protocollo il Parco può contribuire all’esecutiva con un supporto finanziario, anche se la responsabilità decade ugualmente sulla Procura che non ha fondi sufficienti per finanziare queste operazioni. «La demolizione degli immobili abusivi è l’unico vero deterrente – afferma il Procuratore Fragliasso – rispetto al dilagante abusivismo edilizio, che non solo incide negativamente sull’ordinato assetto urbanistico del territorio, ma altresì concorre ad inquinare l’ambiente, essendo chiaro che gli scarti delle lavorazioni edilizie abusive vengono ovviamente smaltiti altrettanto abusivamente. Tenuto conto del fatto che la maggior parte dei reati edilizi cade in prescrizione, il contrasto all’abusivismo edilizio è devoluto alle demolizioni dei manufatti abusivi, che, se eseguite, hanno una elevata efficacia dissuasiva. Le demolizioni, per legge, possono essere effettuate dai Comuni oppure dall’Autorità giudiziaria. I Comuni difficilmente procedono per finanziare le demolizioni giudiziarie e, in sostanza, non si fanno o se ne fanno molto poche.
Purtroppo, la certezza che non si procederà alla demolizione delle costruzioni abusive incentiva l’abusivismo edilizio. Il rimedio sarebbe dotare di autonomia finanziaria gli uffici del pubblico ministero per procedere in autonomia all’esecuzione degli ordini di demolizione emessi dal giudice.
Ma si tratta di una scelta rimessa al Legislatore. Nel frattempo, grazie a questo protocollo, cerchiamo di snellire quanto più possibile la risoluzione del problema, soprattutto con l’intervento finanziario del Parco».