Si ritorna in campo, è ora di iniziare ad allenarsi per i ragazzi del Tam Tam Basket, questa volta guidati dal nuovo coach Antonio Petillo a cui abbiamo rivolto le nostre domande!
Sarà il nuovo coach dell’Under 17 e Under 15. Come è arrivato a stringere rapporti con la società?
«Tra me e Massimo Antonelli c’è una stima reciproca che nasce dagli anni ’90, quando lui aveva appena smesso di giocare in grandi club di serie A, io fui appena promosso da allenatore in questa categoria. Nello stesso periodo Massimo fondò alla periferia est di Napoli, una società di basket a sfondo sociale: Napoli Sunrise. I ragazzi più futuribili li indirizzava da me per farli maturare in categorie maggiori. Ottenemmo grandi soddisfazioni e molti di loro diventarono giocatori professionisti. Da alcuni anni il buon Massimo mi chiedeva di collaborare in questo interessante progetto Tam Tam. Appena mi sono liberato da precedenti impegni, non ho esitato un minuto ad accettare».
Lei si occupa anche del “sociale” oltre che del lato sportivo. In che modo?
«Sono nato cestisticamente in un quartiere periferico della città di Napoli. Ho sempre vissuto da vicino i disagi degli “ultimi”. Ad inizio carriera ho allenato sette anni nell’oratorio Fernandes di Miano, la cui succursale estiva è ancora presente proprio a Castel Volturno. Dal 2007, nello stesso quartiere napoletano, ho fondato una società di basket per avviare i ragazzini di strada allo sport. Con lo stesso compito, mi reco annualmente in Africa con un’associazione, diretta da un padre comboniano, che recluta i ragazzi di strada delle periferie di Nairobi in Kenya e Lusaka in Zambia».
Lei ha un passato da giocatore?
«La mia storia di giocatore è stata breve. Quando ero diciassettenne e giocavo nel campionato di Promozione, i dirigenti della mia società, Moscati Napoli, decisero di sopprimere il gruppo dei ragazzini Under 13 perché non riuscivano a reclutare un allenatore. Appresa la notizia, molto dispiaciuto contestai al presidente tale decisione. Questi per tutta risposta mi sfidò dicendomi: “allenali tu!”. Da quel momento dovetti smettere di giocare per prendermi cura di quei bambini, con i quali anni dopo arrivammo fino alla serie B».
Qual è la “linea” da seguire per allenare i ragazzi quest’anno?
«La linea da seguire è l’educazione allo sport: i ragazzi devono frequentare assiduamente gli allenamenti, senza assenze. Questo pare sia un obiettivo già in via di sviluppo. Solo la serietà dell’impegno, nello sport come nella vita, porta a migliorare la formazione di una persona. In allenamento i ragazzi sono encomiabili, mostrano grande impegno. Questo ci permette di procedere con il nostro programma tecnico molto analitico, che darà struttura alle capacità sportive».
Cosa si aspetta dal campionato di quest’anno?
«Noi non badiamo al campionato ed alla classifica. A noi interessa il “percorso” non il “goal”. Noi siamo molto fiduciosi perché crediamo molto nel potenziale dei giovani. Sono loro al centro della nostra attenzione».