Ci risiamo. Instagram, Facebook, TikTok: i social network, si sa, sono ormai luoghi virtuali in cui si trascorre la maggior parte del proprio tempo. La pandemia ha sicuramente prodotto una forte accelerazione della digitalizzazione, con un vero e proprio boom di utilizzo di internet e smartphone, provocando di conseguenza ansia e depressione da social, soprattutto per i giovani.
Secondo il 17° Rapporto Censis, l’utilizzo degli smartphone nel 2020 è salito all’83,3% (con una crescita record rispetto al 2019: +7,6%). E sono lievitati al 76,6% anche gli utenti dei social network (+6,7%). Tra i giovani, di 14 e i 29 anni, i media e le piattaforme online sono state sempre più consultate. Infatti, l’analisi Censis ha rivelato che il 92,3% utilizza WhatsApp, l’82,7% YouTube, il 76,5% Instagram, il 65,7% Facebook. Più di un terzo ha accesso, infine, a Spotify e TikTok (rispettivamente il 36,8% e 34,5%).
Di conseguenza, lo scrolling, ossia l’abitudine di prendere in mano lo smartphone e scorrere i social, è diventato soprattutto per i giovani un gesto quasi automatico, senza pensarci troppo e, molto spesso, senza dare alcuna importanza all’effetto che può generare sulla propria psiche. Per questo motivo rischiano di diventare portatori di ansia, depressione e senso di inadeguatezza se utilizzati in maniera smodata, soprattutto per i giovani. Il rischio maggiore è proprio quello di rifugiarsi in un uso smodato di smartphone, dispositivi elettronici e social network, incappando in una “overdose digitale”. Questo nuovo fenomeno prende il nome di “depressione da social” ed è esploso soprattutto con la pandemia, che ha prodotto un boom di utilizzo di internet, smartphone e social media.
A dimostrarlo è stata la revisione condotta dalla Società Italiana di Pediatria (Sip) e pubblicata sull’International Journal of environmental research of public health. Uno studio basato sull’analisi di 68 ricerche condotte sul tema dal 2004 al 2022. Il lavoro ha riscontrato in 19 di esse – il 27% del totale – una «associazione significativa» tra depressione under 18 e uso di piattaforme come Facebook, Instagram, TikTok e consimili.
Uso dei social e disturbi dell’alimentazione
Uno dei principali problemi emerso dalla revisione curata dalla Sip, è l’influenza dei social sui disturbi dell’alimentazione. Da un lato è infatti emerso che sul web i bambini «sono esposti alla commercializzazione di cibi malsani», dall’altro che «i social sono un fattore di rischio per i messaggi pro-anoressia». Anche in questo caso, temi diventati più che mai d’attualità durante l’emergenza pandemica.
Un altro grande rischio associato all’uso dei social network è che questi diventino uno strumento di confronto sociale. Confronto che può divenire pericoloso se utilizzato come una sorta di metro di giudizio basato sulla comparazione della propria immagine con quella degli altri. In sostanza, passa facilmente il messaggio che solo incarnando un determinato modello di perfezione, stilistica e fisica, si può piacere agli altri. Tale fenomeno è alimentato dalla continua ricerca di “mi piace”, capace di generare stati di ansia ed effetti negativi. L’utilizzo eccessivo dei social network e la possibilità di seguire celebrità influenzano la percezione del singolo, sia fisica che psicologica.
Pericoli in rete e ansia e depressione da social
Dire con chiarezza che l’uso dei social media porti ad una maggiore depressione o che i sintomi depressivi inducano le persone a cercare di più i social media, potrebbe tra l’altro alimentare un circolo vizioso. Ma ciò che emerge in maniera inequivocabile dalla dimostrazione di diversi ricerche è che più tempo gli adolescenti trascorrono sui dispositivi digitali, più sono alti i livelli di depressione che vengono segnalati.
Alcuni studi internazionali hanno evidenziato che esiste una correlazione tra i sintomi interiorizzanti, come depressione e ansia, e l’uso dei social media. La comunicazione digitale e l’utilizzo di spazi virtuali sostituiscono il contatto “face to face” e il confronto empatico tra pari. Più tempo gli adolescenti trascorrono sui dispositivi sociali, più alti livelli di depressione vengono segnalati. E ciò purtroppo avviene un po’ dappertutto. Ad esempio, in Egitto, gli studenti che hanno un uso problematico di internet hanno rischio di comorbilità psichiatriche più elevate, come depressione, ansia e tendenze suicidarie. Di contro, l’esercizio fisico rappresenta un buon antidoto contro la depressione, soprattutto nella fascia d’età 13-18 anni. Il rischio di passare troppo tempo davanti agli schermi in un periodo delicato per la formazione dell’identità individuale è quello di andare ad incidere negativamente su vari aspetti della propria personalità.
La ricerca ha infatti dimostrato che solo usando meno del consueto i social, si registra un miglioramento dell’umore ma soprattutto si ha una significativa diminuzione della depressione e del senso di solitudine.
Inoltre, è necessario cercare di mantenere un dialogo attivo, costruttivo, educare le famiglie a riconoscere i campanelli di allarme per intercettare precocemente i segnali ed evitare le conseguenze talora drammatiche che i social media possono generare sui giovani. E nello stesso tempo aiutare i ragazzi a costruire una loro identità, indipendente dai modelli e dai canoni che si trovano sul web.