Anche le donne hanno fatto la guerra

Sharon Aiello 29/04/2023
Updated 2023/04/29 at 1:35 PM
5 Minuti per la lettura

Per le donne la Prima Guerra Mondiale rappresentò una preziosa occasione: si trattò della prima opportunità di parificazione dei diritti e di emancipazione.

L’allontanamento degli uomini dai ruoli quotidiani costrinse la società ad affidare i compiti maschili alle donne rimaste a casa, che quindi presero il posto dei propri mariti o figli. Si trattava di una situazione di necessità, che diventò ben presto una delle prime opportunità di emancipazione femminile.

Le crocerossine

Diverse donne si impegnarono nell’organizzare di centri d’incontro per la promozione di iniziative a sostegno della guerra, come le raccolte di denaro o materiale destinati alle famiglie dei soldati impegnati al fronte. Ad impegnarsi in questo tipo di assistenza furono specialmente le donne di estrazione borghese, e aristocratica dotate di una buona disponibilità economica. Il loro ruolo si mantenne su binari molto più tradizionali e, per la mentalità del tempo, decorosi.

Parallelamente a questo tipo di assistenza si sviluppò anche quello in campo medico, con la mobilitazione di donne e ragazze volontarie della Croce Rossa. Gli ospedali nelle retrovie, e non solo si riempirono di infermiere impegnate nel prestare soccorso ai soldati feriti e reduci.

Secondo alcuni studi, nel 1917 le volontarie della Croce Rossa furono circa 10mila. Esse furono presenti in ambienti caratterizzati da una forte presenza maschile, e con lo scopo di curare il corpo di un uomo attraverso il contatto fisico, le infermiere divennero un simbolo della femminilità dell’epoca. La loro figura fu ben più celebre, rispetto alle altre donne italiane della Grande Guerra.

Le donne iniziarono a lavorare al posto degli uomini

La forza lavoro femminile si manifestò in pieno, con un grande reingresso delle donne nella produzione industriale. Per le necessità delle fabbriche, rimaste senza operai uomini, furono costrette a compiere tutti i lavori, anche quelli più pesanti. Le donne occuparono quasi tutti gli impieghi, prima svolti tradizionalmente dagli uomini, nei settori come: agricoltura, industria (anche nella produzione bellica), impieghi pubblici (poste, tramvie) e privati (banche, assicurazioni). Infatti, la donna, acquisì un ruolo indispensabile nell’economia e nella produzione industriale.

L’impiego della manodopera femminile nei lavori sempre più specializzati, diventò talmente alto da doversi prevedere l’emanazione di leggi speciali per l’occupazione femminile e minorile. Si nominò, per queste mansioni un Consiglio del lavoro femminile, ma senza l’ottenimento di grandi risultati. Il peso del lavoro delle donne in agricoltura, aumentò notevolmente, a tal punto che lo Stato ricompensò con “premi di merito agricolo” il coraggio delle donne contadine. Questo al fine di assicurare la produzione agraria necessaria per approvvigionare il Paese.

In particolare, in Italia, alla fine del conflitto, nel novembre 1918, il 75% della produzione industriale era opera delle donne, molte delle quali erano anche impegnate nei tradizionali lavori domestici. Le lavoratrici italiane, diversamente da quelle francesi, inglesi e tedesche, non solo erano pagate meno degli uomini che svolgevano le stesse mansioni. Ma, erano anche “guardate con sospetto”, e con un pregiudizio morale, non solo dai loro colleghi di lavoro, ma anche dall’opinione pubblica, a causa dei lavori svolti in settori produttivi riservati fino ad allora agli uomini.

L’emancipazione femminile

Molte femministe, si impegnarono in attività di propaganda bellica e in iniziative patriottiche, fu una grande opportunità per l’emancipazione femminile. Molte donne parteciparono attivamente ai comitati patriottici, organizzando anche balli con “baci patriottici”, dal costo di ben 100 lire, per raccogliere fondi. Per giunta, un comitato patriottico di donne bolognesi inventò una maschera antigas, successivamente prodotta in serie, e inviata ai militari al fronte.

Ci furono anche le “madrine di guerra“, pronte a scrivere ai soldati al fronte, per incoraggiarli a combattere per la vittoria della Patria. Per di più, molte lavoratrici assunsero abitudini considerate propriamente maschili, fumavano, frequentavano i bar, e vivevano da sole, attirando i pregiudizi della società. Infine, nel periodo di massimo sforzo bellico, molte donne italiane parteciparono attivamente anche a centinaia di manifestazioni di protesta, contro la guerra per chiederne la fine.

Condividi questo Articolo
Lascia un Commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *