Il professore Marco Guida docente, presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, del dipartimento di Biologia, oltre ad essere Direttore dell’Osservatorio Ecotossicologico Universitario, che effettua studi e sperimentazioni, supportando la ricerca di nuove tecniche mirate all’innovazione di protocolli pre-esistenti, cooperando attivamente con altri Enti di ricerca nazionali ed internazionali, volti alla salvaguardia qualitativa e alla prevenzione dell’inquinamento e/o alla sua riduzione, e del Corso di Perfezionamento in Igiene e Tecnologie Alimentari. In questa intervista ci chiarirà alcuni dubbi sulle acque minerali, come classificarle e quali bere.

Quali sono le acque minerali naturali?
«Le acque minerali naturali, facendo riferimento al D.Lgs. 105/1992 e successive modificazioni: “Sono acque che hanno origine da una falda o giacimento sotterraneo, provengono da una o più sorgenti naturali o perforate che hanno caratteristiche igieniche particolari e, eventualmente, proprietà favorevoli alla salute”. La composizione di un’acqua minerale è definita da 48 parametri che costituiscono un insieme di sostanze che vengono sottoposte ad analisi per verificarne la qualità. La tipologia di questi parametri è definita dal Decreto n. 542/92 (modificato con il recente Decreto 31 maggio 2001), che stabilisce la ricerca e la determinazione sia dei componenti principali delle acque, sia dei possibili contaminanti».
Come si differenziano le acque minerali naturali dalle acque potabili?
«Innanzitutto possiamo distinguere le acque minerali naturali da quelle potabili perché quest’ultime subiscono, prima dell’utilizzo, un trattamento di disinfezione. Le acque minerali possiedono caratteristiche organolettiche, quali sapore e odore nettamente superiori a quelle delle acque potabili. Inoltre le acque minerali sono estremamente diversificate tra loro in base alla composizione in Sali minerali».
Come possiamo classificare le acque minerali naturali e, soprattutto, sceglierle?
«In base al residuo fisso, che corrisponde al contenuto di Sali disciolti nell’acqua (come ad esempio sodio, potassio, calcio, etc..) e, quindi, fornisce una misura del grado di mineralizzazione dell’acqua. Possiamo distinguere acque minimamente mineralizzata con residuo fisso fino a 50 mg/L, acque oligominerali o leggermente mineralizzate con residuo da 50 a 500 mg/L e acque ricche di sali minerali con contenuto in Sali minerali oltre 1500 mg/L. In base ai costituenti principali, quali calcio, potassio o magnesio, possiamo classificare le acque per le loro specifiche virtù. Mi spiego meglio: ad esempio il calcio è un elemento molto importante per il metabolismo, necessario per la formazione dei denti e del tessuto osseo. Le acque calciche, ovvero con concentrazione di calcio superiore a 150 mg/L, sono consigliate in specifiche circostanze ad esempio durante la gravidanza o in età avanzata per combattere l’osteoporosi. Oppure, le acque magnesiache, ovvero con contenuto di magnesio superiore a 50 mg/L, sono preferibili nella prevenzione dell’arteriosclerosi perché comportano una dilatazione delle arterie. Le acque ricche in cloruri, invece, facilitano la secrezione gastrica, quindi sono da preferire in caso di difficile digestione, mentre le acque, quelle a contenuto di sodio più elevato, se sconsigliate alle persone affette da malattie cardiovascolari, sono da preferire in estate per reintegrare le perdite con la sudorazione».
Quali sono i controlli effettuati sulle acque minerali naturali?
«Si tratta di controlli microbiologici, chimico-fisici ed anche tossicologici che, nel complesso, valutano la qualità dell’acqua al fine di escludere fattori di rischio per la salute umana quali sostanze chimiche contaminanti (es. nichel, arsenico) o patogeni di origine batterica (ad esempio coliformi o altri batteri di origine oro-fecale)».